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venerdì 29 agosto 2008

FUGA RADIOTTIVA, INCIDENTE IN BELGIO A Fleurus .....INCIDENTE NUCLEARE

BRUXELLES - Allarme in Belgio per la fuga radioattiva verificatasi in un istituto che produce radioisotopi per uso medico a Fleurus, località ad una cinquantina di chilometri a sud di Bruxelles, nella zona di Charleroi. L'incidente risale allo scorso fine settimana, ma solo ora le autorità competenti hanno deciso di avvertire la popolazione. Per le vie della cittadina di Fleurus - circa 20 mila abitanti -, per iniziativa del sindaco, auto della polizia con altoparlanti hanno diffuso appelli alla prudenza, raccomandando agli abitanti, che vivono entro un raggio di cinque chilometri dal luogo dove è avvenuta la fuga, di non consumare la frutta e la verdura dei loro giardini, né di bere l'acqua piovana o il latte delle loro fattorie fino ad un nuovo ordine. Mentre gli ambientalisti hanno criticato l'intervento tardivo del governo, le autorità del Belgio si sono affrettate a spiegare che le misure sono state prese soprattutto a scopo precauzionale.

INFORMATA L'UE - Insieme agli avvisi ai cittadini che vivono nell'area, l'Agenzia belga per il controllo nucleare già nella tarda serata di giovedì aveva informato la Commissione europea delle misure prese, così come previsto a livello Ue dal sistema di allerta rapida Ecurie. La fuga radioattiva, avvenuta nel laboratorio dell'Istituto di radio-elementi (Ire) di cui è presidente l'ex commissario europeo Philippe Busquin, era stata segnalata nella notte tra domenica e lunedì. In un primo momento, il 26 agosto scorso, l'incidente era stato classificato al livello 3 (guasto grave) della scala internazionale Ines, che comprende 7 livelli. Solo giovedì sera l'Agenzia belga per il controllo nucleare ha optato però per misure di protezione più stringenti, dopo aver analizzato alcuni campioni di erba. A questo punto è partita la comunicazione anche all'esecutivo Ue e di conseguenza a tutti gli altri Stati membri

GREENPEACE - Ad avviso di Greenpeace, le autorità avrebbero però sottostimato il rischio che lo iodio radioattivo può provocare nei bambini che «sono 22 volte superiori rispetto a quelli a cui sono sottoposti gli adulti in caso di ingestione». Critiche sono arrivate all'indirizzo delle autorità nazionali anche da altri sindaci dei comuni vicini a Flueurus che non sarebbero stati ufficialmente avvertiti, provocando così sorpresa e preoccupazione. L'istituto dove si è verificata la fuga radioattiva è il secondo produttore mondiale di radioisotopi usati anche nella terapia per il trattamento dei tumori.

domenica 24 agosto 2008

incidente nucleare a Vandellos Spagna

Madrid - Un incendio si è sviluppato stamattina nei locali di una centrale nucleare in Catalogna, nel nord est della Spagna, e l'impianto è stato fermato. L'incendio é stato domato. Lo ha detto oggi il Csn, l'autorità spagnola per la sicurezza nazionale. "Il responsabile della centrale nucleare di Vandellos II ha informato il Consiglio di sicurezza nazionale... che alle 08:49 di oggi un incendio è divampato nel generatore elettrico", ha detto il Csn. "Alle 10:30 l'incendio è stato completamente spento", ha aggiunto il Csn nel suo sito, precisando che "tutti i sistemi di sicurezza dell'impianto hanno funzionato come previsto" e "attualmente, la centrale è ferma e in condizioni stabili". "L'incendio non ha avuto alcun impatto sui lavoratori o sull'ambiente", ha detto l'organismo. Secondo l'organizzazione Greenpeace, verso le 10:00 era visibile una grande colonna di fumo che usciva dalla sala delle turbine.

"Non toccato il reattore" L'incendio ha interessato un generatore in un edificio convenzionale separato dal reattore, che non è stato quindi toccato, e il fermo del reattore è scattato automaticamente. "L'incendio ha avuto luogo nel generatore, un edificio convenzionale separato dal reattore", ha detto Rafael Cid, vicedirettore generale del Consiglio per la sicurezza nazionale (Csn) spagnolo. Il generatore è dove le turbine trasformano in elettricità l'energia prodotta dal reattore atomico. "Dal punto di vista della sicurezza siamo relativamente tranquilli", ha detto Cid, aggiungendo che la centrale è ancora ferma e che la parte danneggiata dall'incendio deve essere sostituita. Costruita nel 1980 e autorizzata a funzionare fino al 2010, la centrale Vandellos II è una delle sei attive in Spagna ed è sfruttata congiuntamente dai gruppi energetici Endesa e Iberdrola. Il suo impianto è gestito dall'Anav (Associazione nucleare Ascò Vandellos), finita sotto i riflettori lo scorso aprile con l'accusa di non aver informato correttamente le autorità su un incidente senza conseguenze verificatosi nel novembre 2007 nella centrale di Ascò.

sabato 23 agosto 2008

contaminazione centrale nucleare di Pierrelatte, fuoriuscita di uranio

PARIGI, 23 AGO - Una piccola fuoriuscita di uranio e' stata scoperta due giorni fa nei pressi della centrale nucleare di Pierrelatte, nel sud della Francia. La fuoriuscita e' stata rilevata da alcuni operai a lavoro su una canalizzazione interrata delle reti di acque della societa' Comurhex che non era piu' utilizzata. La prefettura del dipartimento Drome ha parlato di ''un impatto ambientale marginale'', dopo una ispezione dei tecnici dell' authority per la sicurezza nucleare

venerdì 22 agosto 2008

auto a idrogeno, cheap

ROMA - Futuro ' ' per le auto a idrogeno. E' stato, infatti, appena scoperto un modo migliore per convertire in idrogeno i biocarburanti: un catalizzatore di nuova generazione permetterebbe di ricavarlo dall'etanolo con un processo meno costoso. Le auto, inoltre, potrebbero fare il pieno direttamente alla stazione di servizio, evitando ulteriori spese per il trasporto. Umit Ozkan, chimico e ingegnere biomolecolare dell' universita' dell'Ohio e il suo staff hanno assicurato che ''il nuovo catalizzatore e' conveniente rispetto agli altri, perche' non contiene metalli preziosi come rodio o platino''. Ozkan, che ha appena presentato la sua ricerca al convegno della Societa' americana di chimica, ha precisato che ''il rodio usato per i catalizzatori costa in media novemila dollari l'oncia (28 grammi circa), mentre per il nostro si spenderebbero solo nove dollari al chilogrammmo''. Il catalizzatore dell'Ohio potrebbe essere utile per far funzionare le macchine a idrogeno in un futuro prossimo. I vantaggi pratici della scoperta sono tanti: prima di tutto, l'idrogeno verrebbe prodotto in appositi reattori localizzati presso i distributori di benzina. Non sarebbe necessario, quindi, trasportarlo da una centrale di produzione alle varie stazioni periferiche, come e' previsto per tutti gli altri catalizzatori. Il processo studiato da Ozkan sfrutta come materia prima l'etanolo liquido, che viene convertito, grazie a una serie di reazioni chimiche attivate dal reattore, in un gas ricco di idrogeno. Per evitare la formazione di carbonio sulla superficie del catalizzatore, infine, e' stato utilizzato ossido di cerio (un ingrediente comune nelle ceramiche) e calcio, che attivano il movimento degli ioni di ossigeno all'interno del catalizzatore.

