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venerdì 31 luglio 2009

influenza suina: nuova influenza,virus sta andando più velocemente del previsto. Nelle ultime 24 ore sono 5676. Usa il vaccino spray

I casi di influenza A/H1N1 registrati nel mondo nelle ultime 24 ore sono 5676, 183.326 i casi totali per il Centro europeo Ecdc. Le morti causate dal virus sono 1148. E arriva dagli Usa la nuova arma in grado di rallentare la pandemia.Sarebbe un vaccino spray nasale: la MedImmune, la casa produttrice, ha reso noto che la 'coltura' del virus sta andando piu' velocemente del previsto e le dosi disponibili entro il prossimo marzo saranno 5 volte piu' alte di quanto stimato.

RU486 : COME FUNZIONA IL FARMACO RU486


La pillola RU486 ha un verificato effetto abortivo. A base di mifepristone, è in grado di interrompere la gravidanza già iniziata con l’attecchimento dell’ovulo fecondato. L’aborto farmacologico tramite Ru486 prevede l’assunzione di due farmaci: la Ru486 appunto (che interrompe lo sviluppo della gravidanza) in abbinamento a una prostaglandina che provoca le contrazioni uterine e l’espulsione dei tessuti embrionali. Ogni Paese in cui la pillola abortiva è commercializzata ha delle regole e delle scadenze precise: la pillola può infatti essere assunta entro un certo periodo di tempo, calcolato in settimane. Quindici giorni dopo l’espulsione, che avviene nel 98,5% dei casi, la paziente viene sottoposta a valutazione ecografica e ad una visita di controllo. Cosa diversa è, invece la cosiddetta “pillola del giorno dopo” Norlevo, con la quale la RU486 è spesso confusa: in questo caso si tratta di un anticoncezionale e non provoca, secondo gli esperti, l’interruzione di una gravidanza, ma impedisce l’eventuale annidamento nell’utero dell’ovulo che potrebbe essere fecondato.

Ecco come funziona la Ru486, il farmaco che consente di interrompere la gravidanza senza sottoporsi ad intervento chirurgico, autorizzato ieri in Italia dal Cda dell'Aifa. E' da premettere che ogni Paese in cui la pillola abortiva è commercializzata ha delle regole e delle scadenze precise: la Ru486 può infatti essere assunta entro un certo periodo di tempo, calcolato in settimane, che varia da nazione a nazione.

- 1) In Italia, accertato con un'ecografia che la gravidanza sia all'interno dell'utero e di un periodo inferiore a sette settimane, e completate le procedure della legge 194, il medico somministra il mifepristone. Questa molecola blocca i recettori del progesterone sulla mucosa e sulla muscolatura dell'utero, aumentandone l'eccitabilità e favorendo la dilatazione del collo. Nel 70% dei casi l'interruzione della gravidanza avviene entro le 4 ore dalla somministrazione del primo farmaco, nel restante 30% entro le 24 ore successive.


- 2) Trascorse 24-36 ore, viene somministrata una prostaglandina che induce contrazioni uterine ed espulsione dei tessuti embrionali. E' prevista la permanenza della paziente per 3/4 ore in ospedale. Nel 70% dei casi l'espulsione del feto avviene entro le 4 ore. Il ricorso all'intervento chirurgico è necessario nel 2% dei casi.


- 3) Dopo circa 10/14 giorni la donna torna in ospedale per il controllo. L'Emea, nelle sue indicazioni, non prevede il ricovero.

Ru486: La pillola sara' commercializzata in Italia. L' Ru486 PERò RIMANE UN FARMACO ASSAI PERICOLOSO


Via libera a maggioranza dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) alla pillola abortiva Ru 486. Il Consiglio di amministrazione dell'Aifa ha infatti approvato l'immissione in commercio del farmaco in Italia. La pillola abortiva e' gia' commercializzata in vari paesi.

Il Cda dell’Aifa si è avvalso dei pareri del Consiglio superiore di Sanità e ha raccomandato ai medici “la scrupolosa osservanza della legge”. La decisione, ha voluto sottolineare l’Aifa in una nota, “rispecchia il compito di tutela della salute del cittadino che deve essere posto al di sopra e al di là delle convinzioni personali di ognuno pur essendo tutte meritevoli di rispetto”. Aggiunge, al termine della lunga riunione, Giovanni Bissoni, assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna e componente del Cda Aifa: la Ru486 potrà essere utilizzata in Italia solo in ambito ospedaliero (”fascia H”), così come la legge 194 prevede per le interruzioni volontarie di gravidanza. Nelle disposizioni, ha aggiunto Bissoni, c’è un “richiamo al massimo rispetto della legge 194 e all’utilizzo in ambito ospedaliero. Dopo una lunga istruttoria è stato raccomandato di utilizzare il farmaco” ha chiarito Bissoni “entro il quarantanovesimo giorno, cioè entro la settima settimana”. Entro questo termine, infatti, le eventuali complicanze sono sovrapponibili a quelle dell’aborto chirurgico.
La stessa legge n.194 prevede inoltre una stretta sorveglianza da parte del personale sanitario cui è demandata la corretta informazione sul trattamento, sui farmaci da associare, sulle metodiche alternative disponibili e sui possibili rischi, nonché l’attento monitoraggio del percorso abortivo onde ridurre al minimo le reazioni avverse (emorragie, infezioni ed eventi fatali)”. Ma è proprio su questo punto, cioè sulla possibilità che il reale processo abortivo avvenga in concreto fuori dai centri sanitari, che si concentra chi sostiene l’incompatibilità della Ru486 con la legge 194.

Dopo cinque lunghi anni di discussione e dopo sei ore riunione, l’Agenzia del Farmaco (Aifa), ha dato l’imprimatur definitivo (a maggioranza, quindi senza l’unanimità: 4 voti a favore, uno contrario) all’immissione in commercio anche in Italia della Ru486, la pillola abortiva, cioè il farmaco per l’interruzione di gravidanza, già utilizzato in altri Paesi (è commerciabile in Francia dal 1988; nel 1990 fu autorizzata in Gran Bretagna, e un anno dopo in Svezia; dal 1999 in Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Grecia e Paesi Bassi, Svizzera, Israele, Lussemburgo, Norvegia, Tunisia, Sudafrica, Taiwan, Nuova Zelanda e Federazione russa) e dal 2005 è inserita nella lista dei farmaci dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms)..

LE CRITICHE
Durissimo, dall’altra parte, l’attacco del Vaticano. Sia per bocca di monsignor Giulio Sgreccia, emerito presidente dell’Accademia per la vita, che auspica “un intervento da parte del governo e dei ministri competenti”. Perchè, spiega, non “è un farmaco, ma un veleno letale” che mina anche la vita delle madri, come dimostrano i 29 casi di decesso. La Ru486, afferma Mons. Sgreccia, è uguale, come la chiesa dice da tempo, all’aborto chirurgico: un “delitto e peccato in senso morale e giuridico” e quindi comporta la scomunica “latae sententiae”, ovvero automatica. Toni simili a quelli dell’arcivescovo Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense, che ribadisce il no della Chiesa alla Ru486 “perché è oggettivamente un male” e per non incorrere negli “effetti collaterali” del farmaco: “Nel mondo sono morte diverse donne“, dice l’arcivescovo al Corriere della sera. Fisichella ricorda che per il Vaticano “la soppressione dell’embrione di fatto è la soppressione di una vita umana: che ha dignità e valore dal concepimento alla fine. E il fatto che assumere una pillola possa essere meno traumatico per una donna non cambia la sostanza, sempre aborto è”.
Ancora prima che l’Aifa si pronunciasse, il Vaticano si era scagliato contro la pillola abortiva. L’Osservatore Romano aveva affrontato in mattinata il nodo della Ru486 riportando le preoccupazioni espresse dalla sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella (Pdl) che con la pillola abortiva Ru486 si possa arrivare a una “cladestinità legalizzata” degli aborti. Il metodo dell’aborto farmacologico con la Ru486, ha affermato, “intrinsecamente porta la donna ad abortire a domicilio, proprio perché il momento dell’espulsione non è prevedibile”, in una sorta di “clandestinità legale”.
Duro anche il senatore dell’Udc, Luca Volonté: “Con la commercializzazione della pillola assassina trionfa la cultura della morte. Altro che ‘estremamente sicura’: la Ru486 non è un’aspirina per il mal di testa. Bene ha detto Monsignor Sgreccia: ricorrendo all’aborto chimico, donne e ragazze italiane che vogliono evitare una gravidanza indesiderata non faranno altro che uccidere di sicuro una vita umana mettendo in pericolo anche la propria”.
Si affida a un’interpellanza parlamentare Francesco Cossiga. Con tanto di dati della letteratura scientifica: “Il 15% delle donne sottoposte al trattamento”, ha denunciato Cossiga, “abortisce dopo il quarto giorno dalla somministrazione, mentre il 5-8% deve sottoporsi a un intervento all’utero per aborto incompleto”. Per questo il presidente emerito chiede al governo “se non ritenga necessario fare chiarezza sulle notizie relative alle morti, rendendo pubblici il dossier della Exelgyn e il carteggio fra il Ministero e l’Aifa”
Dall’opposizione ha risposto l’ex ministro della Sanità Livia Turco (Pd): “Questi non sono temi da crociata. La validità di un farmaco è stabilita da organismi tecnici”.
Su posizioni di apertura anche Giorgia Meloni (Pdl), ministro della Gioventù: “La mia linea è questa”, “fare tutto il possibile per prevenire ogni aborto. Se poi non si riesce a convincere una donna a evitare l’aborto, si può accettare uno strumento che rende l’intervento meno invasivo, meno doloroso, meno lacerante”. “A un patto però” precisa “che l’uso della pillola stia rigidamente dentro le modalità previste dalla legge 194. La legge prevede un percorso, controlli, cautele, l’obiezione di coscienza degli operatori…”.

