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sabato 28 febbraio 2009

trasformare il fiato in carburante


Una nuova tecnologia già in uso all’aeroporto di Liverpool consente di trasformare in combustibile nientemeno che il fiato. E di questi tempi, con tutto quello che non va, è una riserva inesauribile...
C’è un limite a ciò che si può riciclare? A guardare quello che stanno facendo all’aeroporto John Lennon di Liverpool sembrerebbe proprio di no. La società che gestisce lo scalo aereo ha infatti installato nei suoi locali degli apparecchi in grado di recuperare l’anidride carbonica emessa dai passeggeri attraverso il respiro. Una volta imbottigliata e opportunamente trattata, la CO2 verrà impiegata come nutrimento per speciali alghe, che a loro volta verranno trasformate in biomassa e quindi in combustibile verde. L’originale sistema di riciclaggio permetterà di alimentare a basso costo e basso impatto ambientale i veicoli diesel dell’aerostazione e gli impianti di riscaldamento. Il progetto è partito a gennaio e con obiettivi decisamente ambiziosi: la fase pilota prevede la produzione di circa 100.000 litri di biocarburante. Una volta a regime l’impianto potrà fornire circa 4.000 litri di combustibile al giorno. I costi di realizzazione non sono stati resi noti, ma Origo Industries, titolare dei brevetti e delle tecnologie, afferma che verranno ammortizzati dalla società aeroportuale nel giro di un anno.

venerdì 27 febbraio 2009

ENERGIA SOLARE: A MONTALTO SPLENDERA' IL SOLE PIU'GRANDE D'ITALIA


26 FEB - Sorgera' a Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, la piu' grande centrale solare d'Italia. Li' dove era prevista una centrale atomica la Regione Lazio ha deciso di far partire un cantiere per un impianto fotovoltaico da 24 MWp. '' la risposta - ha dichiarato Filiberto Zaratti, Assessore all'Ambiente della Regione Lazio - agli accordi italo-francesi voluti del Governo per la ripresa del nucleare nel nostro Paese. L'impianto che avviamo - spiega Zaratti - sara' in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di oltre 15.000 famiglie, evitando l'emissione di 22.000 tonnellate di CO2 l'anno e sara' operativo gia' a novembre, producendo energia pulita senza alcun costo aggiuntivo per i cittadini. L'esatto contrario delle centrali nucleari annunciate dal Governo Berlusconi, la cui realizzazione ha tempi lunghissimi e costi indeterminati, come dimostrano le esperienze in Finlandia e in Francia. con extracosti tra 20% e il 50%. Tutto il quadro finanziario dell'energia atomica e' dominato dall'incertezza: non si conoscono i costi dell'uranio, la cui disponibilita' nei prossimi anni e' destinata a diminuire; sono ignoti i costi di smantellamento delle centrali e nessuno e' in grado di determinare quelli di gestione delle scorie radioattive''. Oggi nel Lazio sono in costruzione impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili per 150 MW e contiamo di arrivare entro il 2010 a 600 MW. Un'importante ricaduta occupazionale per la Regione e un decisivo impulso per le piccole e medie imprese.

giovedì 26 febbraio 2009

NUCLEARE: FARA' AUMENTARE LE BOLLETTE


Roma, 26 feb - ''Imbarcarsi nel nucleare ora significa fare un regalo ai francesi, con ricadute limitate per le nostre industrie e con un aggravio per le bollette'', lo denuncia Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club.

''Rispetto all'impatto economico - avverte - risulta istruttiva l'esperienza degli Usa dove alcune compagnie elettriche, allettate da importanti aiuti pubblici, vorrebbero ritentare l'avventura atomica 30 anni dopo il piu' grande disastro industriale della storia, che ha visto aziende elettriche sull'orlo della bancarotta, centrali nucleari mai completate, tariffe alle stelle...

Le utilities americane che stanno ora ritentando la carta atomica, incontrano pero' non pochi ostacoli, a iniziare dal reperimento delle risorse. Significativo il caso della Progress Energy Florida che aveva ottenuto tre anni fa l'autorizzazione a ritoccare le tariffe per finanziare una nuova centrale atomica, da completare nel 2017, vicino a Tampa. Sennonche' nei mesi scorsi i clienti si sono trovati aumenti dell'11% nelle bollette. Sono seguite proteste generalizzate che hanno costretto la compagnia a fare marcia indietro''. E in Europa Silvestrini cita il caso del reattore in costruzione in Finlandia a Olkiluoto, ''con 1,5 miliardi di extracosti e un contenzioso aperto tra committenti e costruttori su chi dovra' farsi carico di questo onere, e' altrettanto significativo''.