CELLE COMBUSTIBILI a RIFIUTI

BRUXELLES - Tra i nuovi promettenti sistemi ideati per sfruttare le energie rinnovabili ed eliminare le emissioni di CO2 spiccano le potenzialita' offerte dalle celle combustibili microbiche (Microbial Fuel Cells MFC). Si tratta di una specie di batterie in grado di produrre elettricita' utilizzando, per alimentare le celle, i batteri presenti in qualsiasi materia organica. Si e' infatti scoperto che i batteri possono scomporre la materia organica producendo acqua pulita e corrente elettrica. E quando si parla di materia organica il campo d'azione e' vastissimo, si va dallo zucchero greggio, alla frutta marcia, ai rifiuti organici. Dello stato dell'arte in cui ci si trova attualmente l'applicazione delle MFC e delle prospettive future, ideali e reali, si parlera' a Bruxelles il 17 settembre durante un incontro organizzato dall'Enea al Parlamento europeo. Le celle a combustibile, considerate un valido aiuto per eliminare i combustibili convenzionali nel trasporto urbano, per ora rappresentano ancora costi di produzione troppo alti a fronte di una bassa efficienza. Handicap che possono essere eliminati con l'uso delle celle combustibili microbiche che fino, ad ora, pero', sono solo macchinari ingombranti utilizzati a livello sperimentale. La conferenza ''Dai principi fondamentali agli impianti microbici di carburante'' sara' l'occasione per seguire un percorso iniziato con la scoperta che i microorganismi possono generare elettricita' seguita dalla prima applicazione positiva, in cui la quantita' di energia prodotta dai batteri delle acque di scarico industriali, li ha fatti diventari importanti biosensori. Guardando al futuro ci si aspettano nuove applicazioni di questa particolare elettricita' microbica che sembra offrire molteplici ed ampi campi di impiego.

giovedì 21 agosto 2008

la guerra fredda, la guerra calda, la guerra non scade mai, l'uomo le nazioni e la guerra

E' da un po di tempo che mi chiedo come sia possibile che alcune cose di me non riesco proprio a migliorarle??????

Mi chiedo come sia possibile che continuo a fare errori che avevo giurato di non ripetere???

Come sia possibile che sentimenti tipo l'ira E la vendetta facciano sempre parte del mio essere???

Poi apro gli occhi e guardo fuori da me è vedo le NAZIONI che hanno i miei stessi difetti, vedo le nazioni che continuano a ripetere gli stessi errori del passato.

Nel 2008 abbiamo come casa un pianeta vicino al collasso, un pianeta dove c'è
gente che muore di fame, di sete, di malattie e della cosa peggiore LA GUERR
A.

Ci sono guerre per combattere le guerre, dall'antichità nulla è cambiato la guerra ci viene sempre riproposta, ci viene servita calda o fredda e anche quando
pensi che quella fredda sia terminata i CUOCHI ne preparano subito qualche altra porzione.

I PEGGIORI DIFETTI DELL'UOMO SI RIPERCUOTONO SULLE NAZIONI, E ANCHE QUANDO VIENE FUORI QUALCOSA DI BUONO, VIENE FUORI PER RIMEDIARE AD ERRORI COMMESSI.

Mi verrebbe da dire:" mal comune mezzo gaudio " ma dico solo mal comune MAGGIOR DOLORE.

Da due giorni cerco di capire quante guerre ci siano in atto sul pianeta ??? ( ANZI VI CONSIGLIO DI FARE ANCHE VOI LA RICERA )

HO SCOPERTO CHE DI CONFLITTI ,ESCUDENDO QUELLI CON MAGGIORE PUBBLICITA'CHE SONO GIA'TANTI, C'E' NE' UN NUMERO IMPRECISATO NON PUBBLICIZZATI E CHE SI TRASCINANO IN SILENZIO DA ANNI E DI QUESTI NON SI HANNO NEPPURENOTIZIE PRECISE.

PER TORNARE AL TITOLO DEL POST ERRARE HUMANUM EST, PERSEVERARE E'
TRISTEMENTE UMANO LO STESSO, OPPURE DIABOLICO UGUALE ALL'UMANO.



MILIONIDIEURO


Aree geografiche in cui sono in corso conflitti ed anno inizio


1948 Guerra civile in Myanmar Myanmar Numero di vittime oltre 30,000

1964 Guerra civile in Colombia Colombia Numero di vittime oltre 300,000

1967 Conflitti arabo-israeliani (compresa l'Intifada) Palestina e Israele Numero di vittime circa 108,000

1969 Insurrezione comunista nelle Filippine Filippine Numero di vittime circa 40,000

1969 Insurrezione islamica nelle Filippine (inclusal'Operazione Enduring Freedom) Bangsamoro, Mindanao Numero di vittime 120.000/160.000

1975 Persecuzione della minoranza Hmong Laos Numero di vittime 2.000 - 3.000

1980 Guerriglia di ispirazione maoista in Perù Peru Numero di vittime 69.280

1983 Insurrezione indipendentista Tamil in Sri Lanka Sri Lanka Numero di vittime ~70.000 [

1984 Insurrezione indipendentista in Kurdistan Regione orientale della Turchia, cosiddetto Kurdistan Numero di vittime sconosciuto

1984 Movimento per la Liberazione di Papua Nuova Guinea Occidentale Numero di vittime ~100.000 (dal 1963)

1987 Seconda Guerra Civile in Uganda Uganda Numero di vittime ~12.000

1988 Guerra Civile in Somalia Somalia Numero di vittime sconosciuto

1989 Conflitto Indo-Pakistano sul Kashmir Kashmir Numero di vittime sconosciuto

1990 Insurrezione separatista in Casamance Casamance, Senegal Numero di vittime sconosciuto

1992 Conflitto del delta del Niger Nigeria Numero di vittime sconosciuto

1993 Rivolte autonomiste nelle province orientali dell'India Assam, Tripura, Nagaland Numero di vittime sconosciuto

1999 Seconda Guerra Cecena Cecenia, Russia Numero di vittime 75.000 civili

2001 Guerra in Afghanistan Afghanistan Numero divittime 10.000/20.000 militari - Numero di vittime 7.300-14.000 civili(cifre molto controverse)

2003 Guerra in Iraq Iraq Numero di vittime ~151,000

2003 Insurrezione in Arabia Saudita Arabia Saudita Numero di vittime 273

2003 Conflitto del Darfur Darfur, Sudan Numero di vittime 200.000 - 400.000

2004 Insurrezione autonomista in Belucistan Belucistan, Pakistan Numero di vittime sconosciuto

2004 Conflitto ideologico in Waziristan Waziristan, Pakistan Numero di vittime 2.600 - 7.100

2004 Insurrezione in Thailandia meridionale Pattani, Thailandia Numero di vittime ~2.500

2004 Insurrezione maoista in India Certain parts of India Numero di vittime sconosciuto

2005 Guerra in Ciad Ciad Numero di vittime ~1.400

2006 Guerra della droga in Messico Messico Numero di vittime ~2.700

2006 Guerra civile nella striscia di Gaza Striscia di Gaza, Palestina Numero di vittime 265

2007 Seconda Rivolta Tuareg Niger e Mali Numero di vittime 56

2007 Conflitto in Ogaden Ogaden, Ethiopia Numero di vittime 614

2008 Guerra in Ossezia del Sud Ossezia del Sud, Georgia,Russia Numero di vittime oltre 2000

mercoledì 20 agosto 2008

bomba H.bomba a fusione termonucleare,Bomba all'idrogeno,Teller-Ulam

Le bombe all'idrogeno o bomba H (più propriamente bomba a fusione termonucleare incontrollata, in gergo "la superbomba") è una bomba a fissione-fusione-fissione in cui una normale bomba A, che serve da innesco, viene posta all'interno di un contenitore di materiale fissile insieme a degli atomi leggeri. Quando la bomba A esplode, innesca la fusione termonucleare dei nuclei degli atomi leggeri; questo processo provoca a sua volta la fissione nucleare del materiale che la circonda.

In questo tipo di bomba dunque l'energia liberata deriva oltre che dalla fissione nucleare anche dalla fusione termonucleare fra nuclei di isotopi diversi dell'idrogeno: il deuterio ed il trizio. Nel caso della bomba al deuterio e litio, tale processo avviene secondo una reazione nucleare del tipo:

2H + 3H → 4He + n + 17,6 MeV
Il trizio non è di per sé presente nella composizione iniziale della bomba ma viene prodotto dall'urto di neutroni veloci contro nuclei dell'isotopo del litio avente numero di massa 6 e nuclei di deuterio secondo queste due reazioni nucleari:

6Li + n → 3H + 4He + 4,8 MeV
e

2H + n → 3H + 6,2 MeV
La temperatura e la pressione elevatissime necessarie affinché avvenga la fusione termonucleare nonché i neutroni veloci indispensabili per generare l'idrogeno 3 vengono forniti, come già detto, da una bomba A.

A differenza della bomba A, con quella H non vi è alcuna limitazione teorica di potenza. Tale potenza è una funzione a scalino di un certo numero di variabili; non trattandosi di una funzione continua non vale il teorema di Weierstrass e dunque non possiede un massimo teorico. Inoltre la bomba termonucleare non necessita di una massa critica a differenza della bomba A. In realtà, però, essendo necessaria quest'ultima per attivare il processo di fusione termonucleare, rimane ugualmente la necessità a monte di una massa critica.

