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domenica 31 maggio 2009

POLO NORD: Sotto i ghiacci greggio per almeno tre anni e metano per 14 MA L'AMBIENTE????!!!


Sotto la calotta artica che va assottigliandosi, un oceano di materie prime. Miliardi di barili di petrolio e migliaia di miliardi di metri cubi di gas naturale, probabilmente destinati a intensificare la battaglia geostrategica, già in corso, per le risorse energetiche nascoste all'ombra dei ghiacci eterni. Una potenziale benedizione, secondo i fautori delle trivellazioni senza confini e senza patemi. O una pericolosa e devastante tentazione, secondo gli ambientalisti, preoccupati dello stato di salute di un ecosistema fragilissimo e già a rischio.

Uno studio dell'Us Geological Survey, pubblicato questa settimana su Science Magazine, rivela che il 30% di tutti i giacimenti non ancora scoperti del pianeta di gas naturale e il 13% di quelli di petrolio, sono localizzati sotto i fondali del Polo Nord. Detto altrimenti, la regione più settentrionale della Terra conterrebbe da sola l'equivalente dell'intero fabbisogno mondiale di greggio per 3 anni e di metano per 14 anni. Quest'ultimo dato, soprattutto, porta Donald Gautier, lo scienziato che ha guidato la ricerca, a concludere che «la futura preminenza della Russia nel controllo strategico delle risorse di gas è destinata ad accentuarsi ed estendersi». Gran parte dell'area che contiene il futuro scrigno dell'energia appartiene infatti alla Federazione Russa, già oggi maggior produttore al mondo di gas naturale. Quello degli studiosi americani è il primo rapporto dettagliato sul potenziale energetico dell'Artico, dove la durezza delle condizioni climatiche e orografiche, oltre ai relativi ritardi della tecnologia, ha finora limitato le esplorazioni a poche zone al largo delle coste degli Stati Uniti o della Russia.

Ma l'assottigliamento progressivo delle riserve di greggio (la cui produzione, in mancanzadi nuove scoperte, dovrebbe cominciare a calare dal 2020) e il lento ma progressivo scioglimento della calotta artica, dovuto all'effetto serra, hanno improvvisamente reso più attraente la nuova frontiera energetica del Grande Nord. Con il corollario che tutti i Paesi, i cui confini toccano il circolo polare, sono già pronti a lottare per rivendicare la loro quota del bottino. Oltre a Russia e Usa, anche Norvegia, Danimarca (per via della sovranità sulla Groenlandia) e Canada sono nella partita. «Nel bene e nel male — dice Paul Berkman, dello Scott Institute presso la Cambridge University in Inghilterra — le limitate prospettive di esplorazione altrove e i nuovi progressi tecnologici hanno reso l'Artico sempre più interessante per questo tipo di sviluppo». Nel 2001 Mosca aveva rivendicato formalmente presso le Nazioni Unite i suoi diritti di ricerca nella zona, contestata da tutti gli altri Paesi. Poi, due anni fa, un mini-sottomarino russo aveva piantato una bandiera di titanio sul fondale sotto il Polo Nord, in un'area rivendicata anche da Copenaghen.

All'inizio di maggio, la Russia ha fatto sapere di essere pronta a usare anche la forza militare per proteggere i suoi diritti nella regione. Illustrando le metodologie e i risultati della ricerca, Gautier ha detto che alle stime si è giunti grazie alla creazione di una mappa geologica, che ha permesso di identificare le rocce sedimentarie, potenzialmente in grado di ospitare riserve di petrolio e gas. Queste sono state poi comparate, grazie a modelli matematici di probabilità, a identiche stratificazioni in altre regioni del mondo, che contengono greggio o metano. L'esito è stato ben oltre le aspettative più ottimistiche: «A nostro avviso, a Nord del Circolo polare artico ci sono tra 40 e 160 miliardi di barili di petrolio, abbastanza cioè da soddisfare la domanda mondiale per più di tre anni. E 1,6 milioni di miliardi di metri cubi di gas naturale, che equivalgono a quasi 15 anni di consumo planetario». Ancora più invitante è il fatto che la maggior parte delle riserve si troverebbe sotto la cosiddetta piattaforma continentale, in una zona dove i fondali marini non sono mai a più di 500 metri, quindi relativamente facili da trivellare. Gautier e il suo team tuttavia non hanno volutamente preso in considerazione la praticabilità economica o l'impatto ambientale di eventuali perforazioni. Hanno però ricordato nello studio che, per quanto ingente, la quantità di greggio e gas potenzialmente individuata non è grande abbastanza da modificare gli attuali equilibri tra i grandi produttori mondiali, con la sola eccezione di rafforzare il ruolo dominante della Russia sul gas. Il dilemma sull'opportunità delle trivellazioni rimane quindi aperto, com'era già emerso durante la campagna elettorale americana dello scorso anno. «Drill, baby, drill» (Trivella, ragazza, trivella) era stato il grido di battaglia, dal richiamo ambiguamente sessuale, con cui Sarah Palin, governatrice dell'Alaska, lo Stato americano che si affaccia sull'area del tesoro nascosto, aveva inutilmente tentato di rilanciare le sorti del ticket repubblicano.

Con un compromesso bipartisan, il Congresso degli Stati Uniti ha già autorizzato una limitata attività di perforazione in alcune zone dell'Alaska, ma solo a partire da 250 chilometri al largo delle coste. Già troppo però per gli ambientalisti, mobilitati in difesa di quello che definiscono «il più fragile ecosistema del pianeta». Secondo Lisa Speer, direttrice dell'International Ocean Program al National Resources Defence Council, trivellare l'Artico potrebbe causare il rilascio di elementi tossici come arsenico, mercurio e piombo nell'Oceano: «Abbiamo bisogno di criteri uniformi e severi per ogni attività off-shore di petrolio: un solo Paese ha il potenziale di produrre conseguenze ben oltre i suoi confini». La minaccia a molte specie animali viene evocata da Steve Armstrup, dello stesso Us Geological Survey che ha prodotto lo studio, il quale ricorda che le aree dell'Alaska, identificate nella ricerca come potenzialmente più ricche di riserve di petrolio, hanno anche l'habitat ideale per orsi polari, foche e balene: «Occorrerà — spiega Armstrup — valutare con attenzione cosa significherebbe lo sviluppo di attività di ricerca e produzione di petrolio e gas per queste specie, alcune delle quali sono già oggi a rischio di estinzione».

INFLUENZA SUINA: altri 4 casi in Italia Finora 30 contagiati


Sono stati confermati oggi altri quattro casi di nuova influenza umana A/H1N1 in Italia, tutti provenienti da New York con voli differenti. Si tratta di due uomini e due donne. Una trentenne rientrata a Verona il 26 maggio via Malpensa, e' in isolamento domiciliare per il trattamento e le sue condizioni di salute sono buone. Condizioni analoghe per un ventenne e una quarantacinquenne rientrati a Bologna il 25 maggio e il 28 maggio e per un trentenne rientrato a Modena il 24 maggio.

Sono stati confermati oggi altri quattro casi di nuova influenza umana A/H1N1 in Italia, tutti provenienti da New York con voli differenti. Il primo caso è quello di una donna trentenne rientrata a Verona da New York il 26 maggio con volo indiretto via Milano Malpensa. La donna, che al momento dell’arrivo accusava sintomi influenzali ed alterazione della temperatura, è stata visitata in ospedale e attualmente è in isolamento domiciliare per il trattamento. Le sue condizioni di salute sono buone e non destano preoccupazione.

Tutti provenienti da New York Il secondo caso riguarda un uomo ventenne proveniente da New York con volo indiretto via Amsterdam e arrivato a Bologna il 25 maggio. Al momento l’uomo è in isolamento domiciliare a Rimini, dopo essere stato visitato in ospedale, e le sue condizioni fisiche non destano preoccupazione. Il terzo caso è un uomo di circa trenta anni proveniente da New York con volo indiretto via Roma Fiumicino e rientrato a Modena il 24 maggio, al momento dell’arrivo accusava sintomi influenzali ed alterazione della temperatura ed è stato visitato in ospedale. Attualmente l’uomo è in isolamento domiciliare e le sue condizioni di salute non destano preoccupazione. Il quarto caso è una donna di quarantacinque anni tornata da New York a Bologna via Parigi il 28 maggio. La donna, che al momento dell’arrivo accusava sintomi influenzali ed alterazione della temperatura è stata visitata in ospedale ed attualmente è in isolamento domiciliare per il trattamento. Le sue condizioni di salute sono buone e non destano preoccupazione. I "contatti stretti" dei casi segnalati sono già stati rintracciati e posti sotto sorveglianza.