Quanto al possibile contributo del nucleare alla battaglia contro il riscaldamento del Pianeta, secondo Sivestrini ''anche qui occorre sgomberare il campo dalle illusioni, come ci ricordano i dati dell'ultimo studio dell'Agenzia internazionale dell'energia sul ruolo che potrebbe giocare il nucleare in uno scenario spinto volto a dimezzare le emissioni entro il 2050 . Il contributo principale verrebbe, secondo queste elaborazioni, dagli interventi sull'efficienza energetica (36%), seguiti da quelli sulle rinnovabili (21%).

Il nucleare potrebbe contribuire a un 6% della riduzione alla meta' del secolo su scala mondiale. Un contributo importante, ma decisamente inferiore ad altre soluzioni''.

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Firenze, 24 feb - ''Il Governo sappia che la Toscana non prevede l'installazione di centrali sul territorio regionale che sfruttino l'energia atomica''. Lo afferma Erasmo D'Angelis (Pd), presidente della Commissione territorio e ambiente del Consiglio regionale, dopo l'annuncio di oggi di Silvio Berlusconi. ''Il nostro futuro energetico - afferma ancora D'Angelis - non si costruisce riportando in vita i piu' pericolosi dinosauri, ma con una politica industriale e per l'occupazione centrata sul ricorso massiccio alle rinnovabili e con la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, che vede nel metano un carburante di transizione. Per questo la Toscana, con il suo Piano Energetico, ha pronunciato un No chiaro a eventuali localizzazioni sul nostro territorio''. Il presidente della Commissione ambiente dice ''basta con l'illusionismo e la miopia di Berlusconi che ha fatto dell'Italia l'unico Paese industrializzato a non puntare sulle energie del futuro'', perche' tutti sanno che il nucleare che c'e' oggi e' la fonte energetica piu' costosa e rischiosa perche' resta aperta la questione delle scorie e della sicurezza. Ma il Governo nazionale fa solo spettacolari annunci seguiti da zero realizzazioni. Non riesce nemmeno a finanziare la ricerca italiana del cosiddetto 'nucleare pulito' o di 'quarta generazione', che tra l'altro prevede un prototipo industriale di centrale nucleare non prima del 2025 per una commercializzazione al 2030''.

nucleare : SARDEGNA NIENTE CENTRALI


Cagliari - Dopo la firma dell'accordo sul nucleare tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente francese Nicolas Sarkozy, le Regioni si dividono sulla possibilità di ospitare o meno le centrali nucleari sul proprio territorio. Un "no" pesante arriva dalla nuova giunta sarda con il governatore Cappellacci che assicura: "Dovranno passare sul mio corpo prima di fare una cosa simile". Ma il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ha assicurato: "I siti non li decide unministro".

Il no di Cappellacci "State certi che dovrebbero passare sul mio corpo prima di fare una cosa simile. E comunque nessuna centrale in Sardegna: il Presidente Berlusconi manterrà la promessa fatta. Ricordo anche che l’accordo programmatico da me firmato con il Partito Sardo d’Azione recita: riconoscimento della esigenza che tutto il territorio della Sardegna sia denuclearizzato". E' quanto assicura il neo-presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, dalla sua pagina Facebook rispondendo alla domanda di un internauta sull'eventualità che in Sardegna vengano realizzate centrali nucleari. Ieri alcuni quotidiani nazionali avevano scritto che anche l'Isola, e in particolare la piana di Arborea, nell'Oristanese, erano inseriti nell'elenco dei territori "candidati" ad ospitare una centrale nucleare dopo l"accordo fra Italia e Francia.

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ULTRASUONI PER DEPURARE LE ACQUE INQUINATE DA FARMACI


Un nuovo metodo per contrastare il grave problema dell’inquinamento da farmaci, illustrato da un articolo pubblicato su Water Research, è stato messo a punto da un gruppo internazionale di chimici, appartenenti a centri di ricerca distribuiti tra Francia, Svizzera, Spagna e Colombia. Il sistema potrà trovare la sua applicazione primaria in impianti di depurazione delle acque, nelle quali i residui dei prodotti farmaceutici finiscono con facilità e in grandi quantità, provenienti dai singoli consumatori, dagli ospedali e dalle stesse aziende che li realizzano. Il meccanismo di depurazione, che è stato testato su campioni d’acqua contaminata con l’ibuprofen, un noto farmaco antidolorifico e anti-infiammatorio, prevede l’impiego di un generatore di ultrasuoni collocato sul fondo del contenitore in cui avviene il processo. Questo apparecchio è necessario a trasformare l’energia elettrica in energia meccanica, dando origine a una reazione chimica definita sonolisi che, dissociando l’acqua in radicali altamente ossidanti, come quello idrossilico, degrada l’ibuprofen in composti a minor peso molecolare. Come spiega Fabiola Méndez-Arriaga, ricercatrice dell’università di Barcellona, il processo, che libera anidride carbonica e produce bollicine microscopiche contenenti grandi quantità di energia, fa sì che con un’irradiazione di due ore il farmaco sia completamente eliminato e trasformato in sostanze biodegradabili, successivamente trattabili in un impianto di depurazione convenzionale. Poiché con farmaci diversi dall’ibuprofen la procedura potrebbe generare sostanze più tossiche di quella da neutralizzare, è stata utilmente studiata l’applicazione di altre tecniche di ossidazione avanzata, come la fotocatalisi eterogenea, una reazione nella quale un semiconduttore come il biossido di titanio assorbe la luce ultravioletta per degradare gli inquinanti organici in anidride carbonica, acqua e acidi minerali, che non sono tossici per l’ambiente.