INFLUENZA SUINA: NUOVA INFLUENZA inarrestabbile, LA GRECIA VACCINERà L'INTERA POPOLAZIONE


Non si ferma il bilancio di casi e vittime della nuova influenza A/H1N1. In particolare, come rileva l'European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) nel rapporto pubblicato quotidianamente online sulla diffusione del virus nel mondo, sono 177.650 le persone infettate e 1.127 i decessi.

La Grecia vaccinera' l'intera popolazione contro il virus della nuova influenza. Lo ha annunciato il ministro della Sanita' Dimitris Avramopoulos. ''E' stato deciso, secondo le disposizioni del Premier Costas Karamanlis, di vaccinare tutti i cittadini e i residenti del Paese'', ha detto Avramopoulos nel corso di una conferenza stampa al termine di una riunione di gabinetto. La Grecia ha registrato oltre 700 casi di contagio da virus A(H1N1). Attualmente sono ricoverate in tutto il Paese 15 persone. Quattro pazienti, tra cui una ragazzina inglese, versano in condizioni gravi.
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SINTOMI DELL'INFLUENZA SUINA
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giovedì 30 luglio 2009

Goletta dei Laghi: 14 laghi italiani monitorati in 6 regioni, alla fine sono stati 65 i campioni inquinati. il lago più inquinato è quello di Como


Acque inquinate in 14 punti sul lago di Garda, dove le analisi hanno rilevato una concentrazione di batteri fecali al di sopra dei limiti di legge. Sei sono sulla sponda lombarda, 2 su quella trentina e infine gli altri 6 sulla costa veneta. Sui 14 laghi italiani monitorati da Legambiente, in 6 regioni, alla fine sono stati 65 i campioni risultati inquinati. Tra i bacini più grandi la maglia nera nazionale va al lago di Como, con 15 punti critici, in media uno ogni 11 km di costa, e all'Iseo, con 9 campioni fuori dai limiti, mediamente uno ogni 7 km.

E' il bilancio complessivo al termine della sesta e ultima tappa della Goletta dei Laghi, la campagna per il monitoraggio e l'informazione dei bacini lacustri, quest'anno alla ricerca dei punti critici sulla qualita' delle acque, realizzata in collaborazione con il Coou (Consorzio Obbligatorio Oli Usati). I dati sono stati comunicati durante una conferenza stampa a cui hanno partecipato Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale di Legambiente e Barbara Meggetto, direttrice di Legambiente Lombardia. Riflettori accesi dunque sul più grande bacino italiano che si estende in tre differenti regioni: Lombardia, Veneto e Trentino. Tre i punti risultati fortemente inquinati sulla sponda lombarda. Di questi, due sono 'vecchie conoscenze' della Goletta dei Laghi, Desenzano e Limone del Garda, a cui quest'anno si aggiunge la new entry di Tignale, frutto delle segnalazioni al servizio 'Sos Goletta' di Legambiente. Inquinati invece i punti a Moniga, Salò e Toscolano Maderno.

Con il cambio della normativa lombarda sulla balneazione, che Legambiente ha definito una "magia alla Houdini", a diventare puliti 'per decreto' sul lago di Garda sono ben 4 punti sui 6 riscontrati inquinati dall'associazione: Moniga, Salò, Toscolano Maderno e Limone del Garda. Ma la Goletta ha analizzato tutto il lago di Garda. Sulla sponda veneta sono risultati fuori dai limiti 6 campioni. In particolare fortemente inquinati sono i 4 punti di Peschiera del Garda, Castelnuovo del Garda, Lazise e Bardolino. Inquinati i due campioni prelevati a Garda e a Torri del Benaco. In Trentino off limits invece i punti campionati a Torbole del Garda, risultato fortemente inquinato, e a Riva del Garda, dove ad essere inquinata è la foce dei fiumi Albore e Varone.

Si conclude dunque sul Garda il lungo viaggio della Goletta dei Laghi. I tecnici del laboratorio mobile hanno monitorato, in un mese, ben 14 laghi in 6 regioni (Lazio, Umbria, Piemonte, Lombardia, Veneto e Trentino). Alla fine sono 65 i punti critici rilevati da Legambiente, di cui 35 fortemente inquinati. Dal bilancio complessivo della campagna ambientalista emerge un dato significativo: è allarme foci sui laghi italiani. Infatti oltre la metà dei campioni risultati fuori dai limiti (35) è stata prelevata allo sbocco di torrenti e fiumi che scaricano a lago anche i reflui non depurati dei centri abitati delle aree interne. Dieci le foci trovate inquinate sul Garda, 6 sull'Iseo e sul Maggiore, 5 sul lago di Como, tre sul lago di Fondi nel Lazio e 2 sul Trasimeno in Umbria.
I dati di Goletta dei laghi confermano quanto emerso recentemente a proposito della mancata depurazione dei reflui fognari. Legambiente ricorda che "è di qualche settimana fa la notizia dell'imminente avvio della procedura d'infrazione europea per la mancata applicazione della direttiva sul trattamento delle acque reflue in ben 525 comuni con oltre 15mila abitanti. Dati confermati dal Rapporto Blue Book 2009 di Utilitatis e Anea secondo il quale l'85% degli italiani è servito dalla rete di fognatura e solo il 70% da un impianto di depurazione". "I numeri sulla mancata depurazione delle acque reflue sono da vera e propria emergenza nazionale - dichiara Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale di Legambiente - Siamo stanchi di sentir parlare di grandi e inutili infrastrutture, come il ponte sullo Stretto di Messina o le nuove autostrade del Nord Italia, quando si potrebbero utilizzare quelle risorse per opere pubbliche meno visibili ma più utili, come ad esempio i sistemi di fognatura e trattamento dei reflui fognari, evitando di pagare le sanzioni europee". "Per garantire la salute dei bagnanti e la tutela dell'ambiente - prosegue Ciafani - è necessario che entro la fine dell'anno il Ministero della Salute approvi il decreto attuativo, completando la normativa di recepimento della direttiva sulla balneazione. Solo così manterremo quel primato europeo che il nostro paese detiene dal 1982''.

mercoledì 29 luglio 2009

INFLUENZA SUINA: NUOVA INFLUENZA, Registrati 7mila nuovi casi in un giorno nel mondo E 114 morti in 24 ore Le donne incinte SONO LE PIù VULNERABILI

Sono quasi 7000 i casi di nuova influenza registrati nelle ultime 24 ore nel mondo. Secondo i dati forniti dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), i contagiati a livello mondiale sono saliti a 175.785. Le morti causate dal virus dell'influenza A/H1N1 sono invece 1116 (di cui 37 in Europa), 114 piu' di ieri.

Le donne incinte hanno un piu' elevato rischio di ammalarsi gravemente e morire se infettate dal virus della nuova influenza. Lo hanno comunicato ricercatori statunitensi, confermando una tendenza che ha gia' suscitato allarme tra gli esperti di tutto il mondo. "Abbiamo constatato un incremento di ricoveri in ospedale tra le donne incinte rispetto alla popolazione in generale", ha spiegato la dottoressa Denise Jamieson del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie negli Stati Uniti. Le donne incinte sono sempre state piu' a rischio degli altri se contagiate da una comune influenza, ma la loro percentuale tra i decessi dovuti a influenza A e' molto ampia. Ufficialmente si tratta del 13% del totale dei decessi e si ritiene che il dato possa essere ancora piu' alto. Lo studio ha analizzato i decessi di sei donne incinte in un gruppo di 45 casi registrati tra il 15 aprile e il 16 giugno. Tutte avevano buone condizioni di salute in precedenza, ma una volta contratto il virus si ammalavano di polmonite. "Abbiamo tutte le informazioni di 266 casi su 302 di morti per febbre suina, e di questi 15 riguardano donne incinte, quindi circa il 6%", ha riferito Jamieson. Considerato come le donne in sta

INFLUENZA SUINA: NUOVA INFLUENZA, PARTIRANNO ENTRO DUE SETTIMANA I TEST SUL VACCINO. Tremila volontari, cittadini sani tra 18 e 64 anni .


Partiranno nel giro di 2 settimane negli Usa i primi test di un vaccino contro l'influenza A e sono gia' a migliaia i volontari. Le analisi si svolgeranno in 8 siti negli Usa e verranno condotte sotto la supervisione delle 'Unita' per la valutazione sui vaccini e i trattamenti' che esamineranno velocemente gli effetti e le risposte organiche alle nuove immunizzazioni. Ad oggi piu' di 3.000 americani si sono proposti come volontari. Sono adulti sani, tra i 18 e i 64 anni di eta'.
fONTE: aNSA

RU486: 29 decessi tra donne PER IL FARMACO


Sarebbero almeno 29 i decessi registrati tra le donne in seguito all'utilizzo della pillola abortiva RU486 secondo dati dell'azienda Exelgyn. Tale dato 'non risulta pero' nei verbali del comitato tecnico scientifico dell'Aifa ne' dell'Autorita' europea per i farmaci Emea' conferma il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella,durante la presentazione della relazione al Parlamento sull'attuazione della legge 194. OGGI l'Aifa valutera' l'immissione in commercio in Italia della pillola abortiva.


Dopo anni di scontri ideologici, domani la pillola abortiva RU486 potrebbe fare il suo ingresso negli ospedali italiani dalla porta principale. Il Cda dell'Aifa, infatti, si riunira' nel pomeriggio proprio per stabilire o meno il via libera alla registrazione del mifepristone in Italia.