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sabato 30 maggio 2009

BALENE: Sudafrica A KOMMETJIE BEACH spiaggiate 55 balene


Piu' di una cinquantina di balene pilota si sono spiaggiate su un litorale vicino Cape Town, in Sudafrica; e i soccorritori sono riusciti a portarne in salvo solo una ventina, sospingendole in acque piu' profonde nonstante le pessime condizioni del tempo; ma hanno dovuto abbattere le altre. Lo spiaggiamento delle balene e' cominciato alle 5,30, Per ore le squadre di soccorso (scienziati del mare, ma anche volontari) si sono adoperati per mantenere bagnati gli esemplari adulti e i cuccioli, ma le operazioni erano ostacolate dalle onde che spingevano i cetacei verso la riva. Assolutamente ignote le cause dello spiaggiamento (del resto gli scienziati ancora brancolano nel buio sulle possibili cause di un fenomeno che purtroppo e' sempre piu' frequente), ma non era mai accaduto che il dramma avvenisse nel tratto di costa sudafricana, dove il passaggio delle balene richiama ogni anno migliaia di turisti.

cambiamenti climatici: Disastri ambientali, sei milioni di ecoprofughi in fuga


Nel mondo ci sono 37,4 milioni di profughi, di cui oltre la meta' in fuga da catastrofi naturali. Presto, secondo l'Alto commissariato Onu per i rifugiati, 6 milioni di persone ogni anno saranno costrette a fuggire dai danni provocati dai cambiamenti climatici, ma per loro non varra' lo status di 'rifugiato'. Lo denuncia Legambiente, nel dossier 'Profughi ambientali', presentato nell'ambito di 'Terra Futura', la mostra sulle buone pratiche di sostenibilita' in corso alla Fortezza da Basso di Firenze. Leggendo il dossier si apprende che l'Unicef tra il 2005 e il 2007 ha risposto a 276 emergenze in 92 Paesi, oltre la meta' delle quali causate da calamita', il 30% da conflitti e il 19% da problemi sanitari. Inoltre, secondo i dati del programma Onu per lo sviluppo umano, oggi sono 344 milioni le persone a rischio di cicloni tropicali e 521 quelle a rischio di inondazioni. Le previsioni presentano un quadro drammatico: per l'Unicef nel 2010 50 milioni di persone soffriranno la fame a causa di emergenze umanitarie e climatiche e per l'Alto commissariato Onu per i rifugiati i cambiamenti climatici potrebbero costringere 6 milioni di persone all'anno a lasciare le loro case. Un dato che per il 2050 potrebbe arrivare all'astronomica cifra di 200/250 milioni di persone. ''Il fenomeno dei migranti e rifugiati per cause ambientali e' gia' oggi di notevole entita' e aumentera' in modo drastico - spiega Mautizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria di Legambiente -. Eppure non si riesce a dare un numero preciso di quanti siano al momento o a dare loro assistenza adeguata, perche' giuridicamente i rifugiati ambientali non esistono''. Le conseguenze dei cambiamenti climatici, rileva ancora il dossier di Legambiente, toccano anche l'Italia che negli ultimi 20 anni ha visto triplicare l'inaridimento del suolo. L'associazione stima che il 27% del territorio nazionale sia a rischio desertificazione con sette regioni particolarmente esposte: Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

La metà sarà costretta a raccoglie­re in fretta i pochi oggetti sottrat­ti alla furia del cielo e del mare, tallonata nella sua fuga da inondazioni e tempeste, cicloni e uragani. L’altra me­tà avrà più tempo per arrendersi ai de­serti che avanzano, divorando i campi e affamando le bestie, o agli oceani che si alzano, erodendo le coste e distruggen­do gli atolli. Tutti, inesorabilmente, se ne dovranno andare.

Questione di settimane, mesi, forse qualche anno. Sono 6 milioni, secondo le stime elaborate da Legambiente. Un dossier, quello dedicato al riscaldamen­to globale come fattore scatenante delle migrazioni, che sarà presentato oggi a Terra Futura ( www.terrafutura.it), la mostra-convegno internazionale sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale; la sesta edizione si chiuderà do­mani alla Fortezza da Basso di Firenze.

Li chiamano ecoprofughi, e sono l’ul­timo tassello in ordine di tempo che si unisce al complicato mosaico dei muta­menti climatici. Secondo l’Unhcr, l’agen­zia Onu per i rifugiati, il fenomeno è de­stinato a subire un aumento esponenzia­le: nel 2050, il mondo potrebbe ritrovar­si a gestire la migrazione forzata di 200-250 milioni di persone da terre ina­ridite o completamente sott’acqua, de­vastate dal surriscaldamento o dalla de­forestazione. È per questo che Legam­biente ha scelto di lanciare, proprio a Fi­renze, la proposta per il riconoscimento di uno status giuridico ai profughi am­bientali. E non è un caso, forse, che que­sto avvenga in una Regione che si appre­sta a introdurre — secondo il presiden­te del Consiglio toscano Riccardo Nenci­ni, «l’assemblea la varerà lunedì» — la «sua» legge sull’immigrazione, in aper­ta sfida al ddl sulla sicurezza e alla linea politica del governo. Così come non può essere una coincidenza che proprio nei prossimi giorni — come scriveva ie­ri il New York Times — l’Assemblea ge­nerale delle Nazioni Unite si prepari ad adottare la prima risoluzione che colle­ghi ufficialmente il cambiamento del cli­ma al mantenimento della pace e della sicurezza internazionali.

Sono 18 milioni le persone che ogni anno, nel mondo, vengono colpite da di­sastri naturali; la quasi totalità (98%) si concentra nei Paesi in via di sviluppo. Basta un grande fiume che, gonfiato da un monsone anomalo, esca dal suo al­veo per distruggere case, campi, fonti di sostentamento di intere nazioni. Le piogge torrenziali che hanno flagellato la Namibia dal gennaio di quest’anno so­no le dirette responsabili dell’esodo for­zato di 350.000 contadini e allevatori: il 50% delle strade sono danneggiate, a ri­schio il 63% dei raccolti. Tra il 1997 e il 2020, nella sola Africa subsahariana le stime parlano di 60 milioni di migranti per la desertificazione. «Ma il problema è anche l’Italia che, negli ultimi 20 anni, ha visto il 27% del territorio — Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia... — inaridirsi fino al punto limi­te, con il 10% della Sardegna già deserti­ficato ». Maurizio Gubbiotti, coordinato­re della segreteria nazionale di Legam­biente, traccia un quadro italiano che è l’esatto rispecchiamento di un dramma mondiale. «Kyoto ci chiedeva di ridurre del 6,5% le emissioni; noi le abbiamo au­mentate del 13, a livello globale sono cresciute del 37%. Gli scienziati dicono che siamo vicini al punto di non ritor­no, quando il pianeta non avrà più capa­cità di adattamento». Nessuno, dunque, può ritirarsi dalla partita.

«Le crisi ambientali sono ovunque, quasi tutte provocate dall’uomo. E se fi­no a qualche anno fa il grosso dei rifu­giati scappava dalle persecuzioni, dai conflitti, da due anni in qua il numero dei profughi ambientali ha superato quello dei profughi di guerra — fa il punto Gubbiotti —. All’inizio è un pas­saggio interno, o tra Paesi confinanti; poi diventa la fuga verso Paesi che pos­sono dare più fortuna».

«Sappiamo benissimo che d’ora in poi ci saranno sempre più rifugiati — commenta l’economista americana Su­san George, presidente del Transnatio­nal Institute di Amsterdam —. Per un semplice motivo: anche volendo, non saranno in grado di restare dove sono. Prendiamo l’Africa, dove l’agricoltura ha già subito un tracollo pari al 60%, do­ve tutto ciò che è asciutto diventerà an­cora più secco e tutto ciò che è bagnato diventerà fradicio... Le condizioni di vi­ta saranno insostenibili».

Gli eco-profughi bussano alle nostre frontiere, «ed è necessario — afferma Gubbiotti — che la politica generale non sia più soltanto il negoziato per ri­durre le emissioni di gas inquinanti, ma anche, appunto, la ridefinizione dello status di rifugiati». La proposta può sembrare una provo­cazione, ma ha i piedi ben piantati sulla terra; già il 31 ottobre scorso, un docu­mento di lavoro dell’Iasc, il comitato in­ter- agenzia per il coordinamento uma­nitario Onu, aveva sottolineato come «né la Convenzione sui cambi climatici né il Protocollo di Kyoto includano mi­sure per l’assistenza o la protezione di coloro che saranno direttamente colpiti dagli effetti dei mutamenti nel clima»; e i criteri della Convenzione sullo status dei rifugiati, adottata nel 1951, non paio­no abbastanza flessibili per gestire le nuove emergenze. Pochi giorni fa, l’Or­ganizzazione mondiale per le migrazio­ni ha diffuso un rapporto in cui si rico­nosce che «i migranti per ragioni am­bientali non cadono direttamente in nessuna delle categorie offerte dal qua­dro giuridico internazionale». E se è ve­ro, ammette Gubbiotti, che «la proposta può sembrare improbabile dal punto di vista della praticabilità», lo è altrettanto che «sul fronte Onu sono già stati fatti passi avanti. E potremmo arrivare a dei risultati concreti».

Nel frattempo, in assenza di una gri­glia giuridica «aggiornata», è necessa­rio agire. Per spezzare questo circolo perverso, che intreccia indissolubilmen­te crisi ambientale e crisi sociale. «E la mia proposta — interloquisce la George — è relativamente semplice: l’Europa cancelli subito il debito ai Paesi più po­veri. Iniziando dall’Africa subsahariana, che continua a pagare una somma pari a 19 miliardi all’anno. A una condizio­ne: che quel denaro venga investito in riforestazione, conservazione delle riser­ve idriche, sviluppo di programmi a tu­tela della biodiversità». Con un monito­raggio costante, «perché è inutile far fin­ta che la corruzione non sia un proble­ma »; ma anche in stretta collaborazione «con associazioni ed esperti locali, met­tendo a disposizione un patrimonio di conoscenze tutto europeo — nella sil­vicoltura, nell’agricoltura sostenibi­le... ». E poi, dopo l’Africa, «gli altri Paesi più colpiti dall’emergenza ambientale: solo per le deforestazioni, Indonesia, Brasile, Paraguay... il modello, una volta perfezionato, potrebbe essere esportato ovunque».