inquinamento da farmaci


Contro l’inquinamento da farmaci non basta la buona volontà del singolo consumatore che eviti di disperdere nell’ambiente quelli inutilizzati o scaduti. Il problema, come dimostra uno studio pubblicato dalla rivista Regulatory Toxicology and Pharmacology, è di portata ben più vasta. Uno degli autori, Joakim Larsson, docente dell’Istituto di neuroscienze e fisiologia della svedese Università di Göteborg, ha infatti visitato la zona industriale nei pressi di Hyderabad, in India, dove il suo gruppo di ricerca ha raccolto campioni dell’acqua scaricata da un impianto per il trattamento delle acque reflue provenienti da circa 90 aziende farmaceutiche dell’area. Scoprendo che l’impianto in questione rilascia 45 kg al giorno di ciprofloxacina, una quantità corrispondente al quintuplo del consumo quotidiano di questo antibiotico nell’intera Svezia. Con danni che non sono certo limitati a quelli ambientali, in quanto si crea in tal modo il rischio che simili antibiotici possano prima o poi diventare inefficaci contro batteri diventati nel frattempo sempre più resistenti al contatto con la sostanza che dovrebbe combatterli. Benché si ritenga che la Svezia abbia una delle legislazioni più intransigenti al mondo in materia di tutela dell’ambiente, Larsson sottolinea che, come altri Paesi occidentali, essa condivide la responsabilità per i problemi ambientali provocati altrove dal consumo nazionale di farmaci. Molte delle sostanze contenute nei medicinali di uso più comune vengono infatti realizzate in India e in Cina, ma al momento è letteralmente impossibile per chi li acquista sapere dove sia in realtà prodotto il loro principio attivo. L’unica soluzione al problema prospettata da Larsson è dunque quella che sia resa trasparente la catena produttiva dei farmaci, perché se ai consumatori fosse data qualche possibilità di scegliere quelli che sono stati prodotti secondo modalità rispettose dell’ambiente, potrebbe derivarne una concreta esortazione alle aziende farmaceutiche ad attribuire ovunque a queste ultime un’importanza non inferiore a quella dei loro profitti.

L’ENERGIA OSMOTICA detta anche energia a gradiente salino


Una nuova tecnologia per la produzione di energia pulita basata sulla differenza di salinità alla foce dei fiumi, tra l'acqua marina e quella proveniente dall'estuario

Le fonti di energia pulita sono presenti in varie forme, ovunque intorno a noi, anche se spesso non ce ne accorgiamo nemmeno. Una tra quelle più facili e vantaggiose da sfruttare, ma ancora praticamente inutilizzata, è la differenza di salinità presente alla foce dei fiumi, là dove l’acqua dolce si incontra con l’acqua marina salata. I Paesi Bassi sono all’avanguardia nello sviluppo delle nuove tecnologie in questo campo, anche grazie alle caratteristiche del loro territorio, dove sono numerosi i fiumi che sfociano in mare. Ma è un'azienda norvegese ad applicare le ultime scoperte su larga scala, attraverso la costruzione di una vera e propria centrale elettrica.


L’ENERGIA OSMOTICA – Questo tipo di energia è detta energia a gradiente salino (o energia osmotica) e sfrutta il flusso spontaneo dell’acqua da una soluzione a concentrazione minore (acqua dolce) verso una più concentrata (acqua salata).
Come riporta il New Scientist, il progetto di un nuovo tipo di di batteria in grado di incanalare quest’energia è nato dagli ingegneri del Wetsus, centro olandese per le tecnologie idriche sostenibili. Per dare un’idea delle potenzialità di questa risorsa, nel caso specifico del Reno, che sfocia poco a sud di Rotterdam nel Mare del Nord, il processo chiamato «Blue Energy» sarebbe in grado di produrre 1 gigawatt di elettricità, sufficiente per alimentare 650 mila abitazioni. Un sistema del genere può essere applicato alla foce dei fiumi di tutto il mondo, dal Gange al Mississippi, senza causare danni all’ambiente nè all’ecosistema, e in futuro – a pieno regime – potrebbe arrivare a fornire fino al 7 per cento del fabbisogno energetico globale.