Nel 1961, in una serie di test nucleari, l'URSS fece esplodere la più potente bomba H mai realizzata (la bomba Zar) che liberò energia pari a 57 megatoni, ovvero oltre 4 500 volte più potente della bomba all'uranio lanciata su Hiroshima (Little Boy).

Bombe di tipo Teller-Ulam
Si tratta del più classico tipo di bombe a fusione. In realta è una bomba a tre stadi (fissione-fusione-fissione).Tale design viene spesso applicato ai missili balistici intercontinentali con testata nucleare di elevato potenziale e il nome deriva dai due scienziati Edward Teller e Stanislaw Ulam. In questo tipo di ordigno, la fissione è provocata da una bomba ad implosione; in più è presente un involucro esterno (detto tamper) costituito da un cilindro di uranio 238, contenente il solido composto da litio e deuterio (deuterato di litio) oltre ad una canna vuota di plutonio 239 posta al centro del cilindro. La necessaria separazione tra la bomba a fissione e il cilindro è permessa da uno scudo in uranio 238 e da una schiuma che riempie in sicurezza gli spazi vuoti rimasti.


Una volta che la bomba a fissione viene fatta brillare, si verifica tutta una serie di complessi eventi:

i raggi X dovuti allo scoppio della bomba a implosione riscaldano l'intero nucleo, mentre le protezioni prevengono una detonazione prematura;
il riscaldamento provoca un forte aumento di pressione che comprime il deuterato solido;
nel frattempo comincia un processo di fissione nella canna di plutonio, il che provoca emissione di radiazioni e di neutroni;
l'urto fra questi neutroni e il composto solido porta alla formazione del trizio;
a questo punto si verifica la vera e propria fusione;
all'enorme energia e calore appena sviluppati si aggiungono quelli della fissione indotta nei frammenti di uranio 238 interni all'ordigno (provenienti da cilindro e scudo);
le energie prodotte da fissione e fusione si sommano dando vita ad una potentissima esplosione nucleare, dell'ordine di grandezza dei 10 megatoni.
L'intero processo dura soltanto 600 miliardesimi di secondo


I danni
Sono quattro i fattori distruttivi dovuti all'esplosione di un ordigno nucleare:

onda di calore (fino a 300 milioni di gradi centigradi in corrispondenza del punto di detonazione);
onda d'urto;
emissione di radiazioni (direttamente con l'esplosione e tramite successivo Fall-out radioattivo);
effetto EMP (Electro Magnetic Pulse), questo scoperto solo a partire da alcuni test nucleari dei primi anni sessanta.
Le esplosioni nucleari possono essere a loro volta classificate in cinque tipi:

aero-alte: esplosione nella stratosfera, con forte rilascio di particelle alfa e beta e scarso rilascio di radiazioni gamma, che però vengono fermate dall'atmosfera; nessun danno agli esseri umani ma viene rilasciato un gigantesco impulso elettromagnetico (EMP, Electro Magnetic Pulse) che distrugge qualunque apparecchiatura elettronica non protetta da adeguata schermatura; inoltre vengono azzerate le comunicazioni radio per un certo periodo a causa dei disturbi;
aero-basse: esplosione nell'atmosfera a poche centinaia di metri di altezza, con forte rilascio di particelle alfa e beta e scarso rilascio di radiazioni gamma, letali nel raggio di diversi chilometri in un tempo breve. Scarso fall-out nucleare;
superficiali: esplosione a terra, con forte rilascio di particelle gamma, e scarso rilascio di particelle alfa e beta; elevata ricaduta radioattiva dovuta alle polveri sollevate, pesantemente contaminate. Danni anche di tipo sismico alle cose, ma minori effetti immediati sulle persone;
sotterranee: nessun rilascio di particelle, che vengono schermate dal terreno, e di onde elettromagnetiche. Forte onda sismica, proporzionale alla potenza dell'arma. È usata principalmente nei test per le armi nucleari;
sottomarine.

bomba al neutrone,bomba N

La bomba al neutrone (detta anche bomba N) è un arma nucleare che affida il suo potenziale distruttivo non a effetti termici o meccanici, come la bomba atomica o la bomba all'idrogeno bensì ad un enorme flusso di neutroni.



Nella bomba al neutrone l'emissione del fascio di particelle è innescato dall'esplosione di un ordigno termonucleare di potenza realtivamente limitata, che impiega la maggior parte dell'energia liberata per rilasciare i neutroni, i quali, essendo privi di carica elettrica, riescono ad attraversare la materia con grande facilità, non causandole danni se inanimata (ad eccezione dei vulnerabili circuiti integrati dei processori), ma causando mutazioni e rotture del DNA, potenzialmente o invariabilmente letali per la vita organica.

Nella versione americana della bomba al neutrone, dopo l'esplosione ad altezze inferiori ai 2 km, gli effetti termici e meccanici dell'ordigno si sviluppano fino ad un raggio 0,6 km, mentre le radiazioni hanno effetto immediato entro un raggio di 1,3 km. I neutroni veloci generati, interagiscono poco con l'atmosfera, ma per esempio, quando colpiscono le strutture in acciaio della torretta di un carro armato interagiscono con i nuclei atomici del ferro della corazza (per l'alta densità di nuclei di ferro presenti, che contengono anche molti neutroni e protoni) e così generano raggi gamma con grande capacità di penetrazione della corazza e letalità per gli esseri umani al suo interno.

Al suolo non si produce alcuna nube incandescente di fuoco, né le devastanti ondate di vento, e non esiste alcun fallout radioattivo, perché soltanto gli strati profondi del suolo assorbono i neutroni, rilasciando subito l'energia ricevuta dai neutroni come raggi gamma. Questi strati non vengono sollevati e quindi non si producono nuvole di polvere radioattiva.

Queste caratteristiche fanno della bomba N un'arma ad impiego tattico, specialmente adatta a colpire esseri viventi dentro strutture metalliche e/o interrate. Come ad esempio per arrestare un'avanzata massiccia di mezzi terrestri (carri armati) o per colpire personale asserragliato in ricoveri sotterranei o in massicci edifici cittadini in cemento armato.

Bisogna tenere presente che fenomeni di emissione di neutroni avvengono anche nelle deflagrazioni di ordigni nucleari e termonucleari: la loro portata è però assai esigua, dato che essa viene superata abbondantemente dagli effetti termici e dall'onda d'urto.


Storia
La creazione della bomba al neutrone viene in genere attribuita a Samuel Cohen del Lawrence Livermore National Laboratory, che sviluppò il concetto nel 1958. Anche se all'inizio del suo sviluppo vi si oppose il Presidente John Fitzgerald Kennedy, i primi test di quest'arma vennero autorizzati ed eseguiti nel 1962 in un poligono del Nevada. Il suo sviluppo venne in seguito cancellato dal Presidente Jimmy Carter nel 1978, ma nuovi fondi per questa ricerca vennero stanziati dal presidente Ronald Reagan nel 1981[1]. Si pensa che gran parte dell'arsenale nucleare degli USA sia stato smantellato dall'amministrazione del presidente Bush padre[2]. Le armi a "radiazione aumentata" vennero prodotte anche dalla Francia nei primi anni ottanta, anche se si pensa che abbia poi distrutto queste sue bombe. Il "Cox Report" del 1999 indica che la Cina è in grado di produrre la bomba al neutrone[3], anche se non si conosce esattamente se qualche paese le abbia dispiegate abitualmente nel proprio arsenale o se le abbia in effetti impiegate.


Riassunto degli aspetti tecnici (per larga parte ignoti)
Le bombe al neutrone, note in inglese come enhanced radiation bombs (armi ER), sono armi termonucleari relativamente piccole nelle quali il lampo di neutroni liberi generato dalla reazione di fusione nucleare viene lasciato libero di fuggire dalla struttura della bomba (in quei pochi microsecondi in cui la bomba ancora esiste). I riflettori interni di raggi X ed il contenitore della bomba sono fatti in cromo o nichel in modo che ai neutroni sia consentito "sfuggire". Esattamente l'opposto avviene nella bomba al cobalto, nota anche come "bomba ai sali", oppure "ordigno fine del mondo".

Questo intenso lampo di neutroni ad alta energia é il principale meccanismo distruttivo che viene sfruttato in questa bomba. Il termine "radiazione aumentata" (enhanced radiation) si riferisce soltanto al lampo iniziale di radiazione ionizzante rilasciato al momento della detonazione, non ad un qualsiasi incremento dei residui radioattivi né al fallout.