IL PERCORSO. Il percorso e' stato lungo e ancora le polemiche non sono finite. Dopo le richieste fatte da alcuni ospedali italiani, nel novembre 2007 la casa farmaceutica produttrice Exelgyn (Francia) chiese la registrazione del farmaco in Italia. A inizio 2008 arrivo' il parere positivo del Comitato Tecnico Scientifico dell'Aifa e solo a giugno scorso la Commissione prezzi dell'Aifa stabili' il prezzo delle confezioni da una e da tre compresse (rispettivamente 14,28 euro e 42,80 euro) che saranno a carico delle Asl.

I RISCHI. Anche oggi, alla vigilia della riunione, il mondo politico e' diviso tra chi nella pillola vede un atto di civilta' e chi, invece, ne denuncia con preoccupazione la pericolosita' e i rischi.

Metodo usato in gran parte d'Europa la RU486 in Italia non ha avuto vita facile da quando nel 2005 il ginecologo Silvio Viale avvio' una sperimentazione del farmaco all'ospedale Sant'Anna di Torino.

Nella relazione annuale al Parlamento del ministro della Salute Maurizio Sacconi, si evince che dal 2005 alcuni istituti hanno utilizzato l'approccio farmacologico per l'interruzione della gravidanza. Da quanto riferito dalle Regioni il Mifepristone e' stato utilizzato in due Regioni, Piemonte e Toscana, per un totale di 132 casi, nel 2006 in quattro Regioni e una provincia autonoma (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Trento) per un totale di 1.151 casi e nel 2007 invece in Emilia Romagna, Toscana, Marche, Puglia e Trento per un totale di 1.010 casi. Attualmente per questa procedura abortiva non esistono rilevazioni sistematiche, ma i dati forniti dalle Regioni indicano una prassi di ricovero in day ospital. E da qui le prime perplessita'.

Il sottosegretario Eugenia Roccella, infatti, ha paventato il rischio che nell'uso della RU486 per l'interruzione di gravidanza ''si ricorra a una prassi diversa da quella consigliata dai protocolli, il metodo infatti rende difficile il controllo che l'espulsione avvenga nelle strutture pubbliche dal momento che dura 14 giorni. Dunque il problema che puo' porre il farmaco e' che l'espulsione non avvenga in una struttura ospedaliera''.

Rapporto osservasalute Ambiente: l'Italia sta male

E' grave lo stato di salute dell' Ambiente in Italia. Nessuna regione si salva e non esistono neanche grandi differenze tra Nord e Sud. E' quanto emerge dalla prima edizione del ''Rapporto osservasalute Ambiente'' realizzato dall'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane e presentato oggi. La classifica finale vede la Basilicata al primo posto seguita da Friuli Venezia Giulia e Val d'Aosta. Fanalino di coda la Sicilia e il Lazio.

Abruzzo: la Regione che ha più aumentato la quantità di rifiuti in discarica
Bene invece sul fronte dell’inquinamento elettromagnetico, infatti non si registrano in Abruzzo superamenti dei limiti per le emissioni degli impianti radio base
Troppi rifiuti in discarica in Abruzzo, che risulta la Regione che ha aumentato di più questo tipo di smaltimento quando in tutte le altre si tende, più o meno lentamente, a ridurlo. Infatti, l’Abruzzo smaltisce in discarica 565.116 tonnellate di rifiuti solidi urbani e dal 1999 al 2006 la quota di rifiuti smaltiti in discarica è aumentata moltissimo, ovvero del 18,30%. Inoltre, al 2006, l’Abruzzo risulta privo di impianti di incenerimento.
L’Abruzzo ha una produzione annua di 699.600 tonnellate di rifiuti solidi urbani (dato anno 2006) e fa registrare un incremento del 14,88% nel periodo 1999-2006 contro un incremento medio in Italia del 14,66%. L’Abruzzo, inoltre, ha una produzione pro capite di rifiuti solidi urbani sotto la media nazionale: 534 Kg/ab/anno nel 2006 contro un valore medio italiano di 550, con un incremento del 12,18% nel periodo 1999-2006 (contro un incremento medio dell’11,79%).
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, in Abruzzo, nel 2006, il 16,9% dei rifiuti è smaltito in modo differenziato con un aumento del 12,6% rispetto al 1999 contro un aumento medio in Italia del 12,7%.
Invece per l’inquinamento da Campi Elettromagnetici (CEM) in Abruzzo è pari a zero il numero dei superamenti rilevati per le emissioni degli impianti radio-base di telefonia cellulare (SRB), contro una media italiana di 22 ed è pari a 17 quello degli impianti di radiotelevisione (RTV) contro un valore medio italiano di 59.

Basilicata: la Regione che controlla meglio l’inquinamento da benzene
Bene anche nella gestione dei rifiuti, ma deve aumentare il tasso di raccolta differenziata
La Basilicata ha il dato migliore per quel che riguarda l’inquinamento da benzene, non solo il più basso d’Italia ma anche quello meglio monitorato. Infatti è la Regione con la migliore copertura di popolazione per quanto riguarda il monitoraggio dell’inquinamento da benzene: con 6 centraline di rilevamento la Basilicata presenta il miglior valore di popolazione media residente per numero delle stazioni di rilevamento del benzene, pari a 98.556 persone per centralina.
Inoltre la media annua delle concentrazioni medie giornaliere di benzene (9 μg/m3 previsto al 2006) in Basilicata è nel 2006 la minore in Italia, appena 0,5 μg/m3, rispetto a un valore medio italiano di 2,3; ed è in calo dagli anni precedenti.
Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, la Basilicata ha una produzione totale di rifiuti solidi urbani di 236.926 tonnellate (tra le più basse d’Italia) e fa registrare un incremento del 8,27% tra 1999-2006 contro una media italiana del 14,66%.
La Basilicata fa registrare un primato per la produzione pro capite di rifiuti solidi urbani, la minore in Italia, pari a 401 Kg/ab/anno nel 2006 contro un valore medio italiano di 550.
Per quanto riguarda le modalità di smaltimento dei rifiuti la Basilicata è tra le regioni che smaltiscono in discarica le minori quantità di rifiuti urbani, con 141.081 tonnellate; inoltre in Basilicata dal 1999 al 2006 la quota di rifiuti smaltiti in discarica è diminuita del 28,77%. Bene nello stesso arco temporale, l’aumento della percentuale di rifiuti solidi urbani mediante incenerimento, + 93,74%.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, l’incremento in Basilicata tra 1999 e 2006 è stato modestissimo, un +5,6% contro il +12,7% medio italiano.

Bolzano: il minore numero di superamento emissioni dagli impianti di radiotelevisione
Nella PA è però alto però l’inquinamento da benzene
I cittadini della PA di Bolzano risultano i più protetti dall’inquinamento da Campi Elettromagnetici (CEM) per Radiazioni Non Ionizzanti. Infatti se consideriamo gli impianti radio-base di telefonia cellulare (SRB) e gli impianti di radiotelevisione (RTV), vediamo che nella PA di Bolzano è pari a due il numero dei superamenti rilevati per le emissioni degli impianti SRB, contro una media italiana di 22, ed è pari a due (valore più basso d’Italia) pure quello degli impianti RTV contro un valore medio italiano di 59. Si noti però che la PA di Bolzano presenta ancora la necessità di risanamento delle infrastrutture di emissione.
Però è alto l’inquinamento da benzene (C6H6). La PA di Bolzano ha una media annua delle concentrazioni medie giornaliere di benzene (9 μg/m3 previsto al 2006) nel 2006 di 3 μg/m3 (valore medio italiano 2,3), in aumento consistente rispetto all’anno precedente (era 2,3 nel 2005 e quasi tutte le Regioni invece diminuiscono il valore dal 2005).
La PA di Bolzano ha 2 centraline di rilevamento del benzene ed ha un valore di popolazione media residente per numero delle stazioni di rilevamento del benzene di 243.837 persone per centralina.
Per quanto riguarda la gestione del rischio da inquinamento acustico, dal Rapporto emerge che nella Provincia Autonoma di Bolzano c’è un numero basso di comuni che hanno approvato la zonizzazione acustica: sono solo 1 su 116, ovvero appena lo 0,9% del totale (ma questi dati aggiornati al 31/12/2003)

Calabria: la Regione con la più bassa concentrazione di radon nelle case
Ma praticamente non effettua il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico e ha pochissime stazioni di rilevamento della qualità dell’aria
La Calabria è la Regione con la più bassa concentrazione di radon nelle abitazioni: ha un livello di inquinamento indoor pari a 25 Bq/m3 (Becquerel per metro cubo, ossia il numero di trasformazioni nucleari che ogni secondo sono emesse in un metro cubo di aria) contro una media italiana di 70. L’esposizione al radon aumenta in modo non indifferente il rischio di cancro al polmone.
Però per quanto riguarda il monitoraggio della qualità dell’aria, la Calabria ha non pochi problemi. In primo luogo si rileva che la Calabria nel 2006 ha solo 3 stazioni di rilevamento della qualità dell’aria che, a fronte della sua estensione territoriale, è un numero chiaramente insufficiente per stabilire le condizioni di esposizione della popolazione regionale. Inoltre per l’inquinamento da benzene (C6H6), la Calabria non fornisce dati.
E ancora, in Calabria il quadro legislativo regionale in materia di inquinamento acustico appare ancora incompleto (i dati relativi all’attuazione della Legge Quadro 447/95 ed all’emanazione di una propria legge regionale non sono ancora disponibili).
Inoltre su un totale di 409 comuni, solo due hanno approvato la classificazione acustica, appena lo 0,5% del totale.