GREEN NEW DEAL:TERRA FUTURA, BIGGERI, ANCHE GOVERNO ITALIANO PUNTI SU GREEN NEW DEAL


''Quasi tutti i Paesi del G8 iniziano a ragionare sul 'green new deal', ma in Italia questo non avviene: da noi al contrario si sente riparlare di nucleare, di chiusura delle frontiere, di incentivi alle auto. Non si tratta di questioni di destra o di sinistra: c'e' Obama, ma ci sono anche Sarkozy e la Merkel che fanno cose molto interessanti da questo punto di vista''.

A dirlo e' Ugo Biggeri, presidente della Fondazione responsabilita' etica tracciando un bilancio di 'Terra Futura' a meta' della manifestazione.

''Siamo molto contenti - dice - gli stand sono pieni, nonostante il ponte, e molto vivaci. E' molto positivo l'esperimento della Borsa delle economie responsabili, con molte aziende che hanno chiesto di fare incontri bilaterali sui temi della responsabilita' di impresa''.

Il mondo di associazioni che da' vita a 'Terra Futura', intanto, e' gia' proiettato verso il G8 de L'Aquila. ''Tante realta' - ricorda Biggeri - hanno organizzato un 'Gsott8' nel Sulcis, in Sardegna. Inoltre a Terra Futura, gia' a partire dall'anno scorso, abbiamo elaborato un manifesto che presenteremo come contributo ai 'grandi' della terra''.

Quanto alla prossima edizione di 'Terra Futura', Biggeri spiega che non e' stato ancora definito un tema. ''Lo decideremo - conclude - anche tenendo conto degli spunti e dei messaggi che ci arrivano dalle tante persone che partecipano''.

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SHOPPER PLASTICA: UNICOOP FIRENZE BANDISCE SHOPPER PLASTICA, 1° IN EUROPA


Da ieri Unicoop Firenze, prima catena della grande distribuzione in Europa, ha abolito gli 'shopper' in plastica passando totalmente ai sacchetti biodegradabili.

L'iniziativa e' stata presentata oggi nell'ambito di 'Terra Futura' dal presidente del Consiglio di gestione di Unicoop Firenze Golfredo Biancalani e dal presidente della Regione Toscana Claudio Martini. Nei 98 punti vendita di Unicoop Firenze saranno quindi sostituiti gli oltre 50 milioni di shopper in plastica utilizzati ogni anno, dando cosi' corso in anticipo alla direttiva europea che prevedeva questo atto entro il 1* gennaio 2010. ''Il governo pero' - spiega Biancalani - non ha mai varato i provvedimenti attuativi e quindi abbiamo preso questa decisione, coerente con la nostra missione di cooperativa: nel nostro statuto e' anche previsto che dobbiamo tutelare l'ambiente''. Tra l'altro l'operazione prevede un costo per Unicoop Firenze: i nuovi shopper costano molto piu' di quelli tradizionali. I clienti pagheranno i sacchetti bio 5 centesimi contro gli attuali 3 ma per la cooperativa il costo sara' quasi doppio e questo comportera' un investimento di 8 milioni di euro. In questo modo non saranno piu' prodotte 840 tonnellate di plastica destinate alla discarica o agli inceneritori, mentre le nuove buste sono totalmente biodegradabili e utilizzabile anche per il compost.

Questa iniziativa di Unicoop Firenze arriva dopo la promozione del 'riuso' dei sacchi della spesa. In un anno e mezzo, infatti, sono state distribuite ai soci gratuitamente 660 mila borse per la spesa, in materiali resistenti e a partire dal mese di giugno chi fara' la spesa con le borse 'riuso' sara' premiato con due punti omaggio del programma di fidelizzazione.

I nuovi shopper sono prodotti utilizzando materia prima Novamont dalla cooperativa 'Industria plastica toscana' di Scarperia (Fi), che si e' appena riconvertita alla produzione bio dalla precedente lavorazione di materie plastiche.

''E' un'iniziativa molto interessante - ha commentato Martini - che da' un contributo alla tutela del'ambiente rispettando le decisioni dell'Unione europea nonostante che manchino gli adempimenti governativi. E inoltre da' lavoro a un'impresa toscana che si e' riconvertita con successo a una produzione in linea con l'ambiente''

ATTIVITà SESSUALE : DIETA ED ESERCIZIO FISICO RIPRISTINANO ATTIVITA' SESSUALE


Dieta ipocalorica e incremento dell'attivita' fisica normalizzano i livelli di testosterone e ripristinano la funzione sessuale qualora non siano gia' presenti alterazioni vascolari. Lo annuncia al Congresso nazionale di endocrinologia, in corso di svolgimento a Sorrento, l'equipe del Centro di Crioconservazione dei Gameti Maschili dell'Azienda Ospedaliera dell' Universita' di Padova diretta dal professor Carlo Foresta, dopo aver condotto uno studio su 100 uomini di eta' media 45 anni affetti da sindrome metabolica e disfunzione erettile.

''I segni clinici per riconoscere la sindrome metabolica, fenomeno sempre piu' frequentemente riscontrato nella popolazione - ha affermato Carlo Foresta, professore di Patologia clinica presso l'Universita' di Padova - sono l'obesita', l'ipertensione e il diabete. Si stima - ha aggiunto- che ne sia colpito un italiano su quattro. I pazienti che ne risultano affetti sono particolarmente a rischio di sviluppare patologie cardiovascolari. Nel maschio la sindrome metabolica si associa a una ridotta produzione di testosterone che, attraverso un circolo vizioso, sembra aggravare le alterazioni metaboliche della sindrome stessa e le sue conseguenze sul sistema cardiovascolare. Sovente questi pazienti lamentano un'impotenza sessuale che puo' essere conseguenza sia di alterazioni vascolari che di anomalie endocrino-metaboliche. Il nostro studio - ha sottolineato Carlo Foresta - dimostra che nella sindrome metabolica e' frequente una riduzione della produzione di testosterone e che la dieta e l'attivita' fisica migliorano il quadro metabolico anche attraverso un incremento della produzione del testosterone''.

GUIDA BLU: Al primo posto l'Isola del Giglio, seguono tre comuni liguri nel Parco Nazionale delle Cinque Terre


Al primo posto l'Isola del Giglio, seguono tre comuni liguri nel Parco Nazionale delle Cinque Terre: Riomaggiore, Vernazza e Monterosso. Sono queste le localita' che guidano l'annuale classifica della Guida Blu di Legambiente edita dal Touring presentata oggi a Roma. Mare cristallino, paesaggi da cartolina, spiagge incantevoli e ben curate, ma anche arte, buona cucina e soprattutto rispetto della sostenibilita' ambientale sono la ricetta per ottenere le ambite 5 vele che quest'anno ben 13 localita' marittime italiane hanno ottenuto. Dopo le prime due posizioni, il terzo posto viene conquistato da Domus de Maria (Ca), al quarto la perla del Cilento, Pollica (Sa), al quinto Capalbio (Gr), vincitrice dell'edizione 2007. Nel gruppo di testa compaiono ancora Castiglion della Pescaia (Gr), Nardo' (Le), Baunei (Og), Ostuni (Br), l'isola di Salina (Eolie), Noto (Sr), San Vito lo Capo (Tp) e, infine, Posada (Nu).

A livello regionale e' invece trionfo per la Sardegna, con una media di 3,4 vele per le sue localita' costiere, seguita da Toscana (3,03), Puglia (3), Sicilia (2,63), Abruzzo (2,6), Campania (2,56), Basilicata e Marche a pari merito con una media 2,5 vele per localita'.


Undicesimo posto ma con meriti speciali per Noto (Sr) che e' riuscita (unica in Sicilia) a darsi, prima che la regione legiferasse in materia, delle regole sull'istallazione di megaimpianti fotovoltaici ed eolici ''diventando un modello per l'assessorato regionale all'ambiente, e con il nuovo regolamento edilizio che incentiva efficienza energetica per case e strutture ricettive sostenibili promosso con la creazione del piu' alto albero di natale d'Italia,''vivo'' ed illuminato interamente con energia fotovoltaica''. inoltre, recita la Guida, ''l'offerta culturale, gia' cospicua, e' incrementata dalla finalmente fruibile Villa del Tellaro con mosaici tardo imperiali, dall' apertura alle visite di palazzo Nicolaci con gli arredi ed atmosfere del ' 700 e di parte del collegio dei gesuiti destinato a palazzo della cultura. Nuovi sentieri e servizi sia pubblici che privati garantiscono una migliore fruizione delle aree naturali come a Noto Antica e i canyon vicini e le principali riserve naturali. Finalmente la lotta agli abusi edilizi e commerciali vede i primi frutti con l'avvio delle prime demolizioni''.

''Quelli che ogni estate suggeriamo come meta di vacanze nella Guida Blu -ha commentato Sebastiano Venneri vicepresidente nazionale di Legambiente- sono luoghi che hanno scommesso sulla qualita'. Qualita' nella gestione del territorio, nell'erogazione dei servizi, nella manutenzione dei centri storici, nell'offerta enogastronomica. Comuni a cinque vele che garantiscono una vacanza indimenticabile e che proprio grazie a queste caratteristiche sopravvivono alla crisi, perche' la qualita' italiana e' un prodotto che non conosce flessioni''.