LA PRIMA CENTRALE – L’energia osmotica è nota da tempo. Nonostante ciò, sono stati necessari anni di studi per creare un sistema in grado di produrre elettricità sfruttando la differenza di concentrazione alla foce dei fiumi. Le difficoltà principali sono legate alla membrana di separazione tra acqua salata e dolce: alla fine degli anni ’90 sono nati i primi prototipi efficaci e solo ora i modelli più avanzati sono abbastanza efficienti da permettere la produzione di energia in modo redditizio. Dopo aver sperimentato in laboratorio il funzionamento dell’impianto e delle membrane, nei prossimi mesi l’azienda norvegese Statkraft attiverà il primo prototipo di centrale a energia osmotica su larga scala. Sarà situata a Tofte, una cittadina costiera vicino a Oslo (Norvegia), e avrà dimensioni relativamente piccole: in un’area grande come un campo da tennis, verranno installati 2 mila metri quadri di membrane che genereranno circa 4 kilowatt (una quantità di energia molto modesta). Sfruttando l’esperienza di Tofte, entro il 2015 l’azienda spera di riuscire a costruire una centrale più grande, in grado di produrre almeno 25 megawatt (il fabbisogno di circa 15 mila famiglie).


IL NUCLEARE DI TERZA GENERAZIONE è IL PIù PERICOLOSO


Berlusconi deve dei soldi a Sarkozy. Non si spiega altrimenti! Nel giro di pochi mesi ha prima svenduto Alitalia ad Air France per 320 milioni, dopo averla risanata a spese degli italiani, evitando di fargliela acquistare per un miliardo e mezzo sull'orlo del fallimento. I francesi, da par loro, non si sono risparmiati a prenderci per il culo. Stavano ancora ridendo, quando ieri gli abbiamo finanziato l'industria nucleare. Il grande ballista delle regionali dice che negli anni '70 eravamo protagonisti del nucleare, ma poi abbiamo ceduto al fanatismo ideologico. Vediamolo insieme, questo fanatismo ideologico.

Nel 1979 ad Harrisburg (Usa) si è sfiorata la "fusione del nocciolo", che è avvenuta invece a Chernobyl (Ucraina) il 26 aprile 1986, con decine di migliaia ditumori e leucemie nei 20 anni successivi e più di 1000 morti per tumore tra i soldati intervenuti. Ha contaminato l'acqua di 30 milioni di ucraini e irradiato 9 milioni di persone. Oggi, nelle regioni confinanti, 2/3 degli adulti e metà dei bambini sono ammalati alla tiroide, e c'è il raddoppio delle malformazioni. Nel 2002nell'Ohio (Usa) si è sfiorato lo stesso disastro; nel 2004 a Sellafield (GB) c'è stata una fuga 160 kg di velenosissimo plutonio rivelata solo dopo 8 mesi. Dal 1995 al2005 c'è stata una serie di incidenti gravi (con 7 morti e centinaia di contaminati gravi) nelle centrali del Giappone: tra cui uno gravissimo a TokaiMura nel 1999 (2 lavoratori morti, 3 gravemente contaminati e 119 esposti a forti dosi di radiazioni) e il più grande impianto nucleare al mondo chiuso il 16 luglio 2007 per i danni da terremoto. Incidenti analoghi, poco pubblicizzati, si sono verificati in Francia e in Yugoslavia. A tutt'oggi non si sa dove smaltire le scorie, e l'unica soluzioni è sotterrarle nella speranza che niente e nessuno le tocchi per migliaia di anni. Stiamo ipotecando un futuro talmente lontano che al confronto la storia della civiltà è un raccontino. Si accettano scommesse: quanti terremoti potrebbero verificarsi nei prossimi diecimila anni?

Ma vediamole, queste centrali nucleari di terza generazione sbandierate da Silvio Berlusconi come assolutamente sicure. Si chiamano EPR (European Pressurized water Reactor), e manco a dirlo sono peggio, molto peggio di quelle allaChernobyl. Non lo dico io, lo dice la stessa industria del nucleare, che in un paese dove ci sono ancora giornalisti liberi consegna a The Indipendent una serie di dati impressionanti. I reattori nucleari europei ad acqua pressurizzata in caso di incidente sono più pericolosi, molto più pericolosi di quelli vecchi. Secondo EDF, Électricité de France, la maggiore società produttrice e distributrice di energia in Francia, l'emissione di isotopi radioattivi di bromo, rubidio, iodio e cesio sarebbe quattro volte maggiore rispetto alla fuoriuscita che si verificherebbe in un reattore tradizionale. Secondo la società di smaltimento scorie radioattive finlandese Posiva, l'emissione dell'isotopo iodio 129 sarebbe perfino sette volte maggiore. Non basta, per la cugina svizzera Swiss National Co-operative dor the Disposal of Radioactive Waste, la fuoriuscita di cesio 135 e di cesio 137 sarebbe superiore di 11 volte!