Campania: la Regione con scarsi controlli e interventi preventivi per il contenimento dell’inquinamento acustico
Apprezzabile l’incremento del numero delle stazioni di rilevamento della qualità dell’aria
Per quanto riguarda la gestione del rischio da inquinamento acustico, in Campania il quadro legislativo regionale in questa materia appare ancora incompleto (i dati relativi all’attuazione della Legge Quadro 447/95 che stabilisce i principi fondamentali in materia di tutela dell'ambiente esterno e dell'ambiente abitativo dall'inquinamento acustico, ed all’emanazione di una propria legge regionale non sono ancora disponibili per questa regione).
Dal Rapporto emerge che in Campania c’è un numero discreto di comuni che hanno approvato la zonizzazione acustica: sono 173 su 551, ovvero il 31,4% del totale; si tratta di una classificazione del territorio comunale per aree che, per la loro utilizzazione, devono essere più o meno protette dal rumore.
Per quanto riguarda il monitoraggio della qualità dell’aria si rileva che la Campania nel 2006 ha complessivamente 18 stazioni di rilevamento, un numero inadeguato all’estensione territoriale della Regione, ma bisogna sottolineare l’enorme passo avanti della Campania che nel 2005 non aveva installato neppure una stazione.
Però si noti anche che la Campania non ha stazioni di rilevamento utili per l’EoI, l’European Exchange of Information, ovvero, secondo quanto previsto dalla Decisione 97/101/EC e dalla successiva Decisione 2001/752/EC, lo scambio reciproco di informazioni e dati provenienti dalle reti e dalle stazioni di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico negli Stati Membri, attraverso la trasmissione di tali informazioni all’Agenzia Europea per l’Ambiente.

Emilia Romagna: la Regione con uno dei più elevati livelli di produzione pro capite di rifiuti solidi urbani
Apprezzabile il numero delle centraline per il rilevamento delle qualità dell’aria
L’Emilia Romagna ha una produzione pro capite di rifiuti solidi urbani tra le più alte d’Italia: 677 Kg/ab/anno nel 2006 contro un valore medio italiano di 550, con un incremento dell’11,72% tra 1999-2006 (contro un incremento medio dell’11,79%).
Inoltre l’Emilia Romagna ha una produzione annua di 2.858.942 tonnellate di rifiuti solidi urbani (dato anno 2006) e fa registrare un incremento del 18,43% tra 1999-2006 contro un incremento medio in Italia del 14,66%.
Va meglio per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, infatti, l’Emilia Romagna smaltisce in discarica 1.093.343 di tonnellate di rifiuti, e va sottolineato che dal 1999 al 2006 la quota di rifiuti smaltiti in discarica è diminuita di molto, ovvero del 41,82%. Nello stesso arco temporale, in Emilia Romagna l’aumento della quota di rifiuti solidi urbani mediante incenerimento è stato pari a + 32,87%.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, in Emilia Romagna il 33,4% dei rifiuti è smaltito in modo differenziato nel 2006 con un aumento del 14,3% rispetto al 1999 contro un aumento medio in Italia del 12,7%.
Si noti infine che il maggiore livello di raccolta differenziata si rileva nell’anno 2006 per la città di Reggio Emilia che, in continua crescita dal 2002, si attesta ad una percentuale pari al 46,8%.
Per quanto riguarda il monitoraggio della qualità dell’aria si rileva che l’Emilia Romagna nel 2006 ha complessivamente 47 stazioni di rilevamento, il che significa non solo che la Regione possiede all’anno 2006 un numero di postazioni di misura superiore alla media percentuale italiana, ma anche che il loro numero è in valore assoluto maggiore rispetto a quanto indicato, quale requisito minimo, nella Direttiva 96/62.
Tuttavia l’Emilia Romagna (passata da 56 nel 2005 a 47 nel 2006) ha diminuito il numero di stazioni di rilevamento utili alla indicizzazione EoI (European Exchange of Information, ovvero, secondo quanto previsto dalla Decisione 97/101/EC e dalla successiva Decisione 2001/752/EC, lo scambio reciproco di informazioni e dati provenienti dalle reti e dalle stazioni di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico negli Stati membri, attraverso la trasmissione di tali informazioni all’Agenzia Europea per l’Ambiente).

Friuli Venezia Giulia: la Regione in cui è cresciuta meno la produzione di rifiuti
Ma il territorio è a rischio radon, alti i livelli di inquinamento nelle abitazioni
Con una produzione annua di 596.777 tonnellate di rifiuti solidi urbani (dato anno 2006), il Friuli Venezia Giulia è la Regione che ha incrementato meno la sua produzione di rifiuti tra 1999-2006, solo il 4,24% in più contro un incremento medio in Italia del 14,66%.
Bene anche per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani: il Friuli Venezia Giulia smaltisce in discarica 223.381 tonnellate di rifiuti l’anno (dato 2006), inoltre in Friuli Venezia Giulia dal 1999 al 2006 la quota di rifiuti smaltiti in discarica è diminuita del 33,29%. Nello stesso arco temporale, l’aumento della percentuale di rifiuti solidi urbani mediante incenerimento è di + 24,94%.
Il Friuli Venezia Giulia inoltre ha una bassa produzione pro capite di rifiuti solidi urbani: 492 Kg/ab/anno nel 2006 contro un valore medio italiano di 550.
Bene anche per la raccolta differenziata, nel 2006 nel Friuli Venezia Giulia il 33,3% dei rifiuti viene raccolto in modo differenziato. L’incremento di questo modo di raccolta nel Friuli Venezia Giulia tra 1999 e 2006 è stato pari a +17,3% contro il +12,7% medio italiano.
Invece per l’esposizione al radon, che aumenta il rischio di cancro al polmone, il Friuli Venezia Giulia è una delle regioni peggiori in Italia: presenta un elevato livello di inquinamento indoor, nelle abitazioni, pari a 99 Bq/m3 (Becquerel per metro cubo, ossia il numero di trasformazioni nucleari che ogni secondo sono emesse in un metro cubo di aria) contro una media italiana di 70. Inoltre il Friuli Venezia Giulia è una delle regioni dove sono collocate il maggior numero di abitazioni considerate a maggior rischio radon in relazione alla concentrazione superiore ai 400 Bq/m3. In Friuli-Venezia Giulia è già disponibile una mappatura regionale a seguito di azioni di monitoraggio territoriale del rischio radon.

Lazio: la Regione peggiore per concentrazione di radon nelle abitazioni
Abbastanza bene sul fronte dell’inquinamento acustico: il Lazio presenta un’elevata percentuale di popolazione zonizzata, ovvero il 60,5% dei residenti regionali vivono in territori sottoposti a classificazione acustica per la protezione dall’inquinamento
Per l’esposizione al radon, che aumenta il rischio di cancro al polmone, il Lazio è maglia nera in Italia: presenta il più elevato livello di inquinamento indoor, nelle abitazioni è pari a 119 Bq/m3 (Becquerel per metro cubo, ossia il numero di trasformazioni nucleari che ogni secondo sono emesse in un metro cubo di aria) contro una media italiana di 70. Inoltre il Lazio è una delle regioni dove sono collocate il maggior numero di abitazioni considerate a maggior rischio radon in relazione alla concentrazione superiore ai 400 Bq/m3.
Per quanto riguarda la gestione del rischio da inquinamento acustico, dal Rapporto emerge che nel Lazio c’è un basso numero di comuni che hanno approvato la zonizzazione acustica: sono 74 su 378, il 19,6% del totale, ovvero una classificazione del territorio comunale per aree che, per la loro utilizzazione, devono essere più o meno protette dal rumore.
Se, d’altro canto, l’attenzione viene portata sulla percentuale di popolazione che nelle diverse regioni risulta essere al 2006 “zonizzata”, il Lazio, pur avendo una superficie
territoriale zonizzata solo del 25%, presenta un’elevata percentuale di popolazione zonizzata, ovvero il 60,5% dei residenti regionali. Ciò potrebbe essere spiegato con il fatto che la densità distributiva territoriale della popolazione residente nel Lazio, trova i suoi massimi nelle grandi città capoluogo di provincia ed, in particolare, a Roma, mentre ancora larga parte del territorio è rurale, non abitato e pertanto non zonizzato.

Liguria: la Regione col minore spreco di acqua immessa nella rete
Ma è la peggiore Regione del Nord per la raccolta differenziata dei rifiuti
La Liguria ha un buon sistema di erogazione dell’acqua che evita gli sprechi: ben l’80,9% dell’acqua immessa nella rete viene erogata, la percentuale maggiore di tutte le Regioni d’Italia.
Inoltre la Liguria ha un quantitativo di acqua erogata pari a 198.767 migliaia di m3, inoltre tra 1999 e 2005 ha visto diminuire la quantità di acqua erogata, con -22.472 migliaia di m3 e una consistente riduzione procapite di -35 litri/die. In Liguria inoltre l’erogazione procapite di acqua potabile è di 338 litri pro capite/die.
La Liguria ha una produzione annua di 978.416 tonnellate di rifiuti solidi urbani (dato anno 2006) e fa registrare un incremento dell’8,86% tra 1999-2006 contro un incremento medio in Italia del 14,66%. La Liguria inoltre ha una produzione pro capite di rifiuti solidi urbani sopra la media nazionale: 609 Kg/ab/anno nel 2006 contro un valore medio italiano di 550, con un incremento del 10,13% tra 1999-2006 (contro un incremento medio dell’11,79%).
Per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani la Liguria smaltisce in discarica 879.925 tonnellate di rifiuti, e va sottolineato che dal 1999 al 2006 la quota di rifiuti smaltiti in discarica è aumentata del 5,62%. Inoltre la Liguria al 2006 risulta privo di impianti di incenerimento.
La Regione non va bene neppure per quanto riguarda la raccolta differenziata, infatti in Liguria, unica regione del Nord a presentare un valore così basso, solo il 16,7% dei rifiuti è smaltito in modo differenziato nel 2006 con un aumento solo del 7,2% rispetto al 1999 contro un aumento medio in Italia del 12,7%.