''I nostri riconoscimenti sono frutto del lavoro svolto da Goletta Verde durante i suoi viaggi ma anche del patrimonio di conoscenze delle centinaia di gruppi locali di Legambiente. La Sardegna e la Toscana - ha continuato Venneri - realizzano gia' da tempo un lavoro esemplare in termini di sostenibilita' e tutela ambientale che emerge anche in questa edizione dove troviamo inoltre un netto miglioramento della Sicilia e della Puglia. Le localita' a 5 vele, oltre che per l'eccezionale e riconosciuto pregio naturalistico, continuano a distinguersi per l'impegno nella salvaguardia del paesaggio e del litorale e soprattutto per tante iniziative di sviluppo dei servizi e di valorizzazione e tutela del territorio''.

Anche quest'anno Guida Blu non dimentica gli amanti dell'acqua dolce e dedica una sezione ancora piu' dettagliata alle localita' sui laghi. Sono tre quelle che conquistano le 5 vele: Appiano sulla strada del vino (BZ) in Trentino Alto Adige sul Lago di Monticolo, Fie' allo Sciliar (BZ) sempre in Trentino Alto Adige sul Lago di Fie' e Massa Marittima (GR) in Toscana sul Lago dell'Accesa.

Tornando al mare, nell'estate 2009, per il secondo anno in vetta troviamo l'Isola del Giglio (Gr) che conquista il gradino piu' alto del podio per l'ottima sostenibilita' e la tutela dell'ecosistema terrestre e costiero e per aver prestato particolare attenzione al verde pubblico, alla raccolta differenziata e alla mobilita' sostenibile. Tra i motivi del riconoscimento l'aver intensificato le corse dei mezzi pubblici che ora viaggiano anche di notte e con frequenze estive a partire da aprile. Esteso anche al mese di luglio (prima era solo per agosto) il divieto di accesso ai veicoli di proprietari che non pernottano almeno 4 gg. Sono aumentate anche ''strisce'' blu e parcheggi e sono stati ripristinati ben 28 sentieri per trekking sull'isola. Sempre significativo l'impegno per la salvaguardia e la sostenibilita' dell'isola di Giannutri che rappresenta una delle aree piu' particolari ed interessanti dal punto di vista naturalistico dell'Arcipelago Toscano.

La seconda posizione e' detenuta dai tre comuni del Parco Nazionale delle Cinque Terre in Liguria, ovvero Riomaggiore, Vernazza e Monterosso. Il Parco ha consolidato un equilibrio virtuoso tra sviluppo economico legato alle tipicita' locali e prodotti della terra ''strappata al mare'' e alla protezione, tutela e mantenimento di un paesaggio creato dall'uomo e per questo bisognoso di continua cura.

Domus de Maria (Ca) che si posiziona al terzo posto, oltre che per la bellezza delle sue spiagge spicca per l'efficacia del progetto di salvaguardia delle dune con passerelle di accesso all'arenile, parcheggi, raccolta rifiuti, segnaletica e protezione con staccionate.

La perla del Cilento, Pollica (Sa), con le localita' costiere Acciaroli e Pioppi, unica realta' campana al vertice della classifica, si posiziona a ridosso del podio. Oltre al lavoro svolto per la conservazione del paesaggio che ha caratterizzato l'azione del Comune di Pollica, nell'ultimo anno, l'amministrazione ha dato vita a tre iniziative che vanno nella direzione di una migliore sostenibilita' ambientale e di un'offerta di qualita' soprattutto verso le fasce deboli.

Sempre in Maremma il quinto posto conquistato da Capalbio (Gr), vincitrice dell'edizione 2007, per l'ottimo livello di sostenibilita' e per la tutela dell'area costiera e del territorio aperto (ambiente, paesaggio, economia rurale e agricoltura). Molte le iniziative rivolte alla promozione e valorizzazione dei prodotti tipici locali.

Segue Castiglion della Pescaia (Gr) che ha un litorale costiero che si mantiene in buone condizioni grazie a progetti di conservazione in particolare rivolti all'ecosistema dunale. E poi per la promozione della mobilita' sostenibile e realizzazione di parcheggi scambiatori 'lasci l'auto - prendi la bici' e per l'impegno sul fronte energie rinnovabili e raccolta differenziata nei confronti dei cittadini. Attenzione anche sul fronte della mobilita' sostenibile con progetti di ampliamento dell'offerta di piste ciclabili sia nel capoluogo comunale che nella frazione di Punta Ala.

Nardo' (Le), settima, si e' distinta per l'istituzione del Parco Regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano, uno dei gioielli naturalistici, paesaggistici ed archeologici del Salento, che rappresenta una delle piu' importanti opere di tutela e fruizione tra i parchi della provincia e dove il Centro visite diverra' un percorso multisensoriale, con la stanza della vista, dell'udito, dell'olfatto, del tatto e del gusto. Baunei (Og), si posiziona ottava, per l'impegno profuso nella conservazione del suo litorale di grande valenza naturalistica esteso per oltre trenta chilometri caratterizzato da scogliere interrotte da alcune spiagge di grande suggestione (Cala Luna, Goloritze', Sisine).

Al nono un'altra pugliese, Ostuni (Br) che negli ultimi anni ha attuato una serie di interventi che rientrano in una logica di sostenibilita'.

Decima la siciliana Isola di Salina, nell'arcipelago delle Eolie, che pur in presenza di un notevole flusso turistico, conserva il fascino tipico di un luogo nel quale si sente forte il legame con la storia e con la cultura dei suoi abitanti, raccontata dalle sobrie architetture dei paesi, dalle collezioni di oggetti legati alle attivita' marinare o dalle pratiche agricole ancor oggi capaci di fornire prodotti di assoluta eccellenza come i capperi ed il vino. In questi ultimi anni, e' stata sede di interessanti iniziative di sensibilizzazione ambientale portate avanti dalle amministrazioni locali, come a la pulizia dei fondali promossa dal comune di Santa Marina Salina.

MORBILLO: Burkina Faso, 300 morti


Il Burkina Faso affronta un'epidemia di morbillo e da inizio anno ha registrato 45mila casi, 300 morti per lo piu' bambini di meno di 5 anni.Lo denunciano da mesi tutte le organizzazioni umanitarie che assistono i malati e chiedono al piu' presto una campagna di vaccinazioni di massa. Secondo il Ministero della Salute del Burkina Faso - riferisce una nota di Medici senza frontiere - e benche' il picco dell'epidemia sembri passato ogni settimana si hanno 2.600 nuovi casi.

venerdì 29 maggio 2009

RISCALDAMENTO GLOBALE CAUSA 300 MILA MORTI L'ANNO


I cambiamenti climatici provocano 300 mila morti ogni anno. E' l'allarme contenuto nel primo rapporto sui costi umani del riscaldamento globale presentato oggi a Londra dal Global Humanitarian Forum, organizzazione fondata dall'ex segretario generale dell'Onu, Kofi Annan.
Le variazioni climatiche minacciano seriamente 300 milioni di persone in tutto il mondo, un numero destinato a raddoppiare da qui al 2030. ''E' la piu' grande sfida umanitaria dei nostri tempi, che causa sofferenza a centinaia di milioni di persone'', ha detto Annan secondo quanto riporta il sito web della CNN. ''Spero che tutti gli stati membri delle Nazioni Unite andranno a Copenhagen con la volonta' politica di firmare accordi ambiziosi per contrastare il cambiamento climatico'', ha proseguito Annan.
''Come dimostra questo rapporto, l'alternativa e' il rischio di fame, migrazioni e malattie su larga scala''.
Il 99% delle vittime vive in paesi in via di sviluppo, che contribuiscono solo per l'1% all'emissione di gas nocivi. Il rapporto segnala che il cambiamento climatica minaccia tutti e otto gli obiettivi del Milliennium Development. Dei 900 milioni di persone che nel mondo soffrono cronicamente la fame, 45 milioni si ritrovano in questa situazione per colpa dell'inquinamento ambientale. Nei prossimi anni e' previsto un drastico calo della produzione di cibo, con i prezzi che potrebbero salire anche del 20%.
I paesi piu' vulnerabili sono quelli dell'Africa subsahariana, del Medio Oriente, dell'Asia centrale, dell'America latina, di alcune zone degli Stati Uniti e delle regioni artiche. Secondo il Global Humanitarian Forum le nazioni in via di sviluppo hanno bisogno di fondi pari a 100 volte quelli attualmente disponibili per affrontare un costo economico complessivo derivante dai cambiamenti climatici di 125 miliardi di dollari l'anno.
Il meeting di Copenhagen, che si terra' fra sei mesi e dovrebbe stilare degli obiettivi per dopo il 2012 rinnovando l'accorso di Kyoto, ''e' l'ultima chance per evitare la catastrofe globale''.
Perche' la giustizia sociale passa per quella climatica''.
''Ma contrastare i cambiamenti climatici e' possibile - ha concluso il coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente -. Basterebbe investire nella riduzione delle emissioni, su efficienza e risparmio energetico, energie rinnovabili, tecnologie a basse emissioni e mobilita' su ferro, ma anche in educazione ai consumi sostenibili''.

EFFETTO SERRA: Gas nocivi diminuiscano entro 6 anni e si dimezzino per il 2050


Le emissioni di gas nocivi per 20 premi Nobel devono cominciare a diminuire entro sei anni per evitare cambi climatici gravi e pericolosi.I 20 lanciano l'allarme dal St James's Palace Nobel Laureate's Symposium di Londra: si ritiene necessario che al summit di Copenaghen a dicembre le nazioni si impegnino a dimezzare le emissioni per il 2050. In una nota i Nobel, tra cui Carlo Rubbia, spiegano che se le temperature salgono ancora piu' di due gradi le conseguenze sul clima saranno ingestibili.