Una bomba al neutrone richiede una quantità considerevole di trizio, che ha una emivita di 12,3 anni, cosa che rende impossibile immagazzinare in efficienza l'arma per periodi più lunghi. Le bombe al neutrone che esistevano nell'arsenale degli USA in passato erano varianti delle bombe nucleari W70 e W79.

Una tecnologia alternativa è quella di incrementare la potenza dell'emissione di raggi X della bomba. Fino alla detonazione viene permesso ad un grande campo di elettroni di riuscire a colpire un bersaglio in tungsteno, sagomato come una piastra metallica che viene "sparata" e compressa da esplosivi contro il nucleo in uranio o plutonio. Si pensa che tra queste armi a "radiazione aumentata" sia compreso anche un dispositivo ad emissione di "pure radiazioni di neutroni" (bomba sovietica al mercurio rosso ?) con capacità di causare danni soltanto ai circuiti elettronici oppure l'uccisione di esseri viventi per irraggiamento.


Tattiche d'impiego delle bombe al neutrone
Le bombe al neutrone potrebbero essere utilizzate come armi anti-missile ICBM strategico, oppure come armi tattiche per l'utilizzo contro colonne di veicoli corazzati e blindati.

Come arma anti-missile, le bombe ER vennero sviluppate per proteggere i silos missilistici degli Stati Uniti, dalle incombenti testate nucleari dell'Unione Sovietica (di potenza 1-2 megatoni, capaci di distruggere ad 1 km di distanza un silos corazzato sotterraneo in cemento armato con anima in acciaio), tramite il danneggiamento delle componenti elettroniche di guida e di detonazione, senza far scoppiare ne distruggere la testata. Questo grazie ad un intenso flusso neutronico (bombe al neutrone montate in missili-antimissile iper-veloci come lo Sprint ABM).

Le bombe al neutrone tattiche sono principalmente intese come armi destinate ad uccidere soldati protetti nei loro mezzi corazzati. I veicoli corazzati del tipo AFV sono estremamente resistenti al calore ed all'esplosione causati dalla detonazione di armi nucleari al suolo, questo determina che il raggio efficace di un arma nucleare contro i tank sia determinato dal raggio entro il quale la radiazione ionizzante é letale (ma la radiazione gamma ricevuta dall'equipaggio viene ridotta del 50% per ogni centimetro di spessore di piombo). Emettendo enormi quantità di radiazione immediatamente letale, e del tipo più penetrante, le testate ER massimizzano il raggio letale di ogni determinato tipo di testata nucleare che possa colpire bersagli corazzati.

Un problema con l'utilizzo delle radiazioni ionizzanti come arma tattica (anti-personnel weapon) é che per incapacitare rapidamente il suo obiettivo, la dose di radiazioni somministrata deve essere di molte volte il livello che si considera invaribilmente letale nell'arco di poche settimane. Una dose di radiazioni pari a 6 Gy viene normalmente considerata letale. Ucciderà almeno la metà di quelli esposti ad essa, ma non si vedrà alcun effetto notevole per alcune ore, né gli impedirà di combattere in questo lasso. Le bombe al neutrone venivano proposte per irradiare gli equipaggi dei tank con una dose di circa 80 Gy, in modo da produrre una loro immediata e permanente incapacità. Una testata ER da 1 chilotone può produrre questo livello di Gy, dentro un tank T-72 alla distanza di 690 m, in confronto ai 360 m di una bomba a fissione nucleare "pura". Per causare una dose di 6 Gy, le distanze dallo scoppio sono rispettivamente 1100 m e 700 m, e per i soldati non protetti dentro i tank le esposizioni pari a 6 Gy avvengono a 1350 m e 900 m. Il raggio letale causato dalla sola radiazione, prodotto da armi tattiche al neutrone, eccede il raggio letale dello scoppio e del calore anche per le truppe non protette.

Il flusso di neutroni può indurre quantità significative di radioattività secondaria di breve durata nell'ambiente, nella regione ad alto flusso vicina al punto di scoppio. Le leghe utilizzate nelle corazzature in acciaio possono produrre radioattività che resta pericolosa per 24-48 ore. Se un carro armato esposto a una bomba al neutrone da 1 chilotone a 690 m (il raggio di efficacia per l'immediata messa fuori combattimento dell'equipaggio) viene immediatamente occupato da un nuovo equipaggio, questo riceverà una dose letale di radiazioni nel giro di 24 ore.

Un importante svantaggio dell'arma è che non tutte le truppe prese di mira moriranno o verranno messe fuori combattimento immediatamente. Dopo un breve attacco di nausea, molti dei colpiti con 5-50 Sv di radiazione sperimenteranno un temporaneo recupero che può durare da giorni a settimane. È stato suggerito che queste truppe, sapendo di dover comunque morire presto, potrebbero combattere fanaticamente, senza l'usuale riguardo per la propria integrità.

Alcune autorità dicono che a causa della rapida attenuazione dell'energia dei neutroni da parte dell'atmosfera (esse sostengono che si riduca di un fattore 10 ogni 500 metri a causa dell'assorbimento da parte dell'ambiente, oltre agli effeti della dispersione tridimensionale) le armi a neutroni sono efficaci solo su breve distanza, e quindi sono pratiche solo con rese relativamente basse. Queste testate ER si dice siano progettate per minimizzare la quantità di energia da fissione e gli effetti dello scoppio prodotto, rispetto alla resa dei neutroni. La ragione principale sarebbe quella di poterle impiegare vicino a forze amiche.


La bomba del padrone di casa, che sloggia gli invasori?
Le stesse autorità dicono che la percezione comune della bomba al neutrone, quella di una "bomba del padrone di casa" che ucciderebbe le persone lasciando gli edifici senza danni, è considerevolmente esagerata. Nel raggio convenzionale di combattimento (690 m), lo scoppio di una bomba al neutrone da 1 chilotone farebbe crollare quasi tutti gli edifici civili. Quindi l'uso di bombe al neutrone per fermare un attacco nemico, che richiede l'esplosione di diverse testate per azzerare le forze nemiche, distruggerebbe anche tutti gli edifici nell'area.

Esiste anche un'altra visione della bomba al neutrone e del suo impiego tattico. Il suo inventore, Samuel Cohen, scrisse un libro nel quale dichiarava che il raggio d'azione effettivo di una bomba al neutrone (quasi pura) superava i 10 km di altitudine. Cohen dichiarò esplicitamente che armi a "radiazioni potenziate" dispiegate in Germania durante la Guerra Fredda erano un compromesso politico, progettate per avere uno scoppio considerevole (sotto forma di luce, incandescenza, e sovrapressione d'aria), con effetti delle radiazioni deliberatamente ridotti per eliminare qualsiasi possibilità di lasciare strutture intatte. Egli prevedeva anche un rilascio di radiazioni pari a 1 kGy a terra da una bomba al neutrone pura esplosa a 10 km di altezza.

Lo spettro di assorbimento dei neutroni da parte dell'aria è disputato, e può dipendere in parte dall'assorbimento da parte dell'idrogeno del vapore acqueo. Potrebbe quindi variare esponenzialmente con l'umidità, rendendo le bombe al neutrone da alta altitudine più letali nei climi desertici che in quelli umidi. Questo effetto varia anche con l'altitudine.

Secondo Cohen, una tattica possibile di utilizzo della "vera" bomba al neutrone è quindi di lanciarla coma arma difensiva contro attacchi corazzati. I civili si riparano in rifugi antiatomici (con rivestimento in piombo e situati molti metri sotto terra) e la bomba viene fatta esplodere 10 km sopra l'attacco corazzato. Si dice che la corazzatura non sia in grado di schermare gli equipaggi di carri armati ed aerei. In un tale evento, alberi e piante di una città verrebbero uccisi dalle radiazioni, ma gli edifici rimarrebbero intatti per il riutilizzo da parte dei civili (che comunque dovrebbero aspettare diversi giorni perché decadano certi isotopi a vita breve). Tali bombe al neutrone sarebbero potenti armi anti nave, capaci di uccidere i marinai di un intera squadra navale. Un importante sostenitore della ricerca di Cohen fu la U.S. Navy.

Bomba al cobalto

Bomba al cobalto

La bomba al cobalto è un ordigno in grado di immettere raggi gamma (più potenti dei raggi x).