Lombardia: la Regione migliore nella gestione dei rifiuti
È però “ultima” per inquinamento atmosferico, sia per il biossido di azoto sia per il particolato fine
La Lombardia è la Regione che presenta la migliore gestione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani: la Lombardia ha il primato virtuoso di regione che smaltisce in discarica la percentuale inferiore di rifiuti urbani prodotti (815.869 tonnellate, solo il 17% del totale). In questa regione, del totale dei rifiuti smaltiti, solo una piccola quota viene avviata in discarica senza pretrattamento, in linea con quanto stabilito dalle direttive europee.
Inoltre in Lombardia dal 1999 al 2006 la quota di rifiuti smaltiti in discarica è diminuita del -45,77%. Nello stesso arco temporale, l’aumento della percentuale di rifiuti solidi urbani mediante incenerimento è di + 205,50%. In Lombardia il tasso di incenerimento ha raggiunto il 39%, il più alto d’Italia.
Considerando la raccolta differenziata, nel 2006 la Lombardia col 43,6% dei rifiuti raccolti in modo differenziato, ponendosi al di sopra del 40%, obiettivo fissato dalla normativa per il 2007. L’incremento di questo modo di raccolta in Lombardia tra 1999 e 2006 è stato pari a +10,3% contro il +12,7% medio italiano.
La Lombardia in assoluto è la Regione che, con quasi 5 milioni di tonnellate (4.943.512), raggiunge il 15,2% dell’intera produzione nazionale di rifiuti solidi urbani e fa registrare un incremento del 15,50% tra 1999-2006 contro una media italiana del 14,66%.
In Lombardia la produzione pro capite di rifiuti solidi urbani è pari a 518 Kg/ab/anno nel 2006 contro un valore medio italiano di 550.
Per quel che riguarda l’inquinamento da biossido di azoto (NO2), in Lombardia il numero di stazioni che hanno superato il valore limite orario (stazioni con superamento del limite orario di 240 μg/m3) e annuale (stazioni con superamento del limite orario di 48 μg/m3) aumentati del margine di tolleranza sono rispettivamente 5 e 22, valori massimi in Italia. Si noti che la sola Lombardia ha un superamento dei limiti sia per l’ambito orario che per la media annuale, ma ciò può essere anche correlato alla maggiore densità di stazioni di rilevamento utili alla rilevazione ambientale presenti nella regione e conseguentemente all’aumentata probabilità di rilevare l’evento.

Marche: una delle regioni con il più elevato inquinamento da particolato fine
Però la Regione ha uno tra i più bassi livelli di inquinamento da radon nelle case
Le Marche hanno uno tra i più elevati livelli di inquinamento da polveri fini (PM10), rappresentato dal materiale particolato (PM) con un diametro medio uguale o inferiore a 10μ: ha una media annua delle concentrazioni medie giornaliere di 47 μg/m3 contro il valore medio italiano 34 μg/m3, supera quindi il valore limite di 40 μg/m3 di particolato fine PM10 stabilito nel stabiliti dal DM 60/2002; inoltre considerando l’indicatore “numero medio giorni di superamento del valore limite delle concentrazioni medie giornaliere delle polveri fini” (PM10), le Marche presentano il superamento della soglia minima di 50 μg/m3 di PM10 oltre i 35 giorni/anno consentiti, ovvero hanno ben 116 giorni di superamento del limite, contro 57 giorni medi italiani.
Invece per l’esposizione al radon, che aumenta il rischio di cancro al polmone, le Marche mostrano una buona situazione rispetto al resto d’Italia: presenta uno tra i più bassi livelli di inquinamento indoor, nelle abitazioni è pari a 29 Bq/m3 (Becquerel per metro cubo, ossia il numero di trasformazioni nucleari che ogni secondo sono emesse in un metro cubo di aria) contro una media italiana di 70, seconda dietro la Calabria che si assesta su 25 Bq/m3.

Molise: la Regione col minore numero di centraline per il monitoraggio della qualità dell’aria
I molisani sono però “parsimoniosi” in quanto a produzione procapite di rifiuti, solo 405 Kg/ab/anno, che pone la Regione seconda solo alla Basilicata
Bocciato al Molise per il monitoraggio della qualità dell’aria: si rileva che la Regione nel 2006 ha solo 2 stazioni (solo lo 0,4% di tutte le stazioni in Italia) di rilevamento della qualità dell’aria, valore peggiore in Italia. Il Molise ha dunque una copertura territoriale appena sufficiente per rispondere alle esigenze conoscitive sullo stato dell’ambiente come previsto in normativa.
Si noti inoltre che, a fronte della sua estensione territoriale, il Molise ha un numero di stazioni utili per l’EoI (l’European Exchange of Information, ovvero, secondo quanto previsto dalla Decisione 97/101/EC e dalla successiva Decisione 2001/752/EC, lo scambio reciproco di informazioni e dati provenienti dalle reti e dalle stazioni di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico negli Stati Membri, attraverso la trasmissione di tali informazioni all’Agenzia Europea per l’Ambiente) chiaramente insufficiente per stabilire le condizioni di esposizione della popolazione regionale.
Il Molise ha una produzione annua di 129.497 tonnellate di rifiuti solidi urbani (dato anno 2006) e fa registrare un incremento del 13,66% tra 1999-2006 contro un incremento medio in Italia del 14,66%. Il Molise inoltre ha la più bassa produzione pro capite di rifiuti solidi urbani dopo la Basilicata, 405 Kg/ab/anno nel 2006 contro un valore medio italiano di 550.
Per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani il Molise non è una delle regioni più virtuose: smaltisce in discarica 119.805 tonnellate, corrispondenti a circa il 93% del totale dei rifiuti prodotti in regione, inoltre in Molise dal 1999 al 2006 la quota di rifiuti smaltiti in discarica è cresciuta del 7,39%. Il Molise al 2006 risulta privo di impianti di incenerimento.

Piemonte: la Regione col maggiore incremento della raccolta differenziata
Ma ha dei problemi sul fronte dell’inquinamento atmosferico, sia per il benzene sia per il particolato fine
Il Piemonte è la Regione che ha incrementato di più il livello di raccolta differenziata, l’incremento in Piemonte tra 1999 e 2006 è stato pari a +25,8% contro il +12,7% medio italiano. Nel 2006 il Piemonte col 40,8% dei rifiuti raccolti in modo differenziato (250 Kg/ab/anno) si avvicina all’obiettivo del 50% fissato per il 2009.
Il Piemonte ha una produzione totale di rifiuti solidi urbani di 2.277.691 di tonnellate e fa registrare un incremento del 13,50% tra 1999-2006 contro una media italiana del 14,66%.
In Piemonte la produzione pro capite di rifiuti solidi urbani è pari a 523 Kg/ab/anno nel 2006 contro un valore medio italiano di 550.
Per quanto riguarda le modalità di smaltimento dei rifiuti il Piemonte è tra le regioni che smaltiscono in discarica le minori quantità di rifiuti urbani, con 1.156.886 tonnellate; inoltre in Piemonte dal 1999 al 2006 la quota di rifiuti smaltiti in discarica è diminuita del 24,22%. Nello stesso arco temporale, l’aumento della percentuale di rifiuti solidi urbani mediante incenerimento è di + 23,82%.
Considerando l’inquinamento da benzene (C6H6), il Piemonte mostra un trend della media annua delle concentrazioni medie giornaliere del benzene in aumento nel 2006, rispetto al 2005 e pari a 2,2 μg/m3 (9 μg/m3 previsto al 2006), rispetto a un valore medio italiano di 2,3 (si noti che questo indicatore è in diminuzione in quasi tutte le Regioni).
Il Piemonte ha 12 centraline di rilevamento ed ha il miglior valore di popolazione media residente per numero delle stazioni di rilevamento del benzene, pari a 326.736 persone per centralina.
Per quanto riguarda l’inquinamento da polveri fini (PM10), il Piemonte supera il valore limite di 40 μg/m3 di particolato fine PM10; inoltre considerando l’indicatore “numero medio giorni di superamento del valore limite delle concentrazioni medie giornaliere delle polveri fini” (PM10), il Piemonte presenta il superamento della soglia minima di 50 μg/m3 di PM10 oltre i 35 giorni/anno consentiti, ed è anzi una delle regioni più critiche con unamedia annua delle concentrazioni medie giornaliere di 44 μg/m3 contro il valore medio italiano 34 μg/m3 e ben 104 giorni di superamento del limite contro 57 giorni medi italiani.

Puglia: la Regione con una condizione critica per la gestione dell’erogazione dell’acqua
Bene per il numero di stazioni di rilevamento della qualità dell’aria (33) e per l’ottimale ripartizione delle stazioni per abitante
La Puglia ha molti problemi sul fronte della disponibilità di acqua potabile, che rappresenta uno dei più significativi indicatori dello stato di salute ambientale e della popolazione: la Puglia ha un quantitativo di acqua erogata pari a 245.788 migliaia di m3, inoltre è fanalino di coda in Italia per quel che riguarda l’erogazione procapite di acqua potabile, solo 165 litri pro capite/die.
La Puglia tra 1999 e 2005 ha visto aumentare la quantità di acqua erogata, con 11.115 migliaia di m3 pari a un aumento procapite di appena 8 litri/die. In Puglia inoltre solo il 53,7% dell’acqua immessa nella rete viene erogata (il dato peggiore in Italia).
Per quanto riguarda il monitoraggio della qualità dell’aria si rileva che la Puglia nel 2006 ha complessivamente 35 stazioni di rilevamento, ovvero il 6,6% di tutte le stazioni a livello nazionale.
Inoltre la Puglia al 2006 ha un buon numero di stazioni dello SO2 (33) utili all’EoI (e conseguentemente un’ottimale ripartizione delle stazioni per abitante), l’European Exchange of Information, ovvero, secondo quanto previsto dalla Decisione 97/101/EC e dalla successiva Decisione 2001/752/EC, lo scambio reciproco di informazioni e dati provenienti dalle reti e dalle stazioni di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico negli Stati Membri, attraverso la trasmissione di tali informazioni all’Agenzia Europea per l’Ambiente.