''Mai come ora e' urgente arrestare la corsa dell'inquinamento e tagliare le emissioni di gas serra, assumendo impegni seri e condivisi per contrastare il global warming e salvare il pianeta''. Con queste parole Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente, e' intervenuto stamattina alla presentazione del Rapporto sui Diritti Globali 2009, il dossier annuale sulla globalizzazione e sui diritti nel mondo. Tra i partecipanti erano presenti anche Guglielmo Epifani, segretario generale CGIL, Paolo Beni, presidente nazionale ARCI, don Luigi Ciotti presidente del Gruppo Abele, Patrizio Gonnella, presidente nazionale Antigone, Alice Grecchi Dipartimento comunicazione di ActionAid, Ciro Pesacane, presidente nazionale Forum Ambientalista, Sergio Segio, curatore del Rapporto, direttore di Associazione Societa' INformazione, e Armando Zappolini vicepresidente del CNCA. ''Abbiamo solo sei mesi per arrivare preparati alla Conferenza di Copenaghen e fermare la febbre del pianeta. I mutamenti climatici, infatti, non sono piu' una minaccia ipotetica ma una realta' concreta e incontrovertibile, le cui conseguenze sono sempre piu' evidenti e tangibili. Altrettanto palese e' diventato anche l'intreccio tra questioni ambientali e sociali. Non a caso - ha aggiunto Gubbiotti - alcune importanti lotte sociali, come quelle per la sovranita' alimentare, il diritto all'acqua e il diritto alla salute, hanno sposato in pieno la causa ambientale.

corteccia prefrontale: Onde cerebrali sincronizzano alcune aree nervose con la vista e ci consentono di compiere azioni


Come è possibile che in una frazione di secondo passiamo dal cantare a squarciagola l’ultima hit che sta riproducendo la nostra autoradio allo scorgere con la coda dell’occhio un cartello che indica il senso vietato o il rosso di un semaforo che ci intima di fermarci? Hanno provato a spiegarlo i ricercatori del MIT sull’ultimo numero di Science.

OCCHI E CERVELLO – Ogni istante una quantità impressionante di informazioni visive colpisce i nostri occhi, ma nella maggior parte dei casi siamo in grado di concentraci solo sui dettagli di nostro interesse. Per restare nella metafora automobilistica, quando ci troviamo in un luogo sconosciuto e siamo sprovvisti di GPS l’attenzione si rivolge principalmente ai cartelli stradali e alle possibili fonti di indicazione, tralasciando qualsiasi elemento di contesto, come potrebbero essere gli alberi sul ciglio della strada, la spazzatura sui marciapiedi o i pedoni che ci passano a fianco. Alcuni scienziati del Massachusetts Institute of Technology hanno scoperto che questo indirizzamento dell’attenzione dipende da onde cerebrali ad alta frequenza che interconnettono il centro di controllo del cervello al centro visivo. Finora, infatti, era risaputo che all’interno del processo di concentrazione un ruolo importante fosse giocato dalla corteccia prefrontale, ma le conoscenze su come questa agisse erano ancora scarse, dal momento che è situata agli antipodi del cervello rispetto al centro di controllo della vista. Ora, grazie allo studio condotto dal neuroscienziato Robert Desimone, si è scoperta una perfetta sincronia tra il sistema sensoriale e quello cerebrale.

STIMOLAZIONI SINCRONIZZATE – La ricerca è partita dall’analisi dell’attività neuronale di due scimmie, concentrate nella visualizzazione di un’immagine sullo schermo di un PC. Come si aspettavano, gli scienziati hanno osservato che la stimolazione dei neuroni dell’area visiva produceva segnali elettrici sincronici. Ciò che invece ha colto tutti di sorpresa, è stata la scoperta dell’attività di alcuni neuroni della corteccia prefrontale con la stessa identica frequenza. Ad un’analisi più approfondita, si è scoperto che la trasmissione del segnale aveva inizio proprio da questa regione centrale e solo dopo una decina di millisecondi veniva emulata dall’attivazione dei neuroni della corteccia visiva: il tempo, dunque, che le onde ad alta frequenza mettessero in comunicazione le due regioni per consentire un’azione in perfetta sincronia. In conclusione, sono i neuroni nella corteccia prefrontale a governare l’attivazione di quelli nella regione visiva cosicché l’attenzione possa essere interamente indirizzata sull’immagine che richiede particolare concentrazione.

PROSPETTIVE – Il deterioramento e l’indebolimento della corteccia prefrontale sono associati alla schizofrenia, a deficit di attenzione e ad iperattività. Grazie alla scoperta del MIT, dunque, gli studi su queste malattie del disordine potrebbero trovare nuova linfa e giungere a conclusioni e soluzioni finora impensabili.

Berlusconi impunito


Articolo di Personaggi d'Italia, pubblicato mercoledì 27 maggio 2009 in Spagna.
[El País]

Il comportamento politico e personale del primo ministro fa perdere credibilità all’Italia

Silvio Berlusconi ha concluso il primo anno del suo terzo mandato. Populista come non mai, Berlusconi continua a dimostrarsi tanto capace di governare per se stesso quanto incapace di pensare alla collettività. Esattamente come quando debuttò in politica, quasi 15 anni fa. Con il passare del tempo ha raggiunto l’unico obiettivo che realmente gli interessava: l’immunità giudiziaria. Nel mezzo di una sinistra inesistente, i sondaggi la danno 15 punti dietro i conservatori, il premier italiano mantiene ad oggi l’appoggio popolare, esercita un controllo ferreo sui media, fa promesse che non rispetterà, e quando lo ritiene opportuno si allea con la Chiesa. Nel complesso, si presenta come una specie di politico fortunatamente dimenticata nell’Europa democratica.

Le ultime decisioni del suo Governo rivelano un aumento inquietante d’impunità morale. Berlusconi ha lasciato che la Lega Nord facesse indisturbata propaganda e seminasse la paura del diverso per criminalizzare gli immigrati, i quali adesso dormono in Libia invece che a Lampedusa.
Inoltre, ha recentemente dato il colpo di grazia alla già precaria indipendenza della televisione pubblica nominando come nuovi dirigenti dei suoi fedeli seguaci. Ha poi risposto all’esemplare sentenza del caso Mills, talmente documentata e inequivocabile che qualunque altro dirigente si sarebbe dimesso all’istante, accusando la giustizia penale di essere “una patologia del sistema”. Berlusconi cerca di assoggettare i giudici per riformare il sistema a suo piacimento, in modo che in Italia sia praticamente impossibile condannare qualcuno per i crimini dei colletti bianchi.

A 72 anni, la fragile relazione del Cavaliere con l’aspirante soubrette Noemi Letizia gli è costata il divorzio ed ha rivelato un clima decadente da basso impero, che persino la Chiesa comincia a criticare. Lo scandalo ha assunto una dimensione politica tale da mettere il leader italiano sulla difensiva. Accusando l’opposizione di strumentalizzare la situazione in concomitanza con le elezioni europee del prossimo mese ed il G8 di luglio, ha annunciato di voler comparire in Parlamento per difendere il proprio nome, senza però precisare quando. Berlusconi, sprezzante delle regole del gioco democratico, ha mentito ripetutamente a proposito della sua relazione con Noemi e si rifiuta di rispondere alle domande elementari che il quotidiano La Repubblica gli ha posto al riguardo. Tutto ciò fa pensare che l’Italia abbia davanti a se 4 (quattro) anni di barzellette e di scarsa credibilità.
[Articolo originale "Berlusconi impune" di Miguel Mora]

Il re si traveste per smascherare la sanità malata


GERUSALEMME — Alle 10 di mer­coledì mattina c'è già coda al consul­torio pubblico di Shmeisani, zona ovest di Amman, proprio dietro l’al­bergo Le Meridien. La kefiah biancorossa in testa, una lunga ja­labiya nera, un bastone a simula­re vecchiaia, la barba incolta e ingrigita, un uomo d’una certa età si presenta sottobraccio a un giovane. Si registra allo spor­tello, aspetta il suo turno: «Que­sta è la cartella medica di mia moglie. Si chiama Intisar al-Rashdan, deve fare degli esa­mi urgenti».

L’impiegato dà un’occhiata: «E dov’è la pazien­te? ». «Vive a Irbid. Ma è vecchia, ha problemi di cuore, non può venire». «Va bene, compili questo modulo...». I due si siedono. Scrivono. Annotano anche il numero di carta d’identità della signora Intisar. Riconsegnano il papiro e aspettano. Quindici minuti. Finché l’impiegato non controlla i do­cumenti, richiamandoli: «Ma la vo­stra famiglia non ha un’assicurazio­ne medica, vero?». «No, siamo pove­ra gente...». «Allora dovete salire al primo piano e chiedere della dotto­ressa Fatima Khalifa...». «Ma dobbia­mo rifare la coda?». «Mi spiace...». Il re non è nudo. Ama travestirsi. E smascherare la burocrazia malata. Re Abdallah II di Giordania ha due cose in comune col nostro ministro Brunetta: l’altezza e l’odio per i fannulloni.