In pratica la bomba al cobalto è una bomba H di tipo particolare, è formata da un piccolo cilindro di acciaio contenente dischi o sferette di cobalto-59 non radioattivo, e rivestita da uno spesso strato di piombo. Al momento dell'esplosione, i neutroni rapidi prodotti dalla fusione termonucleare bombardano il cobalto e vengono catturati dando luogo a formazione di cobalto-60 radioattivo, emettitore di raggi gamma e avente un periodo di dimezzamento che è pari a cinque anni.


La macchina del giudizio universale
Così viene chiamata la bomba al cobalto. Essa infatti è sicuramente la peggiore (e di ultima concezione) delle testate nucleari, perché oltre essere stata pensata per distruggere è stata pensata anche per causare il peggiore fallout radioattivo possibile (per fallout si intende la ricaduta di materiale radioattivo). È per questo che se le nazioni usassero le bombe al cobalto durante una guerra, la vita sulla terra scomparirebbe, in poche parole essa causerebbe la fine del mondo (Armageddon).

Particolari nel processo di esplosione
Appena scoppiata la bomba al cobalto crea un fungo atomico alto 60-70 Km e di diametro 12 km, sviluppando una temperatura di 3.000°C, quasi la temperatura del sole. Tutte le cose nel raggio di 40 km sarebbero distrutte dall'esplosione e incendiato tutto in un raggio di 100 km. Dopo, l'onda d'urto farebbe il giro della Terra 4 volte e avrebbe distrutto tutto quello che c'è nel raggio di 800-900 km. Il lampo sarebbe visibile a 1.500-2000 km di distanza, e si verificherebbe un black out delle comunicazioni radio (TV, radio, telefono etc...) per circa 50 minuti. Il fallout farebbe ricadere sulla terra le scorie radioattive ricchissime di raggi gamma,che rimarrebbero in quel luogo per centinaia di anni. Esse ricadrebbero anche a distanza di 100 km dal luogo dove scoppierebbe la bomba. La bomba al cobalto possiede anche un meccanismo indirizzatore per i raggi gamma.

Bomba Zar, Tsar Bomba, RDS-220,

La Bomba Zar (o Tsar Bomba o ,)[1] è stata la più potente bomba all'idrogeno mai sperimentata dall'uomo.

Fu costruita in Unione Sovietica nel 1961 da un gruppo di lavoro capeggiato da Andrej Dmitrievič Sakharov in poco più di sei settimane e il suo nome in codice era Ivan.

Il suo potere esplosivo era di quasi 57 megatoni (altre fonti però affermano che sarebbe stato fra i 62 e i 90 megatoni), ovvero oltre 4 380 volte quello della bomba sganciata su Hiroshima.

È stato calcolato che se fosse stata lanciata su Londra avrebbe distrutto ogni cosa nel raggio di 30 km e incendiato tutto ciò che si fosse trovato entro 90 km dal luogo dell'esplosione.

La bomba fu sganciata il 30 ottobre 1961 alle ore 8:33 da un Tupolev Tu-95 opportunamente modificato (il pilota del quale divenne poi eroe nazionale) nella baia di Mityushikha, sull'isola di Novaja Zemlja (73°51′N 54°30′E / 73.85, 54.5), a nord del Circolo Polare Artico, e fu fatta esplodere a 4 000 metri dal suolo con l'ausilio di un gigantesco paracadute finalizzato a frenarne la caduta e quindi a consentire al velivolo di allontanarsi indenne....

La nube a fungo risultante dall'esplosione raggiunse un'altezza di 60 km, l'onda d'urto fece tre volte il giro del mondo (impiegando per il primo circuito 36 ore e 27 minuti) e il lampo dell'esplosione risultò visibile ad oltre 1 000 km di distanza. Ci fu anche un black out delle comunicazioni radio di circa 40 minuti in tutto l'emisfero settentrionale.

Tale test fu preceduto il 9 agosto 1961 dalla dichiarazione di Nikita Khruščёv nella quale affermava che l'Unione Sovietica era in grado di costruire e voleva sperimentare una bomba da 100 megatoni (scatenando forti proteste internazionali) e fu seguito il 16 gennaio 1963 dalla rivelazione fatta a Berlino Est sempre dallo stesso Khruščёv del possesso di una bomba di quel tipo da parte del suo Paese. Un simile ordigno, se testato sulla superficie terrestre, aprirebbe nella roccia un cratere profondo oltre 100 metri e largo quasi 3 km, con un "fungo" di 14 km di diametro.

Il premier Nikita Khruščёv avviò il progetto il 10 luglio 1961, nella versione "fullscale" da 100 megatoni (oltre 10 volte la potenza totale di tutti gli esplosivi utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale); era prevista la costruzione di un dispositivo termonucleare a tre stadi (quella che viene comunemente chiamata una bomba all'idrogeno "sporca"). Il primo stadio era una bomba a fissione nucleare, utilizzata per comprimere e scaldare del carburante di fusione nucleare (il secondario), per poi passare all'avvio di una molteplicità di "terzi stadi" molto più grandi.

Nella versione che fu poi fatta esplodere (con una potenza abbassata, come abbiamo visto, a 57 megatoni), anziché utilizzare uranio 238 per l'involucro del terzo stadio (e forse anche del secondo), si preferì (per limitare l'impatto radioattivo che, fra l'altro, avrebbe principalmente interessato lo stesso territorio sovietico) usare il piombo, eliminando così la fissione rapida dell'uranio 238 durante gli stadi di fusione e facendo sì che il 97% dell'energia rilasciata sia stata generata dalle sole reazioni di fusione.

Scorie di guerra fredda

L'OMBRA DEL NUCLEARE

Scorie di guerra fredda


homas Carpenter non voleva credere ai suoi occhi. Le analisi di quei campioni di acqua, limpida eppure sporca, gli stavano dicendo non solo che il Tom e il Romashka sono i fiumi di gran lunga più contaminati da radioattività di tutte le Russie e del mondo intero. Non solo che in quei due fiumi l'intensità delle radiazioni raggiunge livelli superiori a quella contenuta negli scarichi di 10.000 centrali nucleari civili. Ma che, finora, nessuno ha provveduto almeno ad avvisare la popolazione e a interdirle l'accesso alle acque di gran lunga più sporche del pianeta.

E' chiaro che a scaricare nel Tom e nel Romashka, nei pressi della cittadina di Seversk, non sono (solo) i due reattori civili superstiti di quello che è stato il più grande complesso nucleare del mondo: il "Sibkhimkombinat" (Complesso Chimico Siberiano). A scaricare nei due fiumi c'è qualcun altro, con una capacità inquinante infinitamente più grande. Qualcuno che è e vuole rimanere segreto.

Carpenter è il direttore, a Seattle, del Government Accountability Project (GAP), un gruppo di ecologisti statunitensi impegnati nella lotta all'inquinamento nucleare. I campioni prelevati nei fiumi Tom e Romashka, in Siberia, li ha raccolti lo scorso mese di agosto, insieme ad alcuni esponenti degli Scienziati siberiani per la responsabilità globale, nei pressi della città di Tomsk, in luoghi accessibili a tutti, dove la gente va a pescare e gli animali a pascolare. I campioni sono stati analizzati in laboratori specializzati in Russia, in Canada e negli Stati Uniti. E tutti hanno misurato il medesimo livello di inquinamento radioattivo. Mille e più volte superiore del livello massimo consentito nelle acque potabili degli Stati Uniti.

Il complesso nucleare più grande del mondo
Thomas Carpenter ha reso pubblica la sua denuncia lo scorso mese di novembre. La autorità di Tomsk hanno immediatamente e seccamente smentito, definendo "assolutamente assurda" la notizia. Il GAP ha invece ribadito la scoperta, definendo "fuori da ogni razionale controllo" il problema nucleare a Tomsk e ha invocato l'intervento urgente dell'AIEA, l'Agenzia internazionale dell'energia atomica, che da Vienna cerca di regolare, per conto delle Nazioni unite, l'utilizzo delle tecnologie nucleari nel mondo.