Sardegna: una delle Regioni che si è impegnata con successo nella raccolta differenziata dei rifiuti
Ma permangono numerosi problemi quali l’inquinamento acustico e l’erogazione dell’acqua: in Sardegna solo il 56,8% dell’acqua immessa nella rete viene erogata
La Sardegna si è impegnata con successo sul fronte della raccolta differenziata dei rifiuti, infatti, spicca con un dato molto positivo: a seguito dell’attivazione in diverse province, di specifici sistemi di raccolta differenziata, anche di tipo domiciliare, la regione fa segnare una variazione della quota percentuale di raccolta, tra il 2005 ed il 2006, di quasi 10 punti, attestandosi al 19,8% dei rifiuti che sono raccolti in modo differenziato (erano solo il 9,9% del totale nel 2005, ed appena 2,8% nel 2002).
La Sardegna ha una produzione annua di 860.966 tonnellate di rifiuti solidi urbani (dato anno 2006) e fa registrare un incremento del 13,26% tra 1999-2006 contro un incremento medio in Italia del 14,66%. Inoltre ha una produzione pro capite di rifiuti solidi urbani di 519 Kg/ab/anno nel 2006 contro un valore medio italiano di 550.
Ma la Sardegna, con un quantitativo di acqua erogata pari a 132.227 migliaia di m3, tra 1999 e 2005 ha visto diminuire di molto la quantità di acqua erogata, con -17.842 migliaia di m3 pari a una riduzione procapite considerevole di -30 litri/die. In Sardegna, peraltro, solo il 56,8% dell’acqua immessa nella rete viene erogata (la Sardegna è migliore solo della Puglia per questo dato negativo).
Inoltre per quanto riguarda la gestione del rischio da inquinamento acustico, in Sardegna c’è un numero molto basso di comuni che hanno approvato la zonizzazione acustica: sono solo 7 su 377, ovvero appena l’1,9% del totale; la zonizzazione è una classificazione del territorio comunale per aree che, per la loro utilizzazione, devono essere più o meno protette dal rumore.

Sicilia: la Regione col maggiore numero di centraline di monitoraggio della qualità dell’aria

Ma presenta ancora molti problemi nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti, troppi in discarica e poca differenziata
La Sicilia è la regione con il maggiore numero in Italia di stazioni di rilevamento (73 nel 2006 rispetto a 42 nel 2005 con una percentuale del 13,7% di tutte le stazioni sul territorio nazionale), condizione necessaria per la buona valutazione e la gestione della qualità dell’aria, in termini di prevenzione ambientale intesa come tutela della salute della popolazione e salvaguardia dell’ambiente nel suo complesso.
Passando a un altro importante aspetto della salute ambientale e della popolazione, la disponibilità di acqua potabile, la Sicilia presenta 385.366 migliaia di metri cubi di acqua erogata (dato 2005), ha avuto dal 1999 al 2005 una consistente diminuzione della quantità di acqua erogata di -45.190 migliaia di m3, pari a una riduzione procapite di 22 litri/abitante al giorno; ha inoltre un quantitativo di acqua potabile erogata pari a 210 litri/abitante al giorno.
Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, la Sicilia ha una produzione totale di rifiuti solidi urbani di 2.717.967 di tonnellate e fa registrare un incremento del 6,47% tra 1999-2006 contro una media italiana del 14,66%.
La produzione pro capite di rifiuti solidi urbani è di 542 Kg/ab/anno nel 2006 contro un valore medio italiano di 550.
Per quanto riguarda le modalità di smaltimento dei rifiuti la Sicilia è tra le regioni che smaltiscono in discarica le maggiori quantità di rifiuti urbani, con 2,5 milioni di tonnellate pari al 94% del totale dei rifiuti prodotti; inoltre in Sicilia la quota di rifiuti smaltiti in discarica è aumentata dal 1999 al 2006 del 5,5%. Bene ma ancora di gran lunga migliorabile, nello stesso arco temporale, l’aumento della percentuale di rifiuti solidi urbani mediante incenerimento, +24,03%. Si noti però che la chiusura
di impianti di smaltimento in discarica, tuttavia, non ha ancora portato ad una reale razionalizzazione del sistema, ma a soluzioni provvisorie: in Sicilia infatti, a fronte di una sostanziale diminuzione del numero delle discariche, non si è avuta una corrispondente riduzione dello smaltimento in termini quantitativi. Per quanto riguarda la raccolta differenziata, l’incremento in Sicilia tra 1999 e 2006 è stato modestissimo, un +4,7% contro il +12,7% medio italiano.

Toscana: la Regione che controlla meglio l’inquinamento acustico
È però maglia nera per la produzione pro capite di rifiuti solidi urbani che è pari a 704 Kg/ab/anno nel 2006, il valore più alto in Italia
La Toscana è la Regione che presenta la migliore gestione del rischio da inquinamento acustico, una delle principali cause del peggioramento della qualità di vita nella popolazione. Infatti la Toscana è la Regione col maggior numero di comuni che hanno approvato la zonizzazione acustica: sono 241 su 287, l’84% del totale; la zonizzazione acustica è una classificazione del territorio comunale per aree che, per la loro utilizzazione, devono essere più o meno protette dal rumore.
Passando a un altro importante aspetto della salute ambientale e della popolazione, la disponibilità di acqua potabile, risulta che la Toscana ha un quantitativo di acqua erogata pari a 319.265 migliaia di m3, 242 litri/abitante al giorno pro capite.
La Toscana è inoltre una tra le poche regioni che tra 1999 e 2005 ha incrementato la quantità di acqua erogata, con un + 1.453 migliaia di m3.
Però la Toscana è maglia nera per la produzione pro capite di rifiuti solidi urbani è pari a 704 Kg/ab/anno nel 2006, il valore più alto in Italia, contro un valore medio italiano di 550.

Va un po’ meglio la raccolta differenziata, nel 2006 in Toscana il 30,9% dei rifiuti viene raccolto in modo differenziato. L’incremento di questo modo di raccolta in Toscana tra 1999 e 2006 è stato pari a +14,1% contro il +12,7% medio italiano.

Trento: bene la disponibilità di acqua potabile
Inoltre ha il più alto tasso di raccolta differenziata
Molto buona nella PA di Trento la disponibilità di acqua potabile, che rappresenta uno dei più significativi indicatori dello stato di salute di una popolazione: il rapporto prende in esame il dato complessivo del Trentino Alto Adige che ha un quantitativo di acqua erogata pari a 113.999 migliaia di m3 e che ha visto diminuire la quantità di acqua erogata, con -24.228 migliaia di m3 e una riduzione procapite di - 19 litri/die. Nel Trentino inoltre l’erogazione procapite di acqua potabile è di ben 633 litri pro capite/die, il valore più alto in Italia.
Nella Provincia Autonoma di Trento ben il 71,7% dell’acqua immessa nella rete viene erogata, tra i valori più alti in Italia.
Il Trentino-Alto Adige (49,1%) e, in particolare, la PA di Trento, si configura, con il 51,4%, come la Regione con il più alto tasso di raccolta differenziata e si colloca, con tre anni di anticipo, ad un valore prossimo all’obiettivo del 50% fissato per il 2009. Guardando al dato procapite in Trentino si raccoglie in maniera differenziata ben 274,9 Kg/ab/

Umbria: la Regione col peggiore incremento di produzione dei rifiuti
Bene il dato sull’inquinamento da polveri fini: l’Umbria ha una media annua delle concentrazioni medie giornaliere di 29 μg/m3, uno dei valori più bassi d’Italia
L’Umbria, con una produzione annua di 577.332 tonnellate di rifiuti solidi urbani (dato anno 2006), fa registrare l’incremento maggiore in Italia, pari a +36,77% tra 1999-2006 contro un incremento medio italiano del 14,66%. L’Umbria inoltre ha una produzione pro capite di rifiuti solidi urbani molto alta: 661 Kg/ab/anno nel 2006 contro un valore medio italiano di 550, con un incremento del 30,89% tra 1999-2006.
Per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani l’Umbria smaltisce in discarica 335.999 tonnellate di rifiuti, inoltre in Umbria dal 1999 al 2006 la quota di rifiuti smaltiti in discarica è diminuita di appena il 3,45%. Nello stesso arco temporale, in Umbria la variazione della percentuale di rifiuti solidi urbani mediante incenerimento è di appena + 1,73%.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, in Umbria il 24,5% dei rifiuti è smaltito in modo differenziato nel 2006 con un aumento del 14,4% rispetto al 1999 contro un aumento medio in Italia del 12,7%.
Per quanto riguarda l’inquinamento da polveri fini (PM10), rappresentato dal materiale articolato (PM) con un diametro medio uguale o inferiore a 10μ, l’Umbria ha una media annua delle concentrazioni medie giornaliere di 29 μg/m3 (uno dei valori più bassi d’Italia, dopo Campania e Bolzano) contro il valore medio italiano 34 μg/m3 inoltre non supera il valore limite di 40 μg/m3 di particolato fine PM10 stabilito nel stabiliti dal DM 60/2002; inoltre considerando l’indicatore “numero medio giorni di superamento del valore limite delle concentrazioni medie giornaliere delle polveri fini” (PM10), l’Umbria presenta il superamento della soglia minima di 50 μg/m3 di PM10 sotto i 35 giorni/anno consentiti, ovvero presenta 32 giorni di superamento del limite, contro 57 giorni medi italiani.