Come usava il calif­fo Omar ibn al-Khattab, che si fingeva mendicante per sag­giare la generosità dei suddi­ti, come faceva papà Hus­sein che di nascosto entrava nelle caserme ad assaggiare il rancio dei suoi soldati, sta­volta Sua Maestà voleva con­trollare se è vero che la sani­tà funziona così così, nel re­gno hashemita, e se soltanto i ricchi hanno la possibilità di rice­vere cure adeguate in cliniche pri­vate da settecento euro a notte e perché mai questo consultorio di Sh­meisani rimandi a casa, senza visitar­li, centocinquanta pazienti al giorno.
Abdallah non s’è mascherato molto bene, però: quand’è salito al primo piano, e s’è messo a far domande a chi aspettava in coda, qualcuno l’ha sgamato. Inutile fare «ssssst!...» col dito, im­plorare discrezione. Per tutta la Gior­dania è stato subito un tamtam di sms, la notizia è finita sul web e in poche ore è stata confermata dalla corte reale. Il tutto mentre l’ignara, povera dottoressa Khalifa, che non aveva capito affatto, indifferente e un po’ seccata spiegava al sovrano che «senza pazien­te non si può nulla, l’uni­ca è mandare la documen­tazione al dipartimento centrale che poi chiederà un parere al Royal Divan, per le autorizzazioni, e in­somma tornate fra una set­timana per avere una rispo­sta... ». Realista, il re.

Era da un po’ che non si camuffava: nel ’99 si fe­ce visitare tre volte all’ospedale Al Bashir e poi, finto businessman, an­dò alla frontiera saudita per verifica­re quante mazzette intascassero i do­ganieri. Due anni dopo, assieme al principe Alì, si presentò all’ufficio tasse per chiedere (senza ottenerlo) un rimborso. «Quand’ero erede al tro­no — ha spiegato una volta —, usci­vo a teatro, al supermarket o a fare i picnic con mia moglie. Diventato re, una sera ero a New York e provai ad andare al cinema per vedere Matrix: mi vennero dietro dieci auto, moto, la polizia col lampeggiatore, ventisei agenti... Allora mi dissi: devo fare qualcosa, per tenere il contatto con la realtà». Un po’ c’è riuscito. Sul sito del quotidiano giordano Al arab Al yawm (Arabi oggi), i commenti sono 51.244 e quasi tutti favorevoli. Le sue improvvisate sono diventate l’incu­bo del pubblico impiego giordano: «Mi dicono che, dopo, il servizio mi­gliora... ». I cittadini non avranno an­cora un trattamento da re. Ma, alme­no in quegli uffici, non li considera­no più come sudditi.

INFLUENZA SUINA: NUOVA INFLUENZA, 26 IN ITALIA E 15.501 TOTALI NEL MONDO.


In Italia sono sempre 26, cifra toccata martedi' scorso, i casi confermati di nuova influenza umana A/H1N1. Ne da' notizia un comunicato del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. A livello internazionale Sono 53 i Paesi coinvolti i casi confermati di nuova influenza A/H1N1 secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanita' (OMS) e il Center of Disease Control (CDC) di Atlanta sono complessivamente 15.501 ed i decessi sono 99.

Rispetto al precedente bilancio -il 27 maggio con 13.398 casi, di cui 95 mortali, segnalati da 48 Paesi- l'aumento e' di 2.113 infezioni. La stragrande maggioranza dei contagi continuano ad essere registrati nel Nordamerica.
L'Oms prende in considerazione solo i casi confermati in laboratorio.

Un caso ''fortemente sospetto'' di influenza A/H1N1 e' stato individuato in Veneto. I campioni di sangue sono stati inviati all'Istituto Superiore di Sanita' per la validazione. Si tratta di una signora di 30 anni, residente a Verona, che vive sola, che sta gia' meglio e che era rientrata da un recente viaggio negli Stati Uniti. Ne da' notizia l'Assessore regionale alla Sanita' Sandro Sandri. A scopo precauzionale, la paziente e' stata posta in isolamento in casa e sottoposta a terapia con antivirali. Anche le persone con le quali ha avuto contatti sono state individuate. ''Si tratta di un evento che in qualche modo ci si poteva attendere - sottolinea Sandri - e che non deve suscitare alcun allarme. Come negli altri casi riscontrati in Italia, anche questo, infatti, ha presentato sintomi modesti. E' importante notare come abbia ben funzionato l'intera macchina dei controlli, a cominciare dall'Unita' di Crisi istituita in Regione, sino ai sanitari operanti sul territorio''.

Sempre attivo il numero 1500 per fornire ai cittadini informazioni ed aggiornamenti in merito alla nuova influenza: e' aperto dal lunedi' al venerdi' dalle ore 8.00 alle ore 18.00.

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Lujo: Un nuovo virus letale in Africa


E' stato identificato un nuovo virus letale in Africa che ha gia' fatto registrare 5 casi di infezione di cui 4 deceduti. Battezzato Lujo, e' simile, per i sintomi, all'Ebola, ma e' un patogeno dei roditori e non e' chiaro come si sia trasmesso all'uomo. Lo rivela un'equipe della Columbia University sulla rivista PLoS Pathogens. Il virus, suppongono gli scienziati, si trasmette per contatto con liquidi corporei ed ha cominciato a circolare in autunno tra Zambia e Sud Africa.

MEDUSE: Avvistate a milioni


Il pilota della Marina militare francese l’ha scambiata per una chiazza di petrolio. Troppo estesa, per essere altro, ha pensato. Quando però è giunta sul luogo dell’avvistamento una motovedetta, la sorpresa: si trattava di una enorme, immensa colonia di meduse. Una «macchia» lunga quasi 10 chilometri, larga dai 10 ai 100 metri, che fluttuava a Nord del «dito» della Corsica, a 20 miglia dallo scoglio della Giraglia.

Così, qualche giorno fa, è scattato l’allarme. Dove andrà a parare questa minaccia? In realtà, si tratta di migliaia di «barchette di San Pietro» (il nome scientifico velella-velella), meduse piccole con un diametro oscillante tra i 2 e 7 centimetri, trasparenti e con i riflessi azzurri e verdi, e dal potere urticante minimo. Gli esperti di correnti hanno previsto lo spiaggiamento tra Costa Azzurra e Versilia, con i venti da Sud; in Corsica e Sardegna con la tramontana.

Per qualcuno, le propaggini della colonia sarebbero già giunte in Liguria. Dove sono 15 giorni che si susseguono gli avvistamenti. E così anche in Toscana, a Capri. E nel Nord della Corsica, mentre non sarebbero ancora arrivate in Sardegna. L’allerta è scattata però in Spagna: sono state avvistate decine di «caravelle portoghesi», una medusa oceanica (entra da Gibilterra) ben più pericolosa della «barchetta di San Pietro»: ha lunghissimi tentacoli che rilasciano aculei particolarmente urticanti e che hanno il potere di far abbassare la pressione sanguigna con il rischio di collasso. Allarmi su allarmi, che si rincorrono. E che fanno temere un’altra estate dal tuffo difficile. Come quella di due anni fa. Con una domanda di fondo: le meduse sono in aumento nel Mediterraneo? «È un’ipotesi, ma non ci sono le prove, perché non possiamo contare su dati storici», spiega Alessandro Giannì, biologo marino, direttore delle campagne Greenpeace. «Non sappiamo se è effettivamente è aumentato il loro numero oppure se ci sono più allarmi perchè il mare è più frequentato».

Pochi giorni fa, da Barcellona, l’Istituto di Scienze Marine ha messo in guardia sullo spopolamento delle nostre acque: meno pesce, più meduse. Più o meno come aveva predetto una decina di anni fa un biologo: continuando a pescare senza regola nel Mediterraneo (e altrove), questo l’assunto, sarebbero venuti meno i predatori, quindi le prede, e dunque i «competitor» delle meduse, che sarebbero proliferate. «Nel Mediterraneo non ci sono dati certi che provino questo scenario. Vi sono invece per le acque della Namibia, Giappone e Antartide» spiega Giannì. Dunque, l’ipotesi non può essere esclusa. L’ambientalista parla di «alterazione dell’eco-sistema». Le meduse sono avvistate sempre più sottocosta: «Ma sono fatte per stare al largo. Vuol dire, allora, che il corso delle correnti è mutato». Poi, vi sono altri fattori: l’inquinamento, i cambiamenti climatici, appunto la pesca «Stiamo parlando di un equilibrio delicato: se ci sono meno pesci che si cibano di meduse, come quello azzurro e il pesce luna, oppure le tartarughe, ma soprattutto se ci sono sempre meno pesci che si cibano di plancton, alimento principe delle meduse, diminuisce la mortalità di queste ultime e ci sono le condizioni favorevoli perché possano riprodursi e proliferare» spiega Giannì. Il rimedio? «Smetterla col saccheggio del mare, istituire riserve sottocosta, ma anche al largo» dice Greenpeace. Prima che sia tardi.