Conti che non fermano il governo. Del resto, il ritorno al nucleare era espressamente previsto dal Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli, e il Discepolo 1816 era e resta, a dire dello stesso maestro venerabile, il migliore allievo e l'unico in grado di portarlo a compimento. Poichè di energie rinnovabili e di fotovoltaico la P2 non sapeva un acca, è comprensibile che dalle nostre parti nessuno ci investa. Senza il bigino di Gelli, Silvio è perduto.

Cittadini di Oristano, Caorso, Latina, Garigliano, Trino Vercellese, Palma, Agrigento, Scanzano Jonico, Mola, Termoli, Ravenna, Chioggia, Monfalcone, San Benedetto (AP), Scarlino e Fossano... siete stati nominati! Tra tutti voi entro aprile Scajolasceglierà, tramite televoto, i fortunati che ospiteranno una fantastica centrale nucleare super-sicura. Garantisce il pignattaro di Arcore.

E delle sue garanzie potete fidarvi, quando dice una cosa, è quella!

mercoledì 25 febbraio 2009

NUCLEARE: PIEMONTE :"INVESTIAMO SU ENERGIE RINNOVABILI"


Torino, 25 feb - ''Non vogliamo nucleare in Piemonte. In un quadro nazionale preoccupante sulle culture energetiche, il Governo dichiara di voler costruire 4 centrali nucleari di quarta generazione con la Francia in progettazione paritetica.

Il Piemonte non ci sta e mantiene ferma la sua proposta: investire nelle energie da fonti rinnovabili per sostenere lo sviluppo, rilanciare l'economia, ridurre i consumi, proteggere l'ambiente''. Lo hanno dichiarato Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte e Andrea Bairati, assessore regionale all'Energia in merito alle dichiarazioni del Governo sulla questione nucleare. ''Oggi infatti - proseguono BairaTi e Bresso in una nota comune -, come dimostrano le scelte fatte da tutti i Paesi avanzati nel mondo, che riducono il nucleare e potenziano ricerca ed energie rinnovabili, le soluzioni sono altre. Il nostro no, lo sottolineiamo, riguarda anche lo scenario economico, non solo quello ambientale. Il Piemonte ha iniziato questo cammino un anno fa, producendo cosi' opportunita' di lavoro e miglioramento della qualita' del nostro territorio''.

''Quanto ai presunti risparmi del nucleare - osserva la presidente Bresso - c'e' qualcuno che fa male i conti. Se ai costi di produzione si aggiungono quelli per lo smantellamento, che equivalgono almeno a quelli di costruzione e alle spese per i controlli che andranno garantiti per un certo numero di secoli, si vede subito che la convenienza non c'e' proprio. Anzi: si trasferiscono alle generazioni future costi enormi e rischi gravi, mentre le energie da fonti rinnovabili assicurano sviluppo per oggi e per domani, contribuendo al tempo stesso a sanare le ferite del passato''.
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Roma, 25 feb - La decisione di riavviare il Paese sulla strada dell'atomo infiamma gli animi e risveglia antiche paure fomentate anche dalla recente inchiesta pubblicata sul quotidiano britannico Independent, secondo il quale documenti industriali, recuperati fra le carte dell'azienda francese EDF che ha appena sottoscritto un accordo con l'Enel, dimostrano che i nuovi nuovi Epr (European pressurised reactors), i reattori che verranno costruiti in Gran Bretagna, ma anche in Italia, dopo l'accordo siglato da Berlusconi e Sarkozy, in caso di incidente sarebbero molto piu' pericolosi, emettendo una maggiore quantita' di sostanze radioattive .

Paure che non vengono condivise dagli esperti: secondo Giorgio Rostagni, dell'IGI-CNR, l'Istituto che si occupa di ricerche di ingegneria e fisica sulla fusione termonucleare controllata. infatti, ''i reattori nucleari di nuova generazione sono molto piu' sicuri dei loro predecessori, migliorati sotto il profilo della sicurezza, offrono maggiori garanzie, persino in caso di attacchi terroristici''. E spiega all'Asca che i nuovi impianti ''sono l'evoluzione di quelli precedenti, introducono miglioramenti sotto il profilo della sicurezza e maggiori garanzie con minori probabilita' del verificarsi di incidenti''.

Quanto alle scorie che i reattori nucleari producono, secondo Rostagni, ''il metodo di gestione francese e' molto produttivo e prevede la separazione degli elementi a lunga vita dagli altri e il riutilizzo, in parte, ad esempio del combustibile, il plutonio, ancora disponibile. Un metodo certamente migliore di quello di sotterrare tutto''.

Il problema delle scorie, infatti, in Italia e' ancora irrisolto persino per quanto riguarda quelle degli impianti nucleari mai partiti, una parte delle quali sono stoccate a Saluggia, in Piemonte, in attesa dell'individuazione di un sito piu' adatto. Ma gia' si susseguono le dichiarazioni di presidenti di Regione e amministratori locali che rifiutano l 'ipotesi della costruzione di centrali nucleari sul proprio territorio.