La denuncia e l'appello del Government Accountability Project sono stati raccolti e rilanciati dal Bulletin of the Atomic Scientist, la rivista dei fisici nucleari fondata nel 1945, all'indomani di Hiroshima, da Albert Einstein e Leo Szilard. E ripropongono la questione del "controllo razionale" delle scorie nucleari. Delle scorie della guerra fredda. Scorie di origine militare, disseminate nell'ambiente, nel più grande segreto e con la più grande superficialità. Scorie sul cui impatto sanitario ed ecologico si conosce poco, quasi nulla. Per cercare di dare una dimensione alla questione, si deve ripercorrere la storia del "Sibkhimkombinat". Seversk è una città della Siberia, appollaiata sul fiume Tom, 15 chilometri a Nordest di Tomsk. Oggi conta 107.000 abitanti. Fino al 1992 Seversk non esisteva. Non sulle carte geografiche, almeno. Era una delle città segrete dell'Unione Sovietica. Classificata con una sigla, Tomsk-7, e accessibile al resto dei cittadini sovietici solo attraverso una casella postale. Il motivo è che Seversk era stata scelta, già dal 1949, per ospitare il più grande complesso nucleare del mondo. Quello che ha realizzato la gran parte delle decine di migliaia di testate nucleari montate su missili (45.000 delle quali dispiegate solo nel 1986) che hanno fatto dell'Unione Sovietica, insieme agli Stati Uniti, una superpotenza atomica. Il "Sibkhimkombinat", collocato 15 chilometri a Ovest della città, era stato inaugurato nel 1954. A regime poteva contare su cinque reattori nucleari militari, un impianto di separazione chimica, uno per il riprocessamento dell'uranio e del plutonio, un impianto di arricchimento dell'uranio e, infine, un sistema di stoccaggio dei rifiuti nucleari. A Seversk oggi funziona un solo reattore militare (è lui il responsabile del carico inquinante equivalente a 10.000 reattori civili che avvelena il Tom e il Romanska?). Nel complesso lavorano ancora 15.000 persone. E, in 50 diversi siti, trovano ospitalità scorie radioattive liquide e solide per un totale stimato in circa 40 milioni di metri cubi. I rifiuti solidi, per un totale di 127.000 metri cubi, sono conservati in un bunker nel sottosuolo, in contenitori con pareti spesse 1,5 metri.

Fino al 1982 i rifiuti liquidi venivano scaricati in due pozzi, B1 e B2, che coprono un'area di 75.000 metri quadrati. I due pozzi non erano - e non sono - chiusi in alcun modo. In una ventina di anni vi sono stati scaricati in totale 280.000 metri cubi di liquidi contenenti isotopi radioattivi a lunga vita per un totale stimato di 4,6 milioni di TBq (miliardi di bequerel). Gli animali che si aggirano nei dintorni, è cosa nota da tempo, sono tutti contaminati. Dal 1982 i rifiuti liquidi radioattivi vengono depositati in pozzi più attrezzati. In particolare i rifiuti a basso livello di radioattività vengono pompati in strati di sabbia posti tra 240 e 290 metri nel sottosuolo; mentre quelli ad alto livello di radioattività vengono depositati in strati di sabbia collocati a una profondità di 310-340 metri. Questi siti ospitano qualcosa come 36 milioni di metri cubi di liquidi radioattivi, per un totale stimato di 40 milioni di TBq. Solo per fare un paragone, l'intero ammontare dei rifiuti radioattivi in Italia non supera i 25.000 metri cubi. Per quello che se ne sa, il "Sibkhimkombinat" ha subìto, nel corso della sua storia, 23 incidenti. Il più grave si è verificato il 6 aprile del 1993: un'esplosione ha rilasciato nell'ambiente 4,3 TBq. Il fall-out della nube radioattiva è giunto a 120 chilometri di distanza.

Tuttavia non sono gli incidenti, il grande problema di Seversk. Sono i 40 milioni di metri cubi di rifiuti nucleari. E' un dilemma la loro gestione provvisoria. Che, come testimoniano vecchie indagine e i nuovi rilievi del GAP, è piuttosto lacunosa. Ed è un'incognita la loro collocazione definitiva. Nessuno a Seversk sa come contenere la diffusione nell'ambiente delle scorie nucleari. Nessuno sa quale sarà il loro destino futuro. Nessuno sa, in tutta la Russia, qual è la quantità delle scorie nucleari disseminate nell'ambiente in 40 anni di guerra fredda. E nessuno sa come minimizzare i rischi e riparare i danni prodotti dalle scorie della guerra fredda. Ma, anche ammesso che qualcuno sapesse cosa e come fare, nessuno in Russia ha i quattrini per mettere mano a un'opera che ha dimensioni semplicemente enormi.

Rifiuti di là dell'oceano
Per avere un'idea di massima della enormità del "controllo razionale" delle scorie della guerra fredda in Russia si può tentare un paragone con il problema dei rifiuti nucleari nell'altra grande superpotenza nucleare, gli Stati Uniti d'America. Anche qui, come hanno riconosciuto una serie di sentenze in tribunale e, poi, lo stesso governo federale, la gestione dei rifiuti radioattivi prodotti dalla corsa agli armamenti è stata piuttosto allegra. Per decenni nessuno (nessun civile, almeno) ha controllato dove e come questi rifiuti venissero collocati. Tutto è sempre stato in mano ai militari. E nel corso della guerra fredda nessuno, in USA come in URSS, si sognava di chiedere conto ai militari delle loro azioni. Così per decenni milioni di metri cubi di inquinanti radioattivi sono stati semplicemente pompati e sepolti nel sottosuolo, contaminando miliardi di metri cubi di suolo. In USA come in URSS, sono stati questi i campi di battaglia dove si è combattuta la guerra fredda.

Negli USA l'eredità delle scorie della guerra fredda ricade sulle spalle del Dipartimento dell'energia (DOE). Il dipartimento che sovrintende ai settori strategici della superpotenza statunitense: l'energia, la scienza e la produzione di armamenti nucleari. Ebbene, da almeno un decennio il DOE considera la gestione, provvisoria e definitiva, delle scorie nucleari il suo compito più importante. Nel solo anno 2000, infatti, per la gestione provvisoria dei rifiuti nucleari e dei loro effetti, il dipartimento ha speso 6,4 miliardi di dollari (più di 13.000 miliardi di lire): 300 milioni di dollari in più di quanto lo stesso DOE ha speso per la sicurezza nazionale (produzione di armi nucleari). E mezzo miliardo di dollari in più di quanto l'EPA (l'Environment Protection Agency) ha speso per affrontare tutte le altre questioni ambientali degli Stati Uniti.

Ma non basta. Per tentare di dare una collocazione definitiva alle scorie nucleari, che in tutti gli Stati Uniti occupano un volume di 37 milioni di metri cubi (un po' meno, peraltro, di quelli che in Russia si trovano nella sola Seversk), e per cercare di decontaminare le aree dove in questo momento i rifiuti nucleari di origine militare si trovano, da una decina di anni il DOE ha messo in cantiere il più grande e costoso progetto, probabilmente, mai elaborato dall'uomo. Per risolvere questione delle scorie nucleari il DOE pensa di impiegare da 70 a 100 anni e conta di spendere da 200 a 1.000 miliardi di dollari (da 400.000 a due milioni di miliardi di lire).

Per grandi linee, il programma prevede:
a) decontaminare le aree inquinate (le principali sono dieci);
b) raccogliere il materiale radioattivo più pericoloso, disperso in svariati siti (vedi cartina) e di trasportarlo in due grandi depositi sotterranei per la sistemazione definitiva: uno, probabilmente nel New Mexico, destinato ad accogliere i rifiuti transuranici (contaminati, essenzialmente, da plutonio) a basso e medio livello di radioattività; l'altro, probabilmente nella Yucca Mountain del Nevada, destinato ad accogliere i rifiuti di livello radioattivo più elevato.

Il progetto deve risolvere altre questioni: decontaminare aree vastissime. Solo a Hanford, nello Stato di Washington, l'area infiltrata da decenni di scarichi di materiale radioattivo è vasta (almeno) 1450 chilometri quadrati (la metà della Valle d'Aosta); trovare una collocazione sicura per milioni di metri cubi di rifiuti meno pericolosi e con isotopi radioattivi a vita media relativamente breve; trovare un sistema che consenta il trasporto sicuro delle scorie più pericolose da tutti gli Stati Uniti verso il New Mexico e il Nevada; trovare una sistemazione sicura per isotopi radioattivi con una vita media dell'ordine delle decine di migliaia di anni. Per nessuno di questi obiettivi c'è una soluzione anche solo vagamente definitiva. Attualmente il dibattito sul sito della Yucca Mountain è ancora aperto. Dal 26 marzo del 1999, dieci anni dopo il progetto, è, invece, diventato operativo nel New Mexico il Waste Isolation Pilot Plant, l'impianto pilota per l'isolamento dei rifiuti transuranici a media e bassa intensità radioattiva. L'impianto, capace di accogliere 175.600 metri cubi di rifiuti transuranici, non è certo a regime. Per ora accoglie rifiuti misti. Solo da gennaio del 2002 inizierà ad accogliere carichi regolari di rifiuti transuranici provenienti da 10 diversi siti. E solo nell'ottobre del 2002 andrà a regime e sarà in grado di accogliere 17 carichi a settimana. Se tutto andrà bene, l'intero trasferimento dei transuranici potrà essere completato prima del 2034. La messa in sicurezza del deposito richiederà ancora cinque anni, e sarà completata nel 2039. Solo tra più di un secolo, nel 2134, cesseranno, infine, i controlli attivi e il contribuente cesserà di pagare uno dei tanti conti aperti della guerra fredda. Ancora più complicate e, probabilmente, più lunghe e onerose saranno, infatti, sia la sistemazione dei rifiuti che gli esperti statunitensi classificano a un livello "greater than class C", superiori alla classe C, nella Yucca Mountain o altrove, sia la decontaminazione delle aree oggi inquinate.