CILIEGIE : ALLEVIANO TRAUMI MUSCOLARI DA SPORT


Una tira l'altra e tutte insieme aiutano a non sentire il dolore della corsa. Le ciliegie aiutano infatti ad alleviare i traumi muscolari negli atleti. La conferma arriva dai ricercatori dell'Oregon Health & Science University: i ''runner'' che hanno bevuto succo di ciliegia durante gli allenamenti hanno sentito meno il peso della fatica. Lo studio presentato durante l'annuale conferenza dell'American College of Sports Medicine in corso a Seattle ha interessato 60 adulti sani tra i 18 e i 50 anni che hanno ricevuto una dieta a base di succo di ciliegia naturale al 100% due volte al giorno nei sette giorni prima della gara di fondo e nella stessa giornata. Il test ha rilevato che i podisti ''alla ciliegia'' sentivano meno le contratture e gli indolenzimenti muscolari del dopo-gara. Il segreto delle ciliegie taglia-dolore, secondo i ricercatori, si trova nelle antocianine, antiossidanti naturali responsabili del caratteristico colore rosso dei frutti - sono contenuti anche in ribes e fragole - e della risposta anti-infiammatoria dei muscoli. Nel caso di stiramenti muscolari o altri traumi ''attualmente gli atleti adoperano la formula ''rice'' (riposo-ghiaccio-compressione-elevazione) e farmaci non-steroidei - ha spiegato l'autore dello studio Kerry Kuehl -, ma questi ultimi possono avere effetti collaterali che invece non hanno alimenti naturali come il succo di ciliegia''.

DIRITTI GLOBALI: RAPPORTO 2009, CODICE ROSSO PER CLIMA IN ITALIA


Se lo stato di salute del mondo e' da codice rosso, anche l'Italia e' messa male e si differenzia da molti Paesi dell'UE per la totale assenza di una qualsiasi politica di governo delle emissioni. Lo evidenzia il Rapporto sui Diritti Globali che aggiunge: ''Abbiamo anche il poco onorevole primato di aver visto votare in Senato, presentata da una folta schiera di parlamentari del PdL il 1* aprile 2009, una mozione che non solo nega i cambiamenti climatici, ma anche le loro cause e conseguenze, nonche' le responsabilita' dell'uomo nel global warming. Non a caso il Belpaese e' il terzo nella classifica europea dei maggiori emettitori (era il quinto nel 1990), si attesta su un consistente +17,5% sopra l'obiettivo di riduzione che dovra' essere raggiunto al 2012 e in fatto di rinnovabili e' il fanalino di coda dell'Unione. L'unico provvedimento, per altro di dubbia efficacia, preso dal governo sul fronte energetico e' l'accordo siglato con la Francia per riportare il nucleare nel Paese''.

Insieme al sistema energetico dominato dagli idrocarburi - evidenzia il Rapporto - il punto dolente dello Stivale rimane la mobilita': gli spostamenti delle merci si svolgono in larga parte su strada (74% del totale per il trasporto delle merci) cosi' come quelli personali, non a caso la mobilita' motorizzata pro capite, attestata a oltre 13.500 chilometri l'anno, e' superiore del 30% rispetto alla media europea. Non c'e' da stupirsi, dunque, se nel 2007 il 65% di tutte le stazioni di monitoraggio dell'aria ha registrato il superamento del valore limite giornaliero del PM10 (50microgrammi/metro cubo per non oltre 35 giorni all'anno), con una situazione eccezionalmente critica nelle regioni padane e a Roma (oltre l'80% dei casi in Emilia, Lombardia, Piemonte e Lazio).

Un'altra questione irrisolta e' quella dei rifiuti, che non solo aumentano in quantita', ma vengono smaltiti al 54% in discarica (Legambiente, 2009 a).

Tra i primati negativi dell'Italia - afferma ancora il Rapporto - c'e' anche quello di essere il quarto maggiore consumatore di acqua potabile al mondo. E restando in tema di consumo di risorse naturali, nei cinque lustri che vanno dal 1980 al 2005 sono stati edificati quasi sei milioni di ettari di suolo agricolo.

Passando dal lecito all'illecito, nel Belpaese continuano ad aumentare gli ecoreati, che nel 2007 si attestavano sulla considerevole cifra di 30.300 casi.

Per il Belpaese il 2009 sara' ricordato anche come l'anno del terremoto in Abruzzo. Un sisma che nella sua punta massima del 6 aprile ha toccato la magnitudo 5,8 sulla scala Richter, ma che e' stato preceduto da numerosi fenomeni sismici e al quale hanno seguito migliaia di repliche. Ma soprattutto un sisma che in rapporto alla sua forza e a quanto avviene nel resto del mondo ha fatto un enorme numero di morti: 297 vittime sepolte sotto le macerie di edifici antisismici e in cemento armato, che avrebbero dovuto tenere. Ma che, complici il cemento allungato con sabbia di mare, i materiali scadenti utilizzati per le costruzioni, i collaudi e i certificati di agibilita' a dir poco compiacenti, si sono sgretolati come castelli di carta. Una strage a cavallo tra il ''naturale'' e il ''criminale''.

E proprio gli eccessivi danni del terremoto hanno fatto scattare le indagini della magistratura.

Per avere qualche segnale positivo bisogna volgere lo sguardo verso gli stili di vita e di consumo responsabili.

L'Italia, infatti, e' diventata leader europeo per numero di licenze di prodotti con marchio ecolabel (31% sul totale europeo) e grande e' stato anche il successo dei sistemi di gestione ambientale (13.132 siti certificati ISO 14001 nel 2008). In crescita anche l'agricoltura biologica (1.150.253 ettari nel 2007 contro i 70.674 del 1994), dove si registra anche un forte sviluppo nel settore degli allevamenti biologici, e il settore della ricettivita' diffusa (dal 19% del 2000 al 23% del 2007), dai bed & breakfast agli agriturismo, legata alle risorse naturali e fatta del recupero degli insediamenti esistenti.

Nano Share: MONITORAGGIO ATMOSFERA


Ozono, anidride carbonica, particelle inquinanti e perfino raggi cosmici. E' Nano Share a misurare per la prima volta questi preziosi dati atmosferici nella valle del Khumbu. Si tratta di un sofisticato prototipo scientifico testato dalla squadra EvK2Cnr nella valle del Khumbu, e le cui caratteristiche sono state presentate al convegno internazionale ''Mountains, energy, water and food.

The Share project:understanding the impacts of climate change'', che si e' chiuso ieri a Milano.

Il prototipo, destinato a monitorare clima e inquinanti negli ambienti piu' estremi, ha dato ottimi risultati sia nel test a a Syangboche, un promontorio a 3.800 metri di quota incorniciato dalle vette di Everest, Lhotse e Amadablam, sia nel test condotto presso il Laboratorio Piramide, ad oltre 5000 metri di quota. ''Questo box nasce dall'idea - spiega Paolo Bonasoni, ricercatore Isac Cnr ed EvK2Cnr, responsabile del progetto Share - di avere una valigia portatile da trasportare in alta montagna per misurare parametri interessanti e particolari dal punto di vista dell'inquinamento e del clima. Misura infatti gas inquinanti come l'ozono, e ha un contatore ottico per misurare particelle ultrafini, da 0,3 a 15 micron. E' quindi in grado di individuare polveri trasportate qui da molto lontano, per esempio dai deserti dell'Asia o dell'Africa. C'e' poi anche un sensore di CO2 e un dosimetro di radiazione cosmica''.

L'apparecchio, che ha iniziato nei giorni scorsi con successo la prima fase di test in alta montagna, e' gia' stato testato nella camera baroclimatica di Pratica di Mare dell'Aeronautica Militare. Nasce da un'idea Evk2cnr, ed e' stato realizzato a Bologna in ambito Cnr e in collaborazione con il Cnrs.

Il box, in fase di test, ha rilevato per una decina giorni l'atmosfera del Khumbu a 3.800 metri di quota e poi e' stato trasferito al Laboratorio Piramide, dove e' stato reinstallato ad oltre cinquemila metri.

cambiamenti climatici: Forum mondiale degli enti locali sui cambiamenti climatici


Ci saranno oltre 600 rappresentanti di tutto il pianeta dal 2 al 4 giugno a Copenhagen al Forum mondiale degli enti locali sui cambiamenti climatici.

Obbiettivo: predisporre un documento unitario da sottoporre alle Nazioni Unite e ai Governi Nazionali per chiedere che le citta' e i territori vengano inseriti come attori a pieno titolo nel nuovo accordo mondiale sul clima e possano avere un ruolo attivo nel raggiungimento degli impegni previsti nell'accordo che sostituira' Kyoto e che sara' deciso a dicembre 2009 proprio a Copenhagen.

''Si tratta del piu' grande evento del mondo dedicato solo agli enti locali impegnati nella lotta ai cambiamenti climatici - spiega Emilio D'Alessio, Presidente di Agenda 21 Italia - volto ad ottenere che vengano sfruttate le potenzialita' delle amministrazioni locali, gia' attive da anni ormai a livello territoriale con diverse tipologie di intervento capillare, che stanno dando un contributo importante, se non fondamentale, in tutto il pianeta. Il ruolo delle citta' in particolare potrebbe essere ulteriormente rafforzato dalla possibilita' di accedere ai meccanismi finanziari degli accordi, contabilizzando le riduzioni di emissioni ottenute con scelte e progetti locali''.

Il Summit insomma parte dal presupposto che la lotta ai cambiamenti climatici non possa che passare dalle citta' ed infatti tra il 2 ed il 4 giugno sfileranno a Copenhagen i Sindaci di Parigi, Vancouver, Bonn, Dar es Salaam e molti altri provenienti da tutta Europa ma anche da Stati Uniti, America Latina, Cina e Africa. E' prevista inoltre la presenza di numerosi ministri e parlamentari, impegnati nella costruzione di un dialogo ed una stretta collaborazione tra Stati e Governi locali.

giovedì 28 maggio 2009

NUCLEARE IN ITALIA: BERLUSCONI: " VOGLIO, POSSO E COMANDO"


Per la realizzazione delle centrali nucleari di quarta generazione ''non c'e' tempo da perdere''.
Lo ha affermato il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel suo intervento all'assemblea di Confesercenti.
''Prenderemo decisioni assennate suffragate da organismi democratici. Ma una volta che le decisioni saranno prese - ha detto il premier - se necessario useremo ancora l'esercito'' qualora dovessero esserci tensioni, come gia' avvenuto per la gestione dei rifiuti in Campania.
''Abbiamo usato l'autorita' dello Stato e lo faremo in tutte le occasioni necessarie - ha aggiunto Berlusconi - compresa quella del Frejus''.