Intanto, nelle librerie, il volume ''Energia per l'Astronave Terra'' (Zanichelli) di Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani , si chiede se il ritorno all'energia nucleare davvero convenga.

''I Paesi europei, Italia compresa - scrivono gli autori - non possiedono riserve significative di uranio. Quanto ci costerebbe, considerando anche che impianti di quarta generazione potranno essere costruiti solo tra 25 anni? '', inoltre, ''oltre 3/4 dei nostri consumi attuali sono costituiti da combustibili che non possono essere prodotti con le centrali nucleari''. E la Francia che produce il 78 % dell'elettricita' per via nucleare consuma molto piu' petrolio dell'Italia''. Infine: ''Non e' vero che importiamo energia elettrica dalla Francia a prezzi elevati. Le centrali nucleari francesi sono a ciclo continuo e non possono essere spente. Quindi, di notte, il sistema elettrico smista energia ai paesi confinanti a basso costo, Italia compresa''.

Un ritorno al nucleare in Italia e' improponibile per l'Italia dei Valori, il solo partito che in maniera compatta ed univoca ha presentato una serie di emendamenti per sopprimere tutte le norme pro-nucleare del collegato alla Finanziaria all'esame del Senato''. E' quanto ribadisce il Presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario, criticando le decisioni del Governo in materia.

''Per l'IdV il ricorso al nucleare e' inutile e pericoloso - spiega Belisario - non soddisfa il nostro fabbisogno energetico, costera' molto caro senza alcun risparmio per i cittadini ed infine moltiplica i rischi ambientali anche per quel che riguarda il problema delle scorie''.

''Meglio sarebbe - conclude il presidente dei senatori IdV - puntare su un serio progetto di sviluppo delle energie rinnovabili, come hanno fatto in Spagna, dove gia' l'anno scorso la potenza complessiva prodotta dal vento ha superato in qualche caso quella generata da tutte e sei le centrali nucleari esistenti nel Paese. Berlusconi farebbe bene a prendere esempio dal presidente Usa Obama, che ha proposto al Congresso un progetto con un fondo da 15 miliardi di dollari per finanziare investimenti in energia solare ed eolica, biocarburanti e veicoli verdi''.


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Roma, 25 feb - ''L'accordo firmato ieri da Sarkozy e Berlusconi e' un regalo alla Francia e un danno per l'Italia.

Come e' sua abitudine, il nostro premier fa molta propaganda e poco di utile per il Paese. E se e' comprensibile la soddisfazione del presidente francese, che con questo accordo garantisce un sostegno economico all'industria nucleare attiva nel suo paese, tutt'altro si puo' dire per l'Italia, che nel ritorno all'atomo trovera' l'ennesimo spreco di denaro pubblico''.
Lo afferma Ermete Realacci (Pd) aggiungendo che ''il nucleare viene presentato da Berlusconi come una fonte di energia sicura, pulita, illimitata e di basso prezzo. Ma non e' affatto cosi'. Anche tralasciando le questioni irrisolte di sicurezza e scorie, il nucleare ha segnato il passo in questi anni in Occidente proprio per i costi elevati. E' per questo che negli USA, dove il settore energetico e' tutto privato, non si fanno nuove centrali nucleari dal '78, ben prima di Chernobyl''.

''Come se non bastasse, a fronte di enormi investimenti pubblici, l'Italia non vedra' un solo Kilowatt di energia elettrica prodotta con il nucleare prima di quindici anni. A maggior ragione -afferma ancora Realacci- in un momento di crisi, e' meglio puntare su misure che danno risultati a breve termine, sostengono e rendono piu' competitiva l'economia e l'aumento occupazionale. Per il nostro Paese questo vuol dire puntare sul risparmio energetico, sulle fonti rinnovabili, sul recupero energetico del patrimonio edilizio esistente, sul ricambio dei beni durevoli orientato su base ambientale''.

martedì 24 febbraio 2009

NUCLEARE: INTESA BERLUSCONI SARKOZY ....... a nome di chi???