Previsioni incerte e strategie da inventare
Il rischio che non tutto vada liscio e che, malgrado 200 o 1.000 miliardi di investimenti, le scorie nucleari continuino a minacciare il territorio statunitense anche fra cento e più anni non è affatto remoto. Lo dimostra una relazione della maggioranza repubblicana presentata alla competente Commissione commercio del Senato degli Stati Uniti. Secondo il report, la gran parte dei 3,4 miliardi di dollari spesi dal DOE, negli ultimi 11 anni, per mettere a punto circa mille nuove tecnologie di decontaminazione da rifiuti nucleari non hanno prodotto alcun risultato utile. Per esempio, sono state messe a punto 80 diverse tecnologie per ripulire o almeno stabilizzare 177 contenitori di rifiuti radioattivi particolarmente a rischio che si trovano a Hanford e, in pratica, nessuna di queste tecniche si è dimostrata davvero utile.

Il DOE smentisce la catastrofica relazione dei senatori repubblicani. Ma non più di tanto. Carolyn Huntoon, rappresentante del DOE, sostiene che almeno una tecnica su cinque tra quelle finanziate e messe a punto si è dimostrata utile (quattro su cinque sono risultate, dunque, davvero inutili) e che in 180 hanno trovato un'applicazione commerciale.

Resta il fatto che il più grande progetto mai finanziato dall'uomo sta partendo, anzi è partito, con tecnologie che ancora non sono state messe a punto. Gioco forza i tempi di realizzazione, i costi e, in definitiva, l'esito stesso del progetto secolare sono in discussione. E questo in un paese, gli Stati Uniti, che non difettano né di fondi, né di capacità tecnologica, né di organizzazione, né di determinazione. Cosa accadrà in un paese che, come la Russia, difetta di tutte queste componenti? La sensazione è che non sarà facile liberarsi dell'eredità della guerra fredda. E delle sue velenose scorie

Ma è più povero il governo italiano o quello russo?

Ma è più povero il governo italiano o quello russo?

notizia trovata su L'espresso 06/08/08

Perché mentre le aziende statali di Mosca si arricchiscono, alimentando investimenti in tutto il mondo e finanziando la vita dorata dei nuovi boiardi tra megayacht e ville, i cittadini italiani continuano a finanziare il disarmo nucleare dell'ex Urss. I nostri governi faticano a trovare un posto per le scorie radioattive di Caorso e affini, ma sono prodighi di doni per aiutare il Cremlino nella pulizia atomica. In base agli accordi firmati da Putin e Berlusconi nel 2003 stiamo spendendo 360 milioni di euro per un piano decennale di bonifica dei sottomarini sovietici. Per questa caccia all'Ottobre rosso a carico del contribuente, la scorsa settimana il ministro Scajola ha firmato il contratto per la costruzione di una nave speciale, destinata al trasporto di combustibile nucleare. Costo? Oltre 70 milioni di euro, finanziati dal ministero dello Sviluppo economico. L'unica buona notizia è che sarà prodotta Fincantieri in Liguria, poi verrà consegnata ai russi.

Domanda: ma siamo sicuri che non possano fare a meno del nostro soccorso? E che con quei fondi si possa fare qualcosa di più utile in casa nostra?

domenica 17 agosto 2008

Il bluff nucleare Non conviene sul piano economico e su quello ecologico. A pagare alla fine sono i consumatori

Silvio Berlusconi è a conoscenza di qualcosa che il suo collega miliardario Warren Buffet non sa? Non appena è stato rieletto premier, a maggio scorso, i suoi consiglieri hanno annunciato di voler riportare il nucleare in Italia. Citando l'aumento vertiginoso del prezzo del petrolio, Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo economico, ha dichiarato il governo vuole costruire cinque centrali nucleari nei prossimi cinque anni.

Nel frattempo, Buffet rifiutava l'opzione del nucleare per gli Stati Uniti. "Da un punto di vista economico non ha senso", ha dichiarato il leggendario investitore i cui decenni di favolosi successi e profitti azionari lo hanno reso un vero dio agli occhi di innumerevoli investitori fai-da-te, per non menzionare il partner informale co-fondatore di Microsoft, Bill Gates. Nel 2007, una delle società di Buffet ha speso ben 13 milioni di dollari per cercare di capire se acquistare o meno una centrale nucleare nell'Idaho. L'idea fu abbandonata dopo che le ricerche e gli studi effettuati indicarono che il nucleare non poteva produrre elettricità 'a prezzi ragionevoli'. "Il fatto che uno come Buffet la faccia finita con un potenziale investimento, dopo aver speso ben 13 milioni di dollari solo per analizzare e prendere in considerazione un affare, dovrebbe far esitare chiunque e rendere tutti indecisi", ha commentato Joe Romm, ex assistente segretario del dipartimento americano per l'Energia.

Buffet non è affatto un'anomalia. Wall Street, e investitori privati di tutto il mondo, hanno voltato le spalle all'energia nucleare oltre vent'anni fa e non sono mai tornati sui loro passi. Il loro ragionamento è semplice: la costruzione di centrali nucleari è cosa molto onerosa, sia da un punto di vista dei costi che dei rischi, e l'esperienza dimostra che si sono sempre verificati ritardi e sforamenti multi-miliardari, sforamenti che possono causare la bancarotta di una società qualora questi non vengano poi trasferiti sui consumatori.

A prima vista, il nucleare appare come una risposta sensata alla doppia sfida del cambiamento climatico e del vertiginoso aumento dei prezzi dell'energia, ormai salita alle stelle. Ma l'economia povera del nucleare è in realtà una farsa. Adottare energia nucleare significherà di fatto un peggioramento sia dei cambiamenti climatici che della sicurezza energetica.

L'energia nucleare "è così improduttiva che non c'è nemmeno bisogno di discutere se sia pulita e sicura", scrive Amory Lovins, co-fondatore del Rocky Mountain Institute in Colorado e consigliere di governi e società per azioni in vari paesi del mondo. L'efficienza energetica, l'energia eolica e la co-generazione (quest'ultima viene spesso definita in Europa 'combinazione di calore ed energia') costano circa un terzo meno per kilowatt ore rispetto al nucleare.

Visto che lampadine e motori più efficienti possono essere installati nel giro di poche settimane, e turbine eoliche e di co-generazione possono essere messe in linea nel giro di un paio di anni, esistono vantaggi insiti rispetto alle centrali nucleari le quali invece notoriamente impiegano decenni per essere completate. Secondo quanto riferito da Lovins, per ogni dollaro investito, a livello di efficienza, altre fonti verdi di elettricità fruttano da 1,4 a 11 volte di più in termini di riduzione di emissioni di CO2 rispetto al nucleare.

Tuttavia il mito dell'energia nucleare è duro a morire e Berlusconi non è il solo politico a caldeggiare tale ipotesi di revival. John McCain, il candidato repubblicano alle presidenziali Usa, intende costruire 45 nuove centrali entro il 2020. Leader politici in Russia, Francia, Gran Bretagna e altri paesi si dicono fautori di un revival nucleare. Tali sostenitori dovrebbero prendere in esame le notizie che arrivano dalla Finlandia. I comunicati stampa dell'industria nucleare lodano la centrale Olkiluoto-3, attualmente in costruzione, come esempio e prova del fatto che l'Europa sta nuovamente adottando l'energia nucleare. In realtà, i lavori della centrale sono indietro di circa due anni rispetto alle stime iniziali, con il 50 per cento dei costi in più rispetto al budget previsto che si tradurrà in 3 miliardi di euro di costi extra per i consumatori.