Nessun leader occidentale minaccerebbe di costruire una centrale nucleare usando la forza, contro il volere del territorio, cosi' come ha fatto oggi Berlusconi. Non e' con l'uso dell'esercito che il Presidente del Consiglio convincera' gli italiani di una scelta sbagliata e che non conviene al nostro Paese''. Lo afferma Ermete Realacci, responsabile ambiente del PD commentando le dichiarazioni del Premier a proposito del nucleare durante il suo intervento all'assemblea di Confesercenti. ''Certo'', aggiunge Realacci, ''c'e' da chiedersi se bisogna dar retta al Berlusconi che mostra i muscoli o a quello che in ogni regione che visita in campagna elettorale, come ad esempio ha recentemente fatto in Sardegna, rassicura che non sara' quello il luogo in cui impiantera' le centrali nucleari''. ''Cosi' com'e' oggi'', conclude Realacci, ''il nucleare e' una scelta che sottrae risorse, sia pubbliche che private, a obiettivi quanto mai urgenti, come investire in efficienza energetica, sviluppo delle fonti rinnovabili a cominciare dal solare, promuovere l'innovazione tecnologica, che in tempi enormemente piu' brevi consentirebbero di abbattere le emissioni che alimentano i mutamenti climatici, di ridurre sensibilmente la nostra dipendenza energetica dall'importazione di petrolio, di accrescere la competitivita' delle nostre imprese, di alleggerire le bollette a carico delle famiglie. Questa e' la vera frontiera dell'innovazione in campo energetico, una frontiera che rappresenta un'opportunita' tanto piu' grande in questa fase di crisi economica''.

QUALCHE GIORNO FA :Il Financial Times: «Berlusconi non è Mussolini ma è un pericolo per l'Italia»

Il fascismo non è un probabile futuro per l’Italia. Vale la pena dirlo, perché cosí é stato previsto. Molti ritengono che la crisi finanziaria sommata a Silvio Berlusconi dia come risultato un ritorno al fascismo. Dopo tutto, era iniziato cosí.

Ma questo è un risultato improbabile, attualmente. L’Italia dei primi anni ‘20, quando Benito Mussolini salí al potere, era in ginocchio per la rovinosa vittoria pirrica del 1918 sugli austriaci, per il degrado della classe politica e per la crescente minaccia del totalitarismo di sinistra. Berlusconi non è sicuramente Mussolini: ha squadre di showgirls, non di camicie nere.

I veri pericoli si trovano altrove. Nel corso dei 15 anni della sua carriera politica - sempre come Presidente del Consiglio o come capo del partito di opposizione - ha avuto carta bianca per spostare il sentimento nazionale a destra. Non lo ha fatto tramite propaganda diretta, bensí concentrandosi costantemente su ostentazione, lustrini e ragazze e su una retorica esagerata, gestita dai mezzi di comunicazione, che considera comunista l’opposizione e vede se stesso come una vittima.

Ora che gli vengono poste domande spinose - inizialmente, dalla moglie - sul suo rapporto con un’adolescente aspirante showgirl, se l’è presa con la fonte più ostinata di domande, il quotidiano di centro-sinistra La Repubblica, ha rilasciato una velata minaccia tramite un collega e ha cercato di far apparire illegittime le domande perché politicamente di parte.

Ha mostrato una pari belligeranza nei confronti dei magistrati che lo avevano giudicato corruttore dell’avvocato britannico David Mills (per evitare accuse di corruzione) - chiamandoli “attivisti di sinistra” - anche se il Parlamento lo ha reso immune da procedimenti penali.

Ancora insoddisfatto, pur avendo un Parlamento cosí servizievole, lo ha definito “inutile” e ha dichiarato che dovrebbe essere drasticamente ridotto a 100 membri, mentre i suoi poteri dovrebbero aumentare. Ha cercato di smuovere le masse in suo favore, sostenendo una “iniziativa popolare” per raccogliere le 500.000 firme necessarie per il provvedimento.

Ma il pericolo di Berlusconi è diverso da quello di Mussolini. Si tratta dello svuotamento attraverso i media dei contenuti seri della politica, rimpiazzandoli con l’intrattenimento. Si tratta di una spietata demonizzazione dei nemici e del rifiuto di concedere basi indipendenti ai poteri concorrenti. Si tratta di mettere la ricchezza a servizio della creazione di una immagine potente, composta di continue affermazioni di successo e di sostegno popolare.

Che egli sia così potente è in parte colpa di una sinistra incerta, di istituzioni deboli e talvolta politicizzate, e del giornalismo, che ha troppo spesso accettato un ruolo subalterno. Ma sopratutto è colpa di un uomo molto ricco, molto potente e sempre più spietato. Non fascista, ma pericoloso, in primo luogo in Italia, e un esempio negativo per tutti.

E ANCHE IN MESSICO...

Campione moderno del “populismo mediatico”, il primo ministro italiano Silvio Berlusconi gode di un ampio consenso nonostante la difficile fase attuale della sua avventura politica, un fenomeno attribuito dagli esperti al suo controllo dei mezzi di comunicazione.

Giudicato colpevole per avere corrotto l’avvocato inglese David Mills, ma senza condanna grazie all’immunità; accusato da sua moglie, Veronica Lario, di “frequentare minorenni” e con un paese in profonda recessione, Berlusconi mantiene un consenso superiore al 70%.

“Gli italiani stanno dalla mia parte nonostante le polemiche”, ha dichiarato il Cavaliere lo scorso 19 maggio e ha mostrato un sondaggio secondo il quale gode di una popolarità del 74,8%.

Questa situazione è spiegata da diversi punti di vista che giungono sempre alla stessa conclusione: Berlusconi ha il controllo della televisione, è proprietario di giornali e della principale casa editrice del paese, la Mondadori, tra gli altri affari.

Un nuovo libro sul personaggio, intitolato “La sindrome di Arcore” del giornalista Giovanni Valentini, ritiene che tale popolarità corrisponde al fatto che il popolo dei teledipendenti italiani si è innamorato del proprio carceriere, come succede alle vittime della cosiddetta “sindrome di Stoccolma”.

“L’anomalia italiana, impersonificata da un capo di governo che di fatto dispone di sei reti televisive nazionali, non ha eguali nel mondo civilizzato”, ha detto l’autore, che nel titolo del libro fa riferimento ad Arcore, la località milanese dove il Cavaliere ha il suo quartier generale.

Ha ricordato che Berlusconi è proprietario della principale azienda televisiva privata, Mediaset, che dispone di tre canali e che, come capo del governo, controlla indirettamente altri tre canali della televisione pubblica, la RAI.

“Non esiste nessun altro paese al mondo in cui succeda una cosa simile, per cui si può legittimamente dire che si tratta di una tele-dittatura, fondata sul controllo della televisione e, pertanto, del consenso popolare”, ha segnalato.


Anche il sociologo ed esperto di mezzi di comunicazione, Domenico De Masi, sostiene che in Italia si sta creando un primo esempio di dittatura mediatica al mondo.

Sostiene che, nonostante all’estero Berlusconi venga solitamente sottostimato e considerato un personaggio “ridicolo e kitsch”
, sta portando a termine, forse senza esserne cosciente, il primo esperimento mondiale di dittatura mediatica.

Una dittatura dolce che, attraverso la televisione, “rende cieche le proprie vittime”, ha detto De Masi in una recente conferenza stampa. Secondo il politologo Giovanni Sartori, una delle caratteristiche delle dittature è il monopolio dell’informazione e, in questo senso, l’Italia di Berlusconi si avvicina al paradigma.

Nel documentario “Citizen Berlusconi”, della televisione statunitense PBS (Public Broadcasting Service) censurato in Italia, Sartori ha sottolineato che il primo ministro “è presente in tutte le attività importanti”, controlla l’informazione, la pubblicità e influenza la maggior parte della stampa.

Ma gli esperti considerano anche che Berlusconi incarni lo stereotipo di Italiano, ossia, concentra i vizi e le virtù dei suoi compatrioti, oltre a possedere una grande capacità comunicativa.

“Berlusconi è un formidabile piazzista, un professionista che riuscirebbe a vendere un frigorifero a un eschimese”, ha ironizzato Valentini, secondo il quale l’icona pubblica del magnate si fonda sull’adorazione dell’apparenza e sulla fede nell’immagine.

Tuttavia ha detto che, prima che sulla televisione, la sua popolarità si basa sulla mitologia del calcio, lo sport più amato dagli italiani e che proprio la squadra del Milan, di cui è proprietario, è stata quella che ha conquistato più medaglie, coppe e trofei al mondo.

“Il controllo dittatoriale dei mezzi di comunicazione italiani da parte di Berlusconi rappresenta una reale e funesta minaccia per la democrazia”, avverte a sua volta il giornalista britannico David Lane nel libro “L’ombra del potere”
.

[Articolo originale "Controla Berlusconi el poder en Italia mediante "dictadura mediática" " di Mario Osorio Beristáin]

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