Roma, 24 feb.2009Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, al termine dei colloqui bilaterali Italia-Francia svolti a Villa Madama, hanno firmato l'accordo di cooperazione nel campo dell'energia nucleare con il coinvolgimento di Enel e Edf. L'intesa prevede tra l'altro la collaborazione tra le due aziende (aperta alla partecipazione di altri operatori) per la realizzazione di quattro centrali nucleari in Italia a partire dal 2020.
Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente:''Un accordo pericoloso e miope. Perche' tutti gli studi internazionali mostrano che il nucleare e' la fonte energetica piu' costosa e perche' rimane aperta la questione delle scorie e della sicurezza''. Cosi' Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, valuta il protocollo intergovernativo firmato oggi a Roma da Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy e i due memorandum siglati da Enel e Edf che coprono tutta la filiera del nucleare e prevedono la costruzione di 4 centrali nucleari di terza generazione in Italia, la prima operativa dal 2020. ''Il governo procede come un caterpillar per spianare la strada ai suoi progetti, nonostante il disegno di legge del ministro dello Sviluppo economico sia ancora in fase di discussione e vengano continuamente prorogati i tempi per definire i criteri di localizzazione degli impianti - dice Cogliati Dezza -. Ma lo 'scenario nucleare' e' una prospettiva che l'Italia, in piena crisi economica, non puo' verosimilmente permettersi''. ''Tanto per fare un esempio - prosegue il presidente di Legambiente -, i costi della centrale finlandese di Olkiluoto, l'unico reattore di terza generazione evoluta in costruzione nel mondo insieme a Flamanville in Francia, sono lievitati quasi del 50%: dai 3,2 miliardi di euro previsti ai 4,5 attuali. Autorizzato nel 2002, il cantiere e' partito nel 2005 e dovrebbe chiudersi nel 2012 con tre anni di ritardo rispetto alle previsioni, se questo termine non slittera' ancora in avanti''.

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lunedì 23 febbraio 2009

PANNELLI SOLARI del FUTURO CON IDROGENO SPRAY


(ANSA) - ROMA - In un futuro non troppo lontano sara' possibile spruzzare un film di idrogeno per rendere i pannelli solari piu' economici e competitivi sul mercato. Questa l'idea di un progetto, nato dalla collaborazione tra l'Australian National University (ANU), Spark Solar Australia e l'azienda finlandese Braggone Oy, che ha come obiettivo quello di creare un componente fluido da spruzzare sui pannelli. Il progetto, che avra' durata triennale, dovrebbe consentire di ''spruzzare un film di idrogeno ed uno di materiale non riflettente su un nastro trasportatore'' spiega Spark Solar. Il costo previsto per la ricerca sara' di 1,85 milioni di dollari. La societa' Spark Solar Australia prevede di produrre, entro il 2010, otto milioni di celle solari, sufficienti per alimentare 10.000 case australiane e creare piu' di 100 posti di lavoro. Un altro progetto invece, studiera' i metodi per cambiare la superficie delle celle solari per renderle piu' efficienti. Il progetto sara' portato avanti dall'ANU, riconosciuta come leader della ricerca e sviluppo sul fotovoltaico a livello internazionale e dalla societa' tedesca GP Solar. Entrambi i progetti prevedono che sara' possibile senza avere alcuna perdita a livello qualitativo: ''Le celle - afferma Keith McIntosh, della Australian National University - saranno della stessa qualita' di quelle tradizionali, ma molto piu' economiche''.

lunedì 16 febbraio 2009

cresciuta anidride carbonica nell'atmosfera


(ANSA) - ROMA, 15 FEB - Molto peggio di quanto si pensasse fino a poco tempo fa: questo il messaggio sul riscaldamento globale di uno dei massimi esperti. Secondo Chris Field, biologo del Carnegie Institute, c'e' il dubbio che alcuni dei rimedi siano peggiori del male. Field afferma che e' aumentata l'anidride carbonica nell'atmosfera, per la produzione di energia elettrica con il carbone di Cina e India. Sotto accusa anche i biocarburanti, perche' causano la distruzione delle foreste.

NUCLEARE : Scontro tra due sottomarini nucleari in pieno Atlantico, tragedia sfiorata


Tamponamento tra il britannico Vanguard e il francese Le Triomphant entrambi carichi di testate atomiche nella notte tra il 3 e il 4 febbraio
LONDRA (GRAN BRETAGNA) - Tragedia sfiorata nel curore dell'Atlantico. Un incidente tra due sottomarini nucleari (un francese e un britannico), avvenuto all'inizio di febbraio nel mezzo dell'oceano, è l'imbarazzante e inquietante allarme che arriva da oltremanica: perchè la collisione - rivela il quotidiano britannico «Sun»- avrebbe potuto far sprofondare nei fondali o rilasciare radioattività nucleare. LO SCONTRO - I due sottomarini (l'HMS Vanguard e il francese Le Triomphant) - che trasportavano entrambi missili nucleari e avevano, in tutto, circa 250 marinai a bordo - navigavano a fior d'acqua ed erano impegnati in due distinte missioni. In realtà, pur essendo stati entrambi danneggiati, i due sottomarini - ha tenuto a rassicurare il Ministero della Difesa britannico - non hanno riportato avarie all'attrezzatura nucleare. Ma rimane lo sconcerto per l'accaduto: «Le conseguenze potenziali sono impensabili», ha detto una fonte della Royal Navy al tabloid britannico. «L'esplosione nucleare era improbabile, ma una fuga radioattiva era possibile. Non solo: avremmo potuto perdere l'equipaggio e le testate nucleari. Sarebbe stato un disastro nazionale». L'inchiesta è già partita, anche per capire come sia possibile che ci fossero due sottomarini nello stesso specchio d'acqua, considerati i sofisticati dispositivi radar a bordo. E intanto il Vanguard, che è armato con 16 missili balistici, è già stato trainato a Faslane, in Scozia, per riparare i danni. Una tragedia sfiorata Secondo fonti della Marina francese, Le Triomphant - uno dei quatto sottomarini strategici nucleari della cosiddetta Force de frappe - stava rientrando in patria dopo 70 giorni di missione quando è avvenuto l’incidente, nella notte tra il 3 e il 4 febbraio. L’episodio non è invece stata confermato dal ministero della Difesa britannico. "La nostra politica - ha ricordato un portavoce - è di non commentare le questioni che riguardano i sottomarini, ma possiamo confermare che la capacità di deterrenza britannica è intatta e non ci sono problemi per la sicurezza nucleare". Entrambi i sottomarini pesano circa 35 tonnellate, possono portare sei testate nucleari e 16 missili balistici M45.