Il piccolo sporco segreto del nucleare è che esso sopravvive come risorsa energetica fattibile per via delle massicce sovvenzioni pubbliche di cui gode. Nessuna delle 439 centrali nucleari al momento operative nel mondo è stata costruita senza convenzioni e, considerato lo scettiscismo ben fondato degli investitori, nessuna centrale lo sarà mai. Se Berlusconi crede davvero nel nucleare e ritiene che tale scelta energetica possa avere un senso per l'Italia, che investa i suoi di soldi prima di chiedere all'opinione pubblica italiana di correre un rischio di cui certamente si pentirebbe.

mercoledì 6 agosto 2008

incidente in francia a tricastin 06-08-2008

(ANSA) - PARIGI, 6 AGO 2008 - Ancora la centrale nucleare del Tricastin, nel
sud della Francia, fa parlare di sé quest'estate per un incidente, anzi
un'anomalia: a luglio - ma si è saputo solo oggi - ci sarebbero state
troppe emissioni di scorie di carbonio 14 alla fabbrica Socatri (Areva)
sul sito in cui già quattro volte è scattato l'allarme. Lo ha
annunciato l'ASN, Autorità di sicurezza nucleare. Si tratterebbe, in
realtà, della prima anomalia in ordine temporale, essendo stata
appurata il 4 luglio, durante il trattamento delle scorie. In quella
fase, stando all'ASN, ci sarebbe stato "un superamento, per il mese di
giugno, del limite di rifiuti gassosi mensili di carbonio 14".


L'ASN,
pur classificando l'incidente all'ormai solito livello 1, il più basso
della scala che ne conta 8, ha "vietato alla Socatri qualsiasi attività
che generi scorie di carbonio 14 fino alla fine del 2008". Infatti, il
limite consentito per l'anno intero è già stato superato del 5%.


L'impatto
sull'ambiente e sulla popolazione sarebbe peraltro "molto debole".
Nella stessa fabbrica Socatri, la notte fra il 7 e l'8 luglio, c'era
stata una fuga di 74 chili di sostanze contenenti uranio. L'incidente
rivelato oggi è il quinto in un mese, dopo la lieve contaminazione del
23 luglio di cui hanno fatto le spese un centinaio di dipendenti della
centrale del Tricastin, le fughe radioattive del 7 luglio e quelle di
un'altra fabbrica di combustibili a Romans-sur-Isere, poco lontano ma
più a nord, il 18 luglio. Infine, il 21 luglio, 15 dipendenti su un
cantiere di manutenzione della centrale erano rimasti lievemente
contaminati.

sabato 2 agosto 2008

SCOPERTO METODO PER IMMAGAZZINARE ENERGIA SOLARE

(ANSA) - ROMA - Promette una vera e propria 'rivoluzione del solare' la scoperta fatta dagli ingegneri del Massachussets institute of technology (Mit): in uno studio pubblicato da Science hanno infatti descritto per la prima volta un modo per immagazzinare l'energia prodotta dai pannelli solari. La scoperta e' stata ispirata da uno dei passaggi della fotosintesi, in cui l'acqua viene scissa in idrogeno e ossigeno. Per riuscire a ripetere lo stesso procedimento i ricercatori hanno disegnato un nuovo catalizzatore, cioe' una sostanza che favorisce una reazione ma che alla fine puo' essere recuperata intatta, poco costoso e che funziona a temperatura ambiente. Il sistema progettato prevede che l'elettricita' prodotta ad esempio da un pannello fotovoltaico venga utilizzata, insieme al catalizzatore nuovo e a uno tradizionale, per scindere l'acqua in idrogeno e ossigeno gassosi. Questi possono essere immagazzinati e utilizzati per alimentare delle celle a combustibile. ''Questo e' quello che cercavamo di fare da anni - spiega Daniel Nocera, che ha coordinato lo studio - l'energia solare e' sempre stata limitata dal fatto che si interrompeva in assenza di sole. Adesso possiamo considerarla praticamente illimitata''. Secondo i ricercatori, l'applicazione su larga scala del processo e' molto facile e richiedera' non piu' di dieci anni. (ANSA).


La critica che viene mossa più frequentemente alle energie rinnovabili è che non sono continue. Il sole è utilizzabile solo di giorno, il vento non c'è ogni giorno, le maree non hanno la stessa intensità su tutti i mari, eccetera. Dai laboratori del Mit (Massachusetts institute of technology) di Boston arriva una scoperta che potrebbe risolvere questo limite, in particolare per l'energia solare, permettendo la memorizzazione dell'energia e l'utilizzo successivo, quando ce n'è bisogno.

Entro 10 anni nelle case. Esistono già delle soluzioni, ma sono eccessivamente costose e quindi inutilizzate. Il nuovo metodo, assicurano invece i ricercatori dell'Mit, è semplice, poco costoso, ed estremamente efficiente. Non impiega materiali tossici, anzi. Daniel Nocera, professore di Energia del Mit e il borsista post-dottorato Matteo Kanan, si sono ispirati al processo di fotosintesi tipico delle piante. Il sistema permette all'energia del sole di essere utilizzata per dividere le molecole di acqua in atomi di idrogeno e ossigeno. Questi vengono poi ricombinati all'interno di una cella a combustibile, creando senza emissioni di carbonio energia elettrica utilizzabile in casa o per alimentare un'auto elettrica. Sia di giorno che di notte. Nocera auspica che entro 10 anni il sistema venga adottato nelle case. I pannelli fotovoltaici forniranno energia durante il giorno. Di notte, verranno utilizzate le celle a combustibile.
Il funzionamento. La scoperta chiave è rappresentata da un nuovo catalizzatore che produce l'ossigeno dall'acqua, e un altro catalizzatore che produce idrogeno utilizzabile. E' fatto di metallo di cobalto, fosfato e un elettrodo posto in acqua. Quando l'energia elettrica - prodotta da una cella fotovoltaica, una turbina eolica o da qualsiasi altra fonte - scorre attraverso l'elettrodo, il cobalto e il fosfato formano un film sottile sull'elettrodo, producendo ossigeno. Combinato con un altro catalizzatore, come il platino, in grado di produrre idrogeno dall' acqua, il sistema è in grado di duplicare la scissione delle molecole d'acqua che si verifica durante la fotosintesi.
Il Nirvana del Sole. Secondo Nocera «la luce del sole ha un potenziale maggiore di qualsiasi altra fonte per risolvere il problema energetico mondiale. In un'ora, la luce del sole che colpisce la Terra potrebbe fornire energia a tutto il Pianeta per un anno». La realizzazione dei catalizzatori, spiega il professore, non è complicata. E tra dieci anni quello che Nocera definisce il «Nirvana» dell'energia solare, potrebbe diventare realtà.






Nucleare: forse fuga da nave Usa 02-08-2008

(ANSA) - WASHINGTON, 2 AGO - Acqua potenzialmente radioattiva puo' essere fuoriuscita da un sommergibile nucleare americano in navigazione nel Pacifico per mesi.Lo ha reso noto in serata la CNN, riportando fondi ufficiali della Marina. La perdita e' stata scoperta mentre il sommergibile nucleare, il Houston (che aveva navigato tra Guam, le Hawaii ed il Giappone), era in un porto delle Hawaii per la manutenzione.


WASHINGTON
Il sottomarino a propulsione nucleare ’USS Houston’, appartenente alla ’US Navy’ (la marina militare americana), avrebbe disperso per mesi nel Pacifico un quantitativo imprecisato di acqua radioattiva. Lo rivela la ’Cnn’ che cita fonti della marina militare statunitense. La sospetta fuoriuscita di liquido radioattivo è stata scoperta lo scorso mese, durante un intervento di manutenzione alle isole Hawaii.

Il sommergibile, negli ultimi mesi, ha navigato tra i porti di Guam, Hawaii e Giappone. «È virtualmente impossibile rilevare» l’esatto quantitativo di acqua radioattiva disperso nelle acque del Pacifico, secondo quanto hanno riferito fonti della US Navy alla Cnn. Il governo giapponese è stato informato dell’incidente dalle autorità americane, tenuto conto che il sottomarino è rimasto ancorato per una settimana al largo di un porto nipponico.

La marina militare Usa assicura che il livello di radiazioni è, tuttavia, «estremamente basso» e «irrilevante». Il militare che ha scoperto il malfuzionamento di una valvola dell’USS Houston, responsabile della fuoriuscita, è risultato negativo ai test di radioattività.