Valle d’Aosta: la Regione con la maggiore disponibilità procapite di acqua potabile erogata
Ma eccede nella produzione pro capite di rifiuti e non ha ancora adottato una suddivisione adeguata del territorio che consenta il monitoraggio dell’inquinamento acustico
La Valle d’Aosta è la Regione con la maggiore disponibilità procapite di acqua potabile erogata, pari a 369 litri/abitante al giorno, contro un valore medio italiano di 254 litri. La quantità di acqua potabile erogata rappresenta uno dei più significativi indicatori dello stato di salute di una popolazione. La Valle d’Aosta, con 16.701 migliaia di m3 di acqua erogata nel 2005, ha inoltre aumentato dal 1999 al 2005 il volume di acqua erogata ad uso potabile di 703 migliaia di m3.
Ma per quanto riguarda l’inquinamento acustico, la Valle d’Aosta presenta un basso livello di comuni che hanno approvato la zonizzazione acustica: sono solo 2 su 74, appena il 2,7% del totale. La zonizzazione acustica è una classificazione del territorio comunale per aree che, per la loro utilizzazione, devono essere più o meno protette dal rumore.
Se andiamo ad analizzare la situazione dei rifiuti, si vede che la Valle d’Aosta ha una produzione totale di rifiuti solidi urbani di 74.795 tonnellate e fa registrare un incremento del 19,45% tra 1999-2006 contro una media italiana del 14,66%.
In Valle d’Aosta la produzione pro capite di rifiuti solidi urbani è piuttosto alta, pari a 599 Kg/ab/anno nel 2006 contro un valore medio italiano di 550.

Veneto: la Regione con la maggiore quota di rifiuti solidi urbani raccolti in maniera differenziata
Ma è bocciato per il rilevamento della qualità dell’aria, stazioni insufficienti
Il Veneto, con una produzione totale di rifiuti solidi urbani pari nel 2006 a 2.379.467 tonnellate e una produzione procapite di 498 chilogrammi contro una media italiana di 550, è prima in raccolta differenziata: raccoglie in modo differenziato il 48,7% dei rifiuti solidi urbani (243 Kg rispetto ad una media nazionale di 141,7 Kg/pro capite /anno) avvicinandosi al target del 50% fissato per il 2009, contro un valore medio nazionale del 25,8%.
inoltre il Veneto mostra una consistente diminuzione dal 1999 al 2006 dei rifiuti smaltiti in discarica, (-43,07%), seconda solo alla Lombardia.
Questi dati indicano un’ottima gestione dei rifiuti solidi urbani, con ricadute positive sulla salute dei cittadini che risultano così meno esposti a molteplici agenti tossici. Infatti le evidenze epidemiologiche disponibili indicano che, in presenza di un sistema efficiente di gestione dei rifiuti, l’impatto negativo sulla salute è inesistente o, verosimilmente, molto contenuto, specialmente se sono impiegate tecnologie di ultima generazione. In particolare la raccolta differenziata ha effetti positivi sulla salute in quanto permette di diluire l’entità dei rifiuti da smaltire.
Bocciato però su tutta la linea il Veneto per quel che riguarda le stazioni di rilevamento della qualità dell’aria sul territorio: non solo ha un valore inferiore alla media nazionale di stazioni di rilevamento sul proprio territorio (ne ha solo 11 nel 2006 cioè solo il 2,1% delle stazioni presenti in Italia), ma ha addirittura ridotto il numero di stazioni dal 2005 al 2006.
Passando a un altro importante aspetto della salute ambientale e della popolazione, la disponibilità di acqua potabile, il Veneto sta piuttosto bene con un quantitativo di acqua erogata di 458.148 migliaia di m3, pari all’8,41% della quantità di acqua potabile erogata in Italia. Ed ha avuto dal 1999 al 2005 un incremento della quantità di acqua erogata di 14.009 migliaia di m3. Inoltre la Regione presenta una disponibilità procapite di acqua potabile erogata di 265 litri/abitante al giorno, contro un valore medio italiano di 254 litri.

martedì 28 luglio 2009

ENERGIA NUCLEARE IN ITALIA NESSUNA INNOVAZIONE Nè COMPETITIVITà


''Con il nucleare nessuna innovazione, ne' competitivita', solo alti costi, rischi e nessun vantaggio per il clima. Non solo non e' fondamentale per il nostro Paese ma togliera' risorse allo sviluppo delle vere fonti che possono aumentare la nostra efficienza e la nostra competitivita'. Un ritorno all'atomo oggi in Italia e' un errore imperdonabile''. E' duro il commento del presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza alle dichiarazioni sul nucleare del presidente dell'Enea Luigi Paganetto rilasciate nel corso della presentazione del rapporto ''Energia e ambiente''.

''Il tempo - aggiunge il presidente di Legambiente- non e' una variabile indipendente e continuare ad ignorare che produrre energia dall'atomo in Italia non sara' possibile prima del 2025-2030 e' mettere la testa sotto la sabbia. La crisi economica e quella energetica hanno bisogno di provvedimenti immediati, cosi' come l'urgenza di ridurre la CO2 in atmosfera e il nucleare non offre soluzioni a nessuna di queste problematiche. Per non parlare della sicurezza e dei costi''.

''Le affermazioni di molti nuclearisti di oggi - conclude Cogliati Dezza - alimentano illusioni insieme a false e semplicistiche aspettative distogliendo l'attenzione sociale e politica dall'unica strada immediatamente perseguibile, quella dell'efficienza e delle energie alternative, che danno una risposta immediata ai cambiamenti climatici e alla crisi economica. Secondo un recente studio della UE, investire su quest'ultime ha gia' portato 2,8 milioni di posti di lavoro e l'1,1% del Pil''.

''Sono utili i dati contenuti nel rapporto 'Energia e ambiente 2008' dell'Enea ed e' assolutamente condivisibile l'enfasi posta nell'innovazione tecnologica e in particolare sull'efficienza energetica per quanto riguarda la qualita' del nostro futuro, ma il Presidente Luigi Paganetto sbaglia quando guarda con favore a una tecnologia vecchia come quella nucleare''. Questo il commento di Francesco Ferrante, dell'esecutivo nazionale degli Ecologisti Democratici sul documento presentato oggi, a Roma.

''L'Enea deve essere messo in condizioni, con le risorse economiche sufficienti e rifuggendo dalla tentazioni lottizzatrici di questo governo, di lavorare e stimolare la ricerca - prosegue Francesco Ferrante - per sperimentare le tecnologie che possano avere una applicazione sensibile nel campo dell'efficienza energetica e delle rinnovabili. E' sbagliato invece pensare all'applicazione di una tecnologia superata come quella della terza generazione nucleare, che non ha superato alcun problema collegato alla sicurezza e allo smaltimento finale delle scorie e che costa decisamente troppo''.


''L'ultima conferma in questo contesto - spiega ancora Ferrante - e' arrivata dal rapporto del Massachusetts Institute of Technology di Boston (Mit) che esplicitamente afferma che in un'economia di mercato il nucleare non e' competitivo e che i costi del capitale e i costi finanziari delle centrali nucleari continuano ad essere infatti significativamente incerti. Nel 2007, secondo i nuovi dati del Mit, realizzare una centrale nucleare costa 4000 dollari per kW contro i 2000 di quattro anni prima. Una crescita che si ripercuote inevitabilmente anche sui costi finali dell'energia: dai 6,7 centesimi a kilowattora stimati nel 2003 il nucleare e' passato ad un costo di 8,4 cent a kilowattora contro i 6,2 del carbone ed i 6,5 del gas''.


''D'altra parte - conclude l'esponente Ecodem - se mai il nucleare verra' rilanciato nel nostro paese avra' bisogno di ingenti sostegni economici pubblici che i cittadini dovranno pagare mentre ogni sforzo andrebbe fatto per sostenere le rinnovabili. L'Enea deve invece concentrasi con quello che in tutto il mondo e' considerata la chiave di volta di un nuovo sviluppo: rinnovabili ed efficienza energetica e per quanto riguarda il nucleare sulla 'quarta generazione' con l'obiettivo di superare i problemi connessi alla sicurezza e allo smaltimento delle scorie''.

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INFLUENZA SUINA: NUOVA INFLUENZA SUPERATI I MILLE DECESSI. AGGIORNAMENTO DELLA SITUAZIONE AL 28 LUGLIO 2009


Continua a salire il bilancio di casi e vittime della nuova influenza A/H1N1. In particolare, come rileva l'European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) nel rapporto pubblicato quotidianamente online sulla diffusione del virus nel mondo, sono 168.895 le persone infettate e 1.012 i decessi. Nelle ultime 24 ore i nuovi casi di influenza sono stati 5.106.

INFLUENZA SUINA: NUOVA INFLUENZA TEST sulla possibile resistenza del virus ai farmaci.

L'Oms, Organizzazione mondiale della Sanita', ha fatto sapere che consultera' degli esperti sull'utilizzo degli antivirali, come il Tamiflu, per contrastare la pandemia della nuova influenza e sulla possibile resistenza del virus ai farmaci.
''Nei prossimi giorni avremo delle consultazioni tecniche, in teleconferenza, sugli antivirali'', ha detto Aphaluck Bhatiasevi, portavoce dell'Oms.
''Ma per adesso - ha aggiunto - i consigli dell'Oms sull'utilizzo degli antivirali restano invariati''.
Gli esperti esamineranno nello specifico la resistenza agli antivirali e ''l'utilizzo dell'oseltamivir. Le raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' restano quelle di utilizzare l'oseltamivir per i trattamenti medici'', ha sottolineato.
Oseltamivir e' l'ingrediente attivo del Tamiflu, farmaco antivirale usato nel trattamento e nella profilassi della influenza A(H1N1).
Diversi Paesi hanno sviluppato approcci differenti nei confronti della somministrazione del Tamiflu, normalmente soggetto a prescrizione medica. In alcuni Stati, infatti, vi e' stata una diffusione piu' ampia del medicinale rispetto ad altri.
Alcuni medici hanno espresso preoccupazione per l'uso eccessivo degli antivirali, che potrebbe portare progressivamente ad una maggiore resistenza del farmaco al virus e un'eventuale inefficacia dello stesso Tamiflu.