mercoledì 11 febbraio 2009

un software che fà risparmiare energia


In tempi di crisi e risparmio, tutto serve. Come limitare i consumi inutili di energia nei computer in «stand by». Un aiuto viene da un software realizzato dall’Università di Liverpool che spegne automaticamente un computer in rete, se rimane inattivo per più di mezz’ora.

Con un risparmio sulla bolletta dell’elettricità di uffici, biblioteche e università che può arrivare fino a 15 mila euro al mese, secondo il team di ricercatori.

I loro calcoli rivelano che, in una biblioteca con 1600 pc, ogni computer, ogni settimana, spreca 20 mila kW senza ragione (pari a 2400 sterline di bolletta). Con il nuovo software, invece, si sono già recuperati 24 milioni di ore di inattività.

domenica 8 febbraio 2009

gli allevamenti inquinano di più delle auto di tutto il mondo


Strano ma vero: inquina di più allevare mucche che guidare automobili. Lo dice un rapporto della Fao (l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) e lo sostiene con la certezza dei numeri: il settore dell’allevamento di bestiame (bovini, maiali, pecore, piccoli ruminanti e volatili) produce più gas serra rispetto al sistema mondiale dei trasporti (il 18% contro il 14%), inserendosi tra i principali responsabili del riscaldamento globale del pianeta.

Più che un allarme, è un ultimatum: secondo Henning Steinfeld, funzionario della Fao, «l’allevamento costituisce un grande problema ambientale a cui va posto urgente rimedio». E non solo per salvare l’atmosfera, ha aggiunto, ma anche terre e acque, sottoposte a un lento ma inesorabile degrado. E’ una rincorsa senza prospettive certe: in realtà, le previsioni tendono al peggio. Il settore dell’allevamento, che provvede alla sussistenza di un miliardo e 300 milioni di persone e rappresenta il 40% dell’intera produzione agricola, è in crescita vorticosa: entro il 2050 gli attuali 229 milioni di tonnellate di carne prodotti annualmente diventeranno 465 e i 580 milioni di tonnellate di latte raddoppieranno a 1043 milioni, per effetto della crescita globale del benessere e dell’aumento vorticoso dei consumi in paesi a grande popolazione come Cina, India e Brasile.

Ciò comporterà un altissimo costo ambientale in termini di emissioni di Co2 (sul totale delle emissioni legate all’attività umana, il 9% viene dagli allevamenti), di metano proveniente dal sistema digestivo degli animali (il 37% sul totale prodotto dalle attività umane), e di ammoniaca, responsabile poi dell’acidificazione delle piogge. Rimedi? La Fao ne suggerisce qualcuno: maggior controllo dei pascoli, in modo da non degradare le aree verdi per eccesso di sfruttamento; miglioramento della dieta degli animali, con l’obiettivo di ridurre la fermentazione enterica e le conseguenti emissioni di metano; incentivazione degli impianti di biogas per smaltire il letame; miglioramento dei sistemi di irrigazione; vincoli all’allevamento su larga scala vicino alle aree urbane.

Qualcosa, in Europa, si sta muovendo. In Danimarca, per legge, gli allevatori sono obbligati a «iniettare» il letame nel sottosuolo, per prevenire l’emissione di gas; in Olanda sono operativi progetti- pilota per trasformare un impasto di escrementi, carote e scarti dolciari in biogas da bruciare per ottenere calore ed elettricità. E in Italia? «Rispettiamo la direttiva europea sui nitrati e incentiviamo la produzione di elettricità da biogas — spiega Domenico Gaudioso, responsabile del settore clima dell’Ispra—ma il problema è serio e si dovrebbe fare di più, non tanto per gli allevamenti nuovi, che devono rispondere all’obbligo di contenere le emissioni al suolo e nell’atmosfera, quanto per quelli vecchi. Ma con costi che gli agricoltori, senza incentivi, non possono sostenere ». Il futuro è però questo: il riscaldamento globale si combatterà (anche) mucca per mucca, maiale per maiale, pollo per pollo.