Caspase-8 è LA PROTEINA RESPONSABILE CRESCITA TUMORI


Funziona come un'agenzia di viaggio, anche se il suo ruolo non e' per nulla positivo. La proteina Caspase-8, conosciuta finora come responsabile dell'apoptosi, il meccanismo della morte programmata delle cellule, sarebbe all'origine della proliferazione, della migrazione e dell'invasione delle cellule tumorali negli altri tessuti. A dirlo e' uno studio del Burnham Institute for Medical Research di La Jolla in California (Usa) pubblicato sulla rivista Cancer Research.

Il team dei ricercatori, guidato da Kristiina Vuori, ha svelato il meccanismo di Caspase-8 in relazione al neuroblastoma, tumore maligno caratteristico del bambino. La proteina, secondo gli scienziati, funzionerebbe come un segnalatore, aiutato da meccanismi molecolari che guidano le metastasi verso altri organi. ''Anche se la proteina Caspase-8 e' coinvolta nel processo di apoptosi - spiega Darren Finlay, che ha coordinato la ricerca - e' raramente assente o silenziata in presenza dei tumori, cosa che ci fa pensare che riesca a dare alle cellule tumorali un'altra via di sviluppo''. Lo studio potrebbe in un prossimo futuro utilizzare Caspase-8 come bersaglio terapeutico per frenare l'espansione del tumore.

lunedì 27 luglio 2009

INFLUENZA SUINA: NUOVA INFLUENZA SITUAZINE AGGIORNATA AL 27 LUGLIO 2009

Sono 163.789 le persone infettate in tutto il mondo dal virus della nuova influenza, 998 le vittime. A rivelarlo l'European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) nel rapporto pubblicato quotidianamente online sulla diffusione del virus nel mondo. Nelle ultime 24 ore i nuovi casi di influenza A sono stati 3.751.

PIANETA: USA E CINA COLLABORINO PER UN FUTURO SOSTENIBILE


Il presidente Usa: «Serve una risposta energetica globale. Rapporto con Pechino determinante nel 21/mo secolo»

WASHINGTON - La relazione tra Stati Uniti e Cina darà forma al 21/mo secolo. Barack Obama apre a Washington il vertice sul dialogo strategico ed economico con Pechino ribadendo l'importanza delle relazioni tra i due Paesi. Fra le questioni che necessitano di una forte collaborazione, afferma il presidente degli Stati Uniti, c'è il tema climatico ed energetico: il leader Usa rivolge per questo un appello a cooperare per una risposta globale per un futuro energetico «pulito, sicuro e prospero».

NUCLEARE - Obama sostiene che Washington e Pechino hanno interessi comuni nell'ambito di una ripresa economica sostenibile. «L'attuale crisi - dice Obama - ha chiarito che le scelte che facciamo all'interno dei nostri confini si riflettono per tutta l'economia globale e questo è vero non solo per New York e Seattle, ma anche per Shanghai e Shenzhen». «Per questo - aggiunge - dobbiamo impegnarci in un forte coordinamento bilaterale e multilaterale».

NUCLEARE E DIRITTI UMANI - Il presidente americano chiede inoltre alla Cina unità contro il nucleare in Nord Corea e in Iran. E rivolge alle autorità cinesi anche un invito a trovare un «terreno comune» sul tema del «rispetto della dignità di ogni essere umano». Secondo il leader Usa, «la religione e la cultura di tutti i popoli devono essere rispettate e protette».

spadare: Greenpeace scopre peschereccio con spadara illegale


Nel canale di Sicilia l'imbarcazione degli attivisti ha incrociato la Federica II notando reti sospette. Dopo i controlli online, gli ambientalisti hanno scoperto le irregolarità e chiamato la Guardia Costiera

Più di 15 km di rete spadara illegale, due ceste di palamiti, 16 pesci spada (2 di taglia illegale) e 14 esemplari di tonno rosso, di cui ben 8 al di sotto della taglia minima di 30 kg trovati nella stiva. E' tutto quello che è stato scoperto dalla Guardia Costiera sul peschereccio Federica II, proveniente da Porticello (Palermo), grazie all'intervento di 'Rainbow Warrior', nave ammiraglia di Greenpeace.

Nella zona del canale di Sicilia l'imbarcazione degli attivisti ha incrociato la Federica II e, una volta osservate alcune reti sospette, gli ambientalisti hanno deciso di controllare sul registro on line dei pescherecci dell’Unione europea, scoprendo che l’imbarcazione aveva solo la licenza per la pesca a strascico, nonostante la presenza di altri tipi di reti.

Così i volontari di Greenpeace decidono di avvicinarsi con i gommoni per controllare da vicino e comincia un inseguimento con mare forza 5 tra la 'Rainbow Warrior', la Capitaneria di porto, avvisata dagli attivisti, e il peschereccio che, una volta raggiunto, è stato fermato e poi scortato nel porto di Pantelleria.

''Siamo soddisfatti che la Capitaneria di porto di Pantelleria sia intervenuta tempestivamente, ma com’è possibile che un peschereccio possa aggirarsi per il Mediterraneo con ben due attrezzi da pesca senza licenza, di cui uno completamente illegale?'' chiede Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia, a bordo della 'Rainbow'. Le spadare sono vietate da anni dall’Onu e dalla Ue per il loro devastante impatto ambientale: uccidono delfini, capodogli e tartarughe. Inoltre, la pesca al tonno rosso, una specie in pericolo, è sottoposta a un rigoroso regime di quote.

Intanto, oltre alla lotta alla pesca pirata, la 'Rainbow Warrior' sta effettuando una serie di sopralluoghi, con immersioni e monitoraggi con una telecamera filoguidata nei fondali del canale di Sicilia. “Questo è il nostro mare - continua Giannì - è ora di finirla con la pesca pirata e di salvaguardarlo con una rete di riserve marine, anche in alto mare: il canale di Sicilia deve essere protetto”. Greenpeace ha proposto una rete che copra il 40% dei mari.
FONTE:adnkronos.com

Energia nucleare e sicurezza degli impianti: L'UNIONE EUROPEA fornisce nuovi strumenti di regolamentazione

Con la presenza di Stati che già utilizzano regolarmente gli impianti nucleari per la produzione di energia e con l'aumento degli Stati che intendono avviare nei prossimi anni programmi di riavvio o costruzione di nuove centrali, l'Europa è chiamata ad assumere un ruolo di decisiva importanza, finalizzato, tra l'altro, ad assicurare elevati standard tecnici e un alto livello di sicurezza.

In questo quadro programmatico si inserisce la Direttiva 2009/71/Euratom del Consiglio del 25 giugno 2009 (GUUE L172 del 02/07/2009), che istituisce un quadro comunitario per la sicurezza nucleare degli impianti nucleari.
Il provvedimento trae spunto da una considerazione di fondo, contenuta nel nono considerando, secondo cui "Ogni Stato membro può stabilire il proprio mix energetico in base alle politiche nazionali in materia".

Considerata dunque tale possibilità, diventa necessario predisporre strumenti finalizzati a migliorare la sicurezza dei territori interessati, non solo con riferimento alla fase di utilizzo del combustibile, ma anche alla fase di stoccaggio e smaltimento: "Benché la presente direttiva riguardi principalmente la sicurezza nucleare degli impianti nucleari, è importante altresì garantire la gestione sicura del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, anche nelle strutture per lo stoccaggio e lo smaltimento" (Cfr., considerando n. 12).

Tali ragioni, insieme a specifiche ed imprescindibili esigenza di coordinamento tra gli Stati aderenti, hanno dunque portato all'emanazione della segnalata direttiva che, sotto il profilo giuridico, istituisce un "quadro legislativo, normativo e organizzativo nazionale («quadro nazionale») per la sicurezza nucleare degli impianti nucleari che attribuisce le responsabilità e prevede il coordinamento tra gli organismi statali competenti" (art. 4).

A vigilare sul sistema di controllo è preposta un'Autorità, rispetto alla quale la direttiva si preoccupa di garantirne autonomia e indipendenza. Infatti, ai sensi dell'art. 5 "Gli Stati membri istituiscono e forniscono i mezzi a un'autorità di regolamentazione competente in materia di sicurezza nucleare degli impianti nucleari. Gli Stati membri garantiscono che l'autorità di regolamentazione competente sia funzionalmente separata da ogni altro organismo organizzazione coinvolto nella promozione o nell'utilizzazione dell'energia nucleare, compresa la produzione di energia elettrica, al fine di assicurare l'effettiva indipendenza da ogni influenza indebita sul suo processo decisionale regolatorio."

Disposizioni rilevanti sono dettate anche dall'art. 8, in tema di informazione al pubblico, attraverso cui viene assicurato che le informazioni riguardanti la regolamentazione della sicurezza nucleare siano rese accessibili ai lavoratori e al pubblico.
La direttiva prevede termine fino al 22 luglio 2011 per il recepimento delle disposizioni della direttiva.

Il testo integrale della legge è disponibile, per gli abbonati, nella banca dati Codice di Ambiente e Sicurezza
FONTE:.ilsole